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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

Messaggi di Maggio 2019

Europa non è solo mitologia, ma un continente abitato

Post n°287 pubblicato il 27 Maggio 2019 da ElettrikaPsike
 

 

 

Εὐρώπη

- leggasi Europa -

principessa di Tiro e regina di Creta,

venne amata da Ζεύς e con lui concepì, fra gli altri, anche Μίνως

- leggasi Minosse -

colui che, fra le altre cose,

architettò il famoso labirinto

entro il quale nascose

la propria vergogna...


 


 

Ma tu fammelo sapere se domani ci sarà ancora l'Europa, chiedeva l'amico woodenship nel suo blog, giorni fa.

Ed io ho letto i suoi versi, e poi ho letto anche molti fra i commenti lasciati ai piedi del suo scritto. E molti erano lamenti e sentenze, scontenti e registrazioni amarissime di uno scenario anch'esso amaro. Ma io penso che prima di parlare di un territorio geografico e recriminare lamentando il proprio disgusto  - anche quando è legittimo e di fatto un'onta c'è - si dovrebbe parlare di uomini.

In sintesi, si dovrebbe parlare delle persone che lo vivono e lo compongono, o davvero non si continuerà a far altro che restare perennemente nell'ideale astratto di un nome mitologico indipendente da chi lo vive.

Non rinnego quella sensazione d'impotenza nel vedersi governati o indirizzati da chi non reputiamo all'altezza e non sono qui a negare quanto possa farci snervare il sentirsi in una condizione di cattività (di qualsiasi natura) e quindi come sia facile perdere di vista anche la sensatezza. Perché è evidente quanto sia istintivo cadere nella banale trappola dell'atteggiamento qualunquista che ci fa sempre guardare verso il fuori, non riuscendo a capire che non si può non considerare che comunque ognuno di noi nel proprio piccolo è giá quell'Europa.

Sarò un'illusa ammalata di filosofia per qualcuno, e mi sta bene; ma io la penso sempre nello stesso modo a questo proposito, e credo che se essere realisti o pragmatici significhi essere ciecamente ottusi, allora ben venga chi dice che solo quando si comprenderà che il mondo è un riflesso di noi stessi, ne potremo essere definitivamente liberi.

Quello che vediamo quando guardiamo le cose non è tanto una mappa per capire le cose che vediamo accadere ma un tracciato per capire chi siamo.

Il punto é uno solo, il singolo che fa? Quando abbiamo davvero l'opportunità di mettere in pratica, cadiamo rovinosamente calpestando i fondamentali. Indignarsi e lamentarsi sono due malattie estremamente contagiose e non meno pericolose di altre, anche se non regolarmente classificate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

L'Europa non è solo mitologia, è anche un continente abitato.

A chi inforca - ed in qualunque ambito - lamentele e indignazione per quello che non va nel mondo, mi verrebbe da rispondere sempre e solamente questo: un giorno, quando conoscerai te stesso, capirai anche perchè il mondo è come è.

Cambia te stesso, intanto. E fallo possibilmente in silenzio. 



 

 

 
 
 

POETESSA MALEDETTA... O MALEDETTA POETESSA

 

Dalla cenere io rinvengo,

e con le mie rosse chiome,

divoro uomini come aria di vento.

- Sylvia Plath -

 

 


Più di una persona a me vicina, nel tempo, mi ha espresso preoccupata molteplici perplessità riguardo alla mia stranezza - o meglio, alla pericolosità della mia stranezza! - ma in particolare una persona importante ha speso una buona percentuale della sua vita a decantarmene i motivi. E l’ultima volta è accaduto in tempi recenti.

Non lo so perché, in realtà forse questa volta potrei appellarmi all’astronomia e dire che magari le congiunzioni astrali erano più favorevoli, o semplicemente le circostanze propizie erano divenute mature al punto che la mia attenzione decidesse di coglierne i frutti; ma certo è che rispetto alle altre precedenti milionesime volte, la richiesta di riflessione è stata accolta.

Come sia o non sia, però, è bene che inizi dal principio spiegando che l’azzardo imputato ai miei atteggiamenti riguardava la sconsiderata mancanza di riguardo nei confronti della mia incolumità; vale a dire una scarsa autoprotezione rispetto alla salvaguardia della mia già poca salute.

