Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

Messaggi del 17/03/2019

LA CONTAMINAZIONE DEI SENSI

 

 

ΣΥΝΑΙΣΘΆΝΟΜΑΙ

 


Sinestesia:

Una parola che significa letteralmente "percezione unita e simultanea".

E che mi riguarda. Da sempre. Anche senza saperlo.

 

 

 "Alcune persone si stupiscono e non capiscono le mie domande quando chiedo loro cose come:

che colore ha la vocale A, per te?"

 

Riconosciuta nel XIX secolo come una vera e propria patologia neurologica, in realtà è semplicemente un fenomeno ultrasensoriale che stabilisce interferenze piuttosto sorprendenti tra i nostri cinque sensi. Poco, però, se ne parla, raramente si conosce e probabilmente anche una parte di individui che ne sono affetti (o arricchiti, a seconda da come la si guarda), ne è cosciente e sa di cosa realmente si tratti.

O, almeno così è stato per me, che dai miei tre-cinque anni fino ad una decina di anni fa non ho mai saputo che fosse una condizione caratterizzata anche da un nome.

Ma un nome ce l'ha e si parla di sinestesia quando una stimolazione sensoriale viene percepita dall’organo interessato alla percezione suscitando contemporaneamente anche ulteriori rappresentazioni associate ad altri organi di senso. In sostanza, i soggetti sinestetici (o altrimenti detti sinestesici) vivono esperienze sensoriali definite complesse perchè multidimensionali e contaminate.

Accade, così, che la vista di una lettera e di un numero possano evocare associazioni con un colore o con un profumo, e sentire una musica possa produrre specifiche immagini oppure richiamare sensazioni al palato nel momento in cui la si ascolta.

Se piuttosto celebre è la frase del matematico e filosofo Wittgenstein al riguardo "Alcune persone si stupiscono e non capiscono le mie domande quando chiedo loro cose come: che colore ha la vocale A per te?"  di fatto non è però poi così insolito questo suo quesito per chi - come me ed un altro 15% circa degli individui accertati dalle stime della ricerca come sinestetici - compie da sempre ed involontariamente questo genere di associazioni.

Vecchio (quasi?) come il mondo, il fenomeno è stato però considerato e studiato con una certa assiduità solo da tempi relativamente brevi. La causa di questo processo, rivelata dalle ricerche, sarebbe riconducibile non tanto alla presenza di un numero maggiore di connessioni neurali nel cervello sinestetico, quanto ad uno scarso isolamento di quelle reti neuronali che determinano la capacità di creare collegamenti sinaptici fra i concetti, anche quando questi si trovano ad essere piuttosto lontani tra loro.

In realtà, grazie alla capacità di produrre associazioni, più o meno tutti sono in grado di richiamare alla memoria esperienze che riguardano altri sensi, lo stesso cervello umano è organizzato in modo tale da permettere di richiamare alla memoria immagini di situazioni vissute e poi di associarle liberamente con notevoli possibilità di creare nuove e incommensurabili combinazioni; nonostante questo, però, per la maggior parte delle persone le informazioni rimangono chiaramente separate e filtrate, ed inoltre questa facoltà che tutti - in modalità differenti - possediamo, non richiede che i sensi registrino realmente la presenza di oggetti o di suoni.

Per i sinestetici, invece, la questione è un pochino differente perché tutte queste associazioni vengono percepite in un modo così reale da poter essere quasi paragonate a stati alterati di allucinatori.

Le percezioni dei sinestetici, difatti, sono il risultato di un incrocio particolare tra le fibre neuronali del cervello che, probabilmente, dipende dalla prossimità fra alcuni centri nervosi. La vicinanza del centro dell'udito con alcune aree coinvolte nella percezione del colore, ad esempio, potrebbe così spiegare la sinestesia che include suono-colore e lo stesso discorso varrebbe per tutte le altre combinazioni sensoriali.

 

Al contrario esistono alcune patologie che, nel causare allucinazioni spontanee, pongono realmente l’individuo in una dimensione intermedia fra l'immaginazione e la realtà empirica. Per questo è impossibile non domandarsi come - e se - le predisposizioni sinestetiche piuttosto che le vere e proprie patologie psichiche che sollecitano percezioni senza oggetto possano, in qualche modo, essere anche d'aiuto alla creatività.

Durante l'allucinazione il cervello, infatti, si attiva in modo imprevedibile.

Prendendo un caso conosciuto ed accertato come quello di Giorgio de Chirico ed analizzandolo, possiamo facilmente dimostrare come gli stati allucinatori dell'artista inducessero percezioni che possedevano la medesima qualità nitida della visione normale ma che potevano essere localizzate nello spazio esterno piuttosto che all’interno delle aree cerebrali (come avviene invece nel caso dell’immaginazione).

