Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

Il tempo non esiste, ma lascia il segno...

Post n°353 pubblicato il 07 Luglio 2023 da ElettrikaPsike
 

 

Si, lo lascia.

Il che, detto da una che ha sempre sostenuto la teoria di un eterno presente, potrebbe sembrare contraddittorio (e probabilmente lo è pure, in parte) ma non m’importa granché perché – molto sinceramente – non sono affatto una fanatica della coerenza.

Ad ogni modo…

Il tempo esiste, non esiste o cos'altro, dunque?

Non esiste (o esiste) parzialmente.

E al di là di quel momento di lucida ed eterna atemporalità – senza inizio e senza una fine – in cui ogni cosa appare chiara e al suo posto e non è necessaria alcuna risposta e nessuna domanda perché le prime sono già implicite nelle seconde, il tempo lascia anche un segno. Dentro questi corpi abbigliati di tutti i pesanti colori delle nostre vite, infatti, la piccola lampadina sull’altrove resta un barlume che si spegne velocemente. E non ci può dispensare dai dolori o dai momenti bui successivi perché qui, nella vita biologica, il tempo comunque impera. E alla sua burocrate danza, gli eventi si succedono e mutano ciclicamente, chinando il capo.

 

NON C’E’ PROFUMO,

PRIMAVERA FINITA:

MAGIE DISPERSE.

 

MI SONO PERSA,

IL RICORDO E’ IN QUEGLI ANNI:

TEMPI SPEZZATI.

 

SOGNO DA SOLA,

TI HO CERCATO NEL VENTO:

SEI TU IL MIO ALTROVE.

 

NON HAI PIU’ VOCE,

BEI RICORDI USURATI,

STELLE DISTANTI.

 

UBRIACHI D’AMORE:

OLTRE LO SPAZIO,

SEPARATI DAL TEMPO.

 

P.S.

Oggi compi gli anni… 

“Ed io ti sento l’anima battere,

dietro il silenzio,

come un filo vivo di acque

dietro un velo di ghiaccio."

 


 
 
 

COVID NON PIU' COVID...

Post n°352 pubblicato il 10 Giugno 2023 da ElettrikaPsike
 

 

Dopo tre dosi di vaccini – con la quarta ho incautamente temporeggiato – ed essere riuscita brillantemente a sfuggire alle prime potenti ondate del virus, ecco che, proprio adesso, mentre ormai si stava dichiarando ufficialmente desaparecido e bonariamente accolto dal nostro organismo, mi sono presa in tutta la sua pienezza il Covid. Il pacchetto completo, dalla febbre a 39.5 con tanto di saturazione bassa, anosmia più ageusia fino alla stanchezza senza precedenti. All inclusive.

E se lo dice una che ha sperimentato la chemio e soffre di una patologia cronica che regala l’affaticamento senza recupero, come dire…potete crederci.

Supera anche quei livelli, già di per se stessi, oltremodo tosti. Pertanto, dopo essere riemersa anche da questo esilio fuori programma, ho giusto la forza di concentrare la situazione con concetti e frasi brevi. Molto sintetiche.

Sostanzialmente…quanto un Haiku!


 

OCCHI PESANTI,

E’ STANCHEZZA NEL CORPO:

OMBRA DI UN SOGNO.

 

 

BAGLIORI SPENTI.

MENTE RIPOSA STANCA,

GOCCE DI NIENTE.

 

 

PASSI PIU’ LENTI,

PENSIERO CHIEDE PACE:

SOLE MI SFUGGE.

 

 

LA LUNA TACE,

SONNO PROFONDO E MUTO:

NON HO PIU’ IL CIELO.

 

 

SCURA E’ LA NOTTE,

LA STANCHEZZA MI AVVOLGE:

ANIMA SPOGLIA.

 

 

 

P.S.

L’immagine di donna appesa con abito rosso è stata reperita dal web, ma non è stato possibile risalire alla fonte originaria e all’autore. Naturalmente, qualora il legittimo proprietario ne rivendicasse paternità e diritti, verrebbe subito rimossa.