Le accuse erano sostanzialmente rivolte verso il mio disordine di vita comprensivo di una rischiosa tendenza all'estraniazione ma la causa di questi miei aspetti - come sempre... -veniva rinvenuta in quel mio noto e profondo disgusto verso la moltissime volte citata indole borghese-mediocre-convenzionale.

Questa mia (innegabile) idiosincrasia verso il conformismo, infatti, secondo l'"accusa" non farebbe che enfatizzare altri atteggiamenti in profumo borderline già fin troppo delineati.

Le imputazioni mi hanno convinta a riflettere e così ho ottenuto le mie risposte. Ma prima di procedere con le mie discolpe, ancora una piccola (davvero piccolissima) premessa:

 

Lungi da me il voler enfatizzare modelli da “poeti maledetti” per aderire alla controcorrente del convenzionalismo,

dal momento che l’atteggiamento eterodosso da anarchico sregolato 

 di chi si atteggia ad originale per forza 

mi risulta stomachevole esattamente quanto il più invalso conformismo.

Pertanto, se proprio dev’essere, credo di trovarmi più a mio agio con chi si definisce

una "maledetta poetessa"

piuttosto che

una "poetessa maledetta"…

Ed ironia a parte, la differenza non è affatto sottile.

 

 

Fatta questa essenziale precisazione arriviamo al punto.

Naturalmente anche io - proprio come molti di voi e come chi mi ha avanzato le sue rimostranze - sono convinta che aderire a comportamenti come quelli delle malaugurate figure di poeti ed artisti nefasti non sia una grande mossa, e che non possa certo fare granché bene per qualsivoglia igiene mentale ed integrità fisica - a medio se non proprio a brevissimo termine si andrebbe necessariamente a distruggere entrambe - ed il fatto di restare totalmente e troppo al di fuori dalla realtà non farebbe che accelerare il passo verso lo strapiombo segnalato. Su queste ovvietà cristalline, ripeto, non c'è alcunché da eccepire.

Sicuramente se si vuole sopravvivere e non ci si vuole dare alla devastazione in nome dell'arte o per vocazione puramente scismatica è necessario darsi una quadra e seguire comunque alcune regole; ma allo stesso modo e con identica convinzione, ritengo che per quanto sia necessario dormire, mangiare, preservarsi ed essere presenti a se stessi per non incorrere in gravi conseguenze (leggi: sofferenze), anche la capacità di abbandonarsi al fluire delle sensazioni psichiche, vale a dire il metafisico cullare dell'anima, faccia bene al cuore. Ed alla fine, si prenda cura di noi proprio come - e forse anche un velo di più -  farebbe un'ora di sonno o un buon pasto, completo nutriente e caldo…

D’altro canto, per quanto insofferente ai dettami, alle preconfezionate certezze e a tutti i percorsi schematici - e sì, lo ammetto, non così di rado affetta da facile disinnamoramento per la vita nella sua strutturata e rigida forma materiale - e per quanto non poche volte, ma probabilmente troppe, mi estranei in atteggiamenti di alienazione, straniera nel nome e anche di fatto (quando si dice che la scelta di un nome alla nascita non va mai sottovalutata…) pure nella mia imprevedibile disaffezione, io non sono una outsider.

Forse una outlander si, ma non outsider.

Perché il mio volere o saper essere (anche) altrove, non interferisce totalmente con la mia capacità di poter essere anche al'interno dei margini.

 

Mio malgrado (e per mia salvezza) sono perfettamente inserita in un lavoro che richiede la massima attenzione, la cura, la lucidità ed anche la responsabilità verso persone che hanno un disagio quando non stanno propriamente male.

Molto spesso gran parte di loro sono bisognose di particolari riguardi perché non autonome e per questo in gran parte dipendenti; sole, ammalate, anziane o semplicemente perché del tutto analfabete oppure con situazioni problematiche - detenuti o ai domiciliari - oppure, ancora, semplicemente spaesate perchè di culture straniere e non ancora inserite.

Anche io, come quasi ognuno di noi, sono piena di regole da seguire che aleggiano nei polmoni insieme all'aria e devo rispettarle tutte.

Ed in più, come accade anche a molti, al di là dei tempi spesi per il lavoro, al di là dei pazienti, divento io stessa una paziente.