Solitamente, infatti, quando si osserva un volto ed i suoi lineamenti, viene attivata quell’area del cervello preposta all'elaborazione dei volti che permette di prenderne coscienza; se durante un’allucinazione, però, quest’area si attiva autonomamente, ne conseguirà allo stesso modo un’esperienza sensoriale e si avrà la percezione di un volto anche quando nessun volto è presente davanti ai nostri occhi.

E' abbastanza chiaro, quindi, come questo tipo di situazioni possano evidentemente influenzare un artista e tornargli tecnicamente utile nel ritrarre ciò che la mente gli mostra, poiché per l’artista - di fatto - si tratta di un’esperienza reale e incontrollabile.

Ma ritornando al fenomeno sinestetico - che ripeto non è affatto rarissimo e può riguardare, infatti, fino al 4% della popolazione - se, in particolar modo, il cervello dei creativi o degli scienziati sembra essere il più predisposto ad essere interconnesso rispetto a quello delle persone più strutturate in discipline differenti, un motivo c'è ed è riscontrabile proprio in questa maggiore idoneità nel mettere in correlazione idee e concetti anche molto distanti tra loro che inevitabilmente la sinestesia comporta.

E se va da sè che non tutti i sinestetici siano necessariamente celebrità geniali (magari fosse così semplice...) è però piuttosto logico e vero il contrario, vale a dire che molte celebrità geniali sono state - di fatto - beneficiate dalla sinestesia. 

Proprio la sinestesia spiegherebbe, quindi, la maggiore predisposizione all'ars combinatoria che sempre ha accompagnato l'inventiva delle menti di Charles Baudelaire o del Nobel per la fisica Richard Feynman, di Vincent Van Gogh o del musicista jazz Duke Ellington, non tralasciando W. Amadeus Mozart ed il pittore Vasilij Kandinskij, che diceva di voler "creare quadri che si potessero ascoltare e musiche che si potessero vedere".

     

Eppure non è tutto un arcobaleno questo universo neuronale.

Infatti, proprio i quattro i geni preposti a regolamentare la sinestesia risulterebbero  essere anche quelli coinvolti nella determinazione di alcune condizioni cliniche quali l'autismo, l'epilessia ed altre patologie di matrice neurologica. Ed inoltre, ma questo è facilmente intuibile data la plasticità del cervello umano, la sinestesia risulta essere anche una condizione frequente negli individui non vedenti.

La sinestesia, infatti, può frequentemente insorgere in caso di cecità proprio in virtù del fatto che il sistema nervoso dimostra di sapersi riorganizzare funzionalmente in seguito ad una lesione traumatica, trasferendo direttamente le funzioni che un organo leso ha perduto dall'area danneggiata ad un’altra zona cerebrale esente da trauma. E la corteccia occipitale dei non vedenti, infatti, è capace di un notevole cambiamento dinamico e di un successivo adattamento in seguito alla perdita della vista. 

In particolare, la sinestesia non è quindi da considerarsi propriamente come un'anomalia ma come una sorta di allegramente e riccamente disordinata condizione aggiuntiva, che provocando la contemporanea stimolazione di più canali sensoriali ci permette di percepire il mondo oltrepassando i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerlo. E se per Kandinskij questo significa intravedere il contenuto del futuro, io sinceramente vorrei dare ragione a qualcun altro, e dire che superando i imiti nei quali il tempo vorrebbe tenerlo costretto, ci indica che il tempo stesso non esiste...

 

 

 

«Fino a 15 anni ho pensato che tutti vedessero, nelle cose, i colori. Colori nei libri, colori nelle formule matematiche, colori ai concerti. Ma quando finalmente ho chiesto a mio fratello di che colore era la lettera C (giallo canarino) ho realizzato che la mia mente non era così normale come avevo pensato.»  Melissa McCracken, pittrice.

 

                                                         N.B.

Come suggerito da legrillon, ecco qualche facile test per alcune forme di Sinestesia, che possono aiutare a saggiarne la presenza in coloro che la vogliono indagare:

https://www.adnkronos.com/2016/12/27/vedi-forma-creata-dai-numeri-solo-uno-duemila_Vidfd40xry9UKvfrXPSm8I.html?refresh_ce

https://www.focus.it/site_stored/imgs/0005/026/noisy-gif.630x360.png

 

...Ulteriore aggiunta:

Ci sarebbe un altro testimonial d'eccezione da inserire nella raccolta

degli allegri cervellini sinestetici

(lo preferisco a sinestesici).

 

E ce lo suggerisce Korov_ev:

 "...anche Nabokov aveva la stessa alterazione genetica di cui sopra e ne spiega con tanto di elenco delle corrispondenze lettera-colore gli effetti. Lo fa in una specie di sua autobiografia intitolata "Parla, ricordo", bellina, ma un po' pesante non tanto per ciò che dice, ma per lo stile che spesso prende quel non so che di lista della spesa..."

E se lo dice lui, ci possiamo fidare.


 

 
 
 

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