 

 

 
 
 

E TIRIAMO LE SOMME…

 

 

Dopo aver preso il via dall’interrogativo su Mercoledì Addams 2023

ed essere iniziato qui,

questo ciclo di post generazionali ha trovato il suo – momentaneo – termine proprio nel primo giorno di primavera, con l’ultima e contemporanea “Z”,

Ed ora?

 

 

Pur essendo consapevole che il rischio di (s)cadere in facili generalizzazioni possa diventare ancora e sempre maggiore, è arrivato il momento di chiudere il cerchio con una metaforica quadratura.

Tenendo, però, ancora e sempre in considerazione che non tutti gli appartenenti ad una data generazione condividono necessariamente gli stessi valori ed obiettivi (dal momento che ogni individuo è unico, con le sue scelte e preferenze personali) e tenendo naturalmente in conto che le tendenze e le dinamiche sociali sono influenzate non solo dal contesto storico, ma anche da quello culturale ed economico in cui le persone crescono.

Detto ciò,

riprendiamo la domanda iniziale e cerchiamo di capire perché, una danza come quella di Mercoledì Addams, ha stupito tanto gli adolescenti degli anni ’20 del 2000 (ed i loro genitori, a ruota).

 

In sintesi

– e specificando ancora che i quadri evidenziati non si riferiscono a singoli individui ma a tendenze generazionali e che possono variare notevolmente a seconda dei Paesi, delle culture e delle regioni del mondo –

possiamo dire che:

  I giovani a cavallo degli anni ’50 e’60 erano influenzati dalle tradizioni, dalla famiglia, dalle istituzioni e immersi in un benessere economico ottenuto nel periodo post bellico; ma l’avvento della musica rock ha smosso le acque per una rivoluzione nei costumi sociali. Una rivoluzione di cui, poi, i ragazzi degli anni ’60 e ’70 sono stati protagonisti assoluti con i movimenti di liberazione sessuale e di controcultura, con le lotte per i diritti civili e con la diffusione di ideologie e di valori nuovi in ambito sociale, politico ed economico. I giovani degli anni ’80, invece, cinici e molto più “politicamente scorretti”, hanno concentrato un maggiore interesse verso l’immagine, lo status symbol, l’ascesa sociale, il divertimento e l’edonismo. I ragazzi anni ’90 hanno assistito all’emergere della tecnologia digitale e di internet e si sono posti in una condizione di maggiore apertura tra le varie ideologie e culture differenti ed insieme ai giovani del 2000 hanno focalizzato la loro attenzione sulla globalizzazione e sulla diffusione dei social media. I ragazzi del 2010 sono stati influenzati dall’attenzione alla connessione ed alla condivisione delle informazioni con una sempre maggiore attenzione ai diritti delle minoranze. Ed infine, i teenagers attuali, i giovanissimi del 2020, con la loro consapevolezza ambientale, gli atteggiamenti coscienziosi, l’attenzione alla sostenibilità e all’equità, sono i ragazzi dell’inclusione e, in un certo senso – paradossalmente – i più anziani. Perché, per molti aspetti, sono indiscutibilmente molto più maturi rispetto alle generazioni che li hanno preceduti. Probabilmente anche grazie alla diffusione di internet e dei social visto che, innegabilmente, nel bene oltre che nel male, hanno un libero accesso – quasi gratuito e praticamente senza sforzo – ad una quantità enorme ed immediata d'informazioni come mai era stato possibile per le generazioni precedenti.

 

CONCLUDENDO...

Educati, coscienziosi, assennati, inclusivi, attivi, combattivi e rapidi.

Ma anche ansiosi e nervosi, distratti, sbrigativi ed approssimativi, iper stimolati e sovraccaricati.

E quel che è peggio: derubati della giovinezza.

Inevitabilmente, il contesto in cui stanno crescendo questi “Z” ha contribuito a renderli molto più ricettivi, rapidi e sicuramente più curiosi ed informati, aiutandoli a diventare consapevoli delle varie realtà nel mondo – o, quantomeno, di quelle più evidenti ed immediate – e delle dinamiche di innumerevoli questioni sociali, politiche ed economiche, andando a sollecitare il loro senso di responsabilità.