Così devo rispettare le scadenze dei farmaci, delle flebo, delle iniezioni, dei dosaggi e trovare anche  i tempi del recupero biologico necessario (tempi nettamente differenti rispetto a chi sta "normalmente bene"). Ed al di là di un più che lecito "chissenefrega" che potrebbe giustamente arrivare a questo punto da chi sta leggendo, tutto questo è solo per dire che le cose elencate servono a tenere esclusivamente il mio corpo vivo.

Ma come tutti, poi, devo anche trovare i tempi per esistere.

E nel mio caso significa poter scrivere, oltre nutrire gli spazi per gli affetti - fisici e ideali - e tenere quindi anche la mia mente, il mio cuore e tutto il resto di me vivo…

Quindi, alla fine, anche io sono come tutti, imperfetta ma perfettamente in grado di essere perfettamente organizzata. E perfettamente in grado di essere dentro i margini di questa giostra della società.

Ma naturalmente a modo mio, e forse con percentuali diverse da quelle che probabilmente chi mi ama riterrebbe più opportune per me.

Però, alla fine, nonostante io accetti tranquillamente di avere una variabile di ore al giorno obbligate alle regole che mi permettono di poter guadagnare un compenso, stare in questa società e curarmi, nel restante tempo non riesco e non voglio avere regole da giostra.

In quei momenti sono libera ed allora lì, davvero, non ho più chiostri, calendari e direttive e lì, non voglio né posso mettere alcun timer all'anima.

Io penso solamente che, alla fine dei giochi, anteporre più o meno automaticamente le regole mettendo a tacere l'anima, anche quando questa ha lo spazio per scorrere libera e piena, forse ci farà dormire di più e ci proteggerà meglio il sistema immunitario ma ci renderà anche più depressi.

Sterilizzare il povero Pathos (forse) ci farà vivere biologicamente a lungo, ma alla fine in che modo?

Io non penso che si possa mettere l'anima in stand-by e che abbiano costruito mai cronoscopi per le emozioni.

Le mie impressioni sono l'orologio e sono loro le mie scadenze, certo non la luce del sole, il buio quando viene notte o qualche sveglia che mi dice che ora è.

E questo per spiegare che cosa io intenda per convenzioni.

E quando mi si dice che la cosiddetta mediocrità non va poi del tutto demonizzata, mi dispiace, ma rispondo che non sono affatto d'accordo.

Non credo, infatti, che sia necessario accettare la mediocrità ad ogni costo per riuscire a sopravvivere. Esistono molti compromessi ben più plausibili.

E sia chiaro: io non sono e non voglio essere Jeanne Hébuterne, Modigliani o J. K. Toole - né vivere e morire come loro - ma vorrei ricordare che anche rigidi inquadramenti e vite trascorse sulle righe di binari forzatamente borghesi non hanno evitato che altri - Sylvia Plath, Virginia Woolf - s'infilassero la testa dentro un forno o si annegassero con i sassi in tasca...

E benchè tutto questa sia - o dovrebbe essere - di un'evidenza accecante, meglio sempre rimarcare una volta di più che l'eccesso di rigidità e di ordine e la repressione della passione sono nocive quanto la peste dell'anarchia…

Ma che dire, ancora? Io non rinnego nessunissimo grammo delle mie anomalie ma, in tutta onestà, preferisco sentirmi strana quanto i pensieri di una Frida (Kahlo) che non quanto una Sylvia (Plath).

E sicuramente, anche durante i miei lunghi esili da Persefone, mi sento più vicina alle parole della pittrice, perché anche le mie, magari ferocemente risentite contro il dolore e contro la parte più artificiosa e prosaica della vita, sono pur sempre parole combattenti.

Guerriera, in fondo, è un'altra espressione del mio nome.

 

Un'ultima cosa...

Io voglio assolutamente vivere, ma come l'artista messicana, spudoratamente risoluta e (in)sofferente, ammetto di poter dire: 

Spero che la mia uscita di scena sia gioiosa; ma spero, comunque, di non ritornare più.

 

 

 

La vita scorre, ed apre sentieri che non si percorrono invano

ma nessuno può trattenersi e liberamente giocare su quel sentiero,

perché così facendo ritarda o devia il viaggio atomico  generale.

La vita insiste per essere mia amica

ed il destino mio nemico.

 

- Frida Kahlo -

 



 
 
 

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