Inoltre, rispetto ai ragazzi analogici, gli adolescenti di adesso si trovano in un contesto enfatizzato, dove la percezione di ogni fenomeno risulta influenzata dai mezzi di comunicazione e dalle narrazioni dominanti.

E se, da un lato, la veloce e massiccia diffusione mediatica delle notizie ci potrebbe indurre a credere che gli episodi di violenza tra i più giovani – pensiamo anche alle baby gang degli ultimi anni – potrebbero essere più numerosi rispetto al passato anche laddove non ne esiste un effettivo riscontro, allo stesso modo anche la percezione di innumerevoli ragazzi di talento straordinario e di tante eccezioni che confermano la regola, enfatizzata da una divulgazione immediata, virale e talvolta ammorbante delle informazioni, ha contribuito a far sedimentare nelle coscienze dei genitori la malsana convinzione che sia invariabilmente obbligatorio spingere il proprio figlio nell’arena della velocità.

I ragazzi di questa decade vivono, infatti, in un’epoca in cui precise aspettative e puntuali pressioni sociali, come l’attenzione spasmodica al successo personale ed una cultura veloce dell’hic et nunc, inducono a bruciare senza alcuna remora non poche tappe, pur di acquisire tutta una serie di comportamenti maturi e responsabili nel minor tempo possibile.

Anche a discapito dell’approfondimento, dell’acquisizione dell’arte della pazienza e della possibilità di viversi la propria imperfetta e libera adolescenza.

 

 

Peccato che la maturità si costruisca per gradi e si acquisisca

(quando – e se! – la si acquisisce)

grazie a tanti strati di polvere e cicatrici.

E che solo il tempo

– non certo le varie aspettative genitoriali o dei media –

decide quando sia il momento giusto per averla.

E se si cerca dì comprarla in anticipo, indossando vestiti vecchi ante litteram, si resterà comunque bambini.

Ma bambini precocemente avvizziti e palesemente appesantiti da abbigliamenti troppo vintage.

 

 

 

 

N.B.

La foto utilizzata nel post è stata reperita dal web. Non è stato possibile risalire all'autore ma qualora il legittimo proprietario lo richiedesse, verrebbe immediatamente rimossa. 

 

 
 
 

RICAPITOLIAMO...

 

UN’OCCHIATA RAPIDA SUI TEMPI

E SUI RAGAZZI DI OGNI TEMPO…

 

 

Dopo aver preso il via da un mio semplice interrogativo

sulla danzante Mercoledì Addams del 2023

ed essere iniziato qui – in pieno inverno –

questo ciclo di post generazionali ha, poi, trovato il suo momentaneo termine proprio nel primo giorno di primavera, con l’ultima – e contemporanea – generazione “Z”.

Ed ora?

Ed ora ricapitoliamo per poter tirare, definitivamente, tutte le somme.

 

 

Prenderemo, quindi, in esame le sole generazioni a partire dagli anni ’50 e ’60,

passando dai Baby Boom – che furono i ragazzi degli anni ’70

e dalla Gen X degli anni’80,

dagli adolescenti degli anni ’90 – altrimenti definiti Xennials –

fino ai Millenials del 2000

e agli Y della decade del 2010

per arrivare agli ultimi “Z”, i teenagers di oggi.

 

 

E, pur tenendo in conto – OVVIAMENTE (!) – che non tutti gli appartenenti ad una data generazione condividono necessariamente gli stessi valori ed obiettivi – dal momento che ogni individuo è unico, con le sue scelte e preferenze personali – e considerando, naturalmente, che le tendenze e le dinamiche sociali sono influenzate non solo dal contesto storico, ma anche da quello culturale ed economico in cui le persone crescono,

ne è emerso che…

 

In termini di svolte rivoluzionarie i ragazzi degli anni’50/’60 sono quelli a cui si deve la nascita del rock; per quanto pragmatici ed educati all’assennatezza e al dovere, al silenzio e all’inazione, vennero svegliati e travolti dalla monumentale ondata rock’n roll e dal “fabulous american dream” che li accompagnò al cinema insegnandogli a sognare. Introdussero un abbigliamento totalmente nuovo fatto di jeans e giacche di pelle, portando una svolta epocale nella moda, fino ad allora standardizzata ed omogenea per qualsiasi fascia di età. E mentre i loro fratelli più grandi già partecipavano alle lotte per i diritti civili, introducendo anche loro ad una cultura giovanile impegnata e politicamente consapevole, il rock rappresentò la vera trasgressione dei giovanissimi ragazzi di quegli anni che, in tutta la sua ribellione contro l’establishment ed il conformismo sociale, portò ad un’esplosione sociale senza precedenti. Nella sfera affettiva, però, quei ragazzi subivano ancora un’imponente pressione sociale che induceva a conformarsi ai ruoli di genere tradizionali e la sessualità era fondamentalmente un argomento tabù. Erano ancora essenzialmente giovani ingenui, con un forte senso di fiducia nell’avvenire e spesso influenzati dalle tradizioni e dalle credenze dei loro familiari anche nell’ambito della religiosità.

 

 I ragazzi degli anni ’60/’70 sono stati i protagonisti assoluti di una vera e propria rivoluzione culturale che portò a veri stravolgimenti in termini di moda, musica, politica e stile di vita. L’abbigliamento dei teenagers degli anni’60, con minigonne e pantaloni a zampa d’elefante, fu una scossa che recise totalmente i legami con le rigide convenzioni del passato e divenne espressione di libertà e di un’individualità più colorata e psichedelica. La musica, ancora una volta, rappresentò una ribellione evidente contro le convenzioni sociali e contro la guerra, diventando anche un efficace strumento per la diffusione di ideologie e valori nuovi. Ed il rock, accompagnato dal movimento hippie, portò alla nascita di eventi come Woodstock, rendendoli immortali nella storia sociale e musicale. Questa è la generazione che arrivò alla consapevolezza delle disuguaglianze sociali, che introdusse la libertà sessuale, che fece largo utilizzo di droghe – estremamente diffuse nell’ambito “contro culturale” – e che partecipò attivamente ai movimenti per i diritti civili, criticando radicalmente il sistema politico e i modelli economici dell’epoca. Nell’ambito affettivo fu quella che contribuì alla nascita di concezioni alternative sull’amore e sulle relazioni umane ed i ragazzi di quegli anni svilupparono una maggiore libertà espressiva dei sentimenti e delle emozioni; anche la sessualità in ogni sua forma venne vissuta in modo più disinvolto, anche se spesso solo associata alla cultura hippie e connessa ai movimenti di liberazione sessuale. I cambiamenti epocali portarono molti giovani ad abbandonare le tradizioni religiose per esplorare nuove pratiche spirituali alternative.

 

La Generazione X degli anni’80 fu meno impegnata politicamente rispetto alla precedente; i ragazzi di quegli anni posero maggiore enfasi sull’ascesa sociale e sui successi personali di auto-realizzazione, rimanendo nell’immaginario collettivo come la generazione materiale e consumistica per eccellenza. Si espressero prevalentemente attraverso l’estetica per affermare il loro stato sociale o l’appartenenza ad un gruppo, cercando di abbattere le distanze emotive e i vuoti di senso nell’omologazione. Sfuggente ed indefinita per antonomasia, venne comunque influenzata dalla situazione geopolitica del tempo, dalla Guerra Fredda e dalla caduta del Muro di Berlino. Con i giovani X degli anni ’80 ci fu anche un aumento nel consumo di cocaina, che prima di allora era stata di pertinenza esclusiva dei ceti medio-alti e di individui adulti. Nella sfera affettiva furono ragazzi con un notevole cinismo e con molte autodifese emotive, ma al contempo con una sempre maggiore attenzione ai diritti dei bambini all’interno della famiglia. E se da un lato la sessualità era rimasta un tabù ancora in molte realtà sociali, con i ragazzi anni ’80 si iniziarono, però, a preparare le basi per una maggiore accettazione dell’omosessualità, in concomitanza ad una crescente consapevolezza dell’AIDS e delle malattie sessualmente trasmissibili. Da un punto di vista religioso, invece, furono influenzati tanto dall’impatto della religione tradizionale ancora molto presente, quanto da un’apertura verso spiritualità differenti dalla propria.

 

I cosiddetti Xennials degli anni ’90 videro la nascita di un nuovo equilibrio mondiale, con la fine della Guerra Fredda e la crescita dell’economia globale, il diffondersi di organizzazioni non governative e lo sviluppo della tecnologia, di internet e dei cellulari. Furono adolescenti caratterizzati da un maggiore senso di solidarietà tra le diverse culture e da una fondamentale insofferenza alle regole. Inoltre, la maggiore propensione per il minimalismo rispetto alla decade precedente, contribuì ad alimentare uno stile grunge – in ogni ambito esistenziale – che divenne il leitmotiv generazionale dei ragazzi di quegli anni. Gli Xennials prestarono una maggiore attenzione alla ricerca medica e alla prevenzione con particolare interesse per la medicina naturale; ma con loro aumentò il consumo delle droghe leggere ed accanto alla marijuana anche l’utilizzo dell’ecstasy. Nella sfera affettiva continua il clima di chiusura emotiva che pervade tutta la Generazione X; ma i ragazzi anni ’90 furono meno materialisti e molto più individualisti di quelli degli anni’80, con un approccio più profondo ai sentimenti ed anche la sessualità venne vissuta in modo più aperto e rilassato. Con i giovani di quel periodo si è vista una maggiore diffusione di famiglie monogenitoriali ed un aumento del numero di divorzi e, tendenzialmente, la preferenza ricadeva sulla convivenza rispetto al matrimonio. Inoltre, si è assistito ad una maggiore disaffezione nei confronti della religione organizzata, con un aumento di ragazzi che si definivano atei o agnostici.

 

I Millenials della prima decade degli anni 2000 furono ragazzi caratterizzati dalla cultura della festa e del divertimento, della socializzazione e delle relazioni online. Eventi significativi come l’11 settembre e la guerra in Iraq, però, contribuirono alla nascita di movimenti giovanili per la pace e la giustizia sociale. Con questa generazione si assiste ad un crescente interesse per le questioni ambientali e alla nascita del movimento per lo sviluppo sostenibile. Furono giovani più consapevoli della globalizzazione ma anche molto più focalizzati sulle innovazioni tecnologiche e sull’utilizzo dei social. Tra i ragazzi del 2000 aumenta l’accettazione delle droghe leggere ed il relativo consumo di marijuana, affiancate dalle eco-drugs e dalle metanfetamine ma nelle scuole inizia anche a svilupparsi il concetto di educazione alla salute con sempre più numerose campagne di prevenzione. Per quanto riguarda la sfera emotiva, con questa generazione si assiste ad una maggiore comunicazione dei sentimenti e, nell’ambito della sessualità, avviene una crescente polarizzazione sulle questioni relative ai diritti LGBT+. E se, da un lato, con l’incremento dei social media, tra i ragazzi Millenials si è assistito ad una maggiore esibizione della sessualità online, dall’altro c’è anche stato un notevole aumento di rapporti stabili e lo sviluppo di sempre più relazioni a lungo termine nate sul web. Si è vista una crescita dell’interesse verso la spiritualità e la meditazione, ma anche un ampliamento del fondamentalismo religioso in alcune parti del mondo.

 

I Millenials del 2010 hanno continuato ad influenzare la cultura giovanile attraverso un’ancora maggiore consapevolezza ambientale; con loro, infatti, si assiste ad una crescente attenzione per le energie rinnovabili, l’abbigliamento etico e la moda eco-sostenibile con l’utilizzo di materiali riciclati e viene mantenuto  anche un certo cinismo verso le istituzioni e la politica. Hanno rivoluzionato la fruizione della musica e dalla cultura del viaggio e gastronomica, con un crescente interesse per l’esplorazione di nuove culture e per la condivisione delle esperienze sui social. Inoltre, con i ragazzi del 2010 emergono in modo considerevole le questioni dell’inclusione e della diversità ed il movimento Black Lives Matter. E’ la generazione della lotta ai cambiamenti climatici, della crisi dei migranti e dei movimenti giovanili per la giustizia sociale. La droga più facilmente consumata resta la marijuana, ma aumenta l’abuso dei farmaci ottenuti con prescrizioni mediche, come le benzodiazepine. Da un punto di vista sentimentale e sessuale si determina una maggiore attenzione nella rappresentazione dei diritti LGBT e gli affetti vengono vissuti in modo più fluido, senza tabù o remore; ma al contempo inizia anche a manifestarsi un sempre più crescente isolamento sociale ed una maggiore diffidenza. Negli adolescenti del 2010, con l’aumentata visibilità di episodi di abuso sessuale e di violenza domestica, si è vista una maggiore attenzione al consenso e al rispetto delle scelte altrui. Inoltre, con i Millenials di quegli anni c’è stata anche una crescente attenzione all’aspetto della paternità e alla responsabilità nell’ambito della genitorialità in genere e si sono diffuse ampiamente anche le relazioni virtuali e a distanza. C’è stato un aumento d'interesse per la salute psico-fisica e la gestione dello stress. La mindfulness e la ricerca del benessere psicofisico diventano parole d’ordine e si assiste ad una crescente polarizzazione tra coloro che abbracciano la religione e chi la critica apertamente.

 

Quella degli Zoomers è la generazione contemporanea dei nativi digitali ed è composta dai teenagers di oggi. Ha dimostrato una rigorosa attenzione alla sostenibilità ambientale e all’etica nel processi produttivi della moda. Fondamentalmente scrupolosi, perché profondamente preoccupati per il loro futuro e per quello del pianeta, sono salutisti e ligi alle regole, partecipano attivamente alle marce per il clima e alle proteste per la giustizia razziale, dimostrando impegno civico ed un crescente interesse per temi sociali e politici e manifestando un ruolo attivo. Acquisiscono conoscenze e competenze in un’età sicuramente molto più giovane rispetto alle generazioni precedenti. In questa generazione la coscienza sanitaria è molto sviluppata – c’è anche largo interesse per le tecnologie e le applicazioni di salute digitale – ma se da un lato sembrano decisamente meno interessati agli alcolici, accanto alla marijuana e ad altre sostanze – più o meno di ritorno e di fatto sempre presenti – si rileva anche un notevole consumo di prodotti per il vaping. Nella sfera sentimentale c’è una propensione alla manifestazione delle emozioni e una sempre maggiore attenzione alla connessione umana, con una più facile e spontanea accettazione della diversità sessuale e di genere. I ragazzi del 2020 hanno un concetto di famiglia palesemente meno rigido rispetto alle generazioni precedenti e più orientato sull’importanza del sostegno reciproco. Sicuramente possono aver contribuito a questo cambiamento l’evoluzione dei ruoli di genere e l’importanza data alla relazione tra genitori e figli, con una maggiore condivisione del tempo libero e di interessi comuni; ma anche la crescente consapevolezza ambientale e sociale potrebbe aver portato questi teenager attuali ad apprezzare di più i valori familiari ed i legami interpersonali in genere, volendo preservare il benessere della comunità e dell’ambiente in cui vivono. Nonostante la presenza di ragazzi che seguono ancora tradizioni religiose istituzionalizzate, molti degli adolescenti di oggi si considerano sostanzialmente atei, mentre altri si sentono vicini a forme di spiritualità che trovano fondamento in pratiche meditative e nello yoga; sentendosi, comunque, fortemente critici nei confronti delle religioni in generale, considerate come un’ulteriore fonte di divisione e di conflitto sociale.

 

 

 

N.B.

Le immagini utilizzate nel post sono state reperite dal web. Non è stato possibile risalire agli autori ed ovviamente, qualora i legittimi proprietari lo richiedessero, verrebbero immediatamente rimosse.

Basta chiedere…

 

 

 
 
 

LA SETTIMA GENERAZIONE: I RAGAZZI DELL'INCLUSIONE

 

Iniziato qui il rimescolamento nel calderone del tempo per conoscere le  generazioni, arriviamo alla settima: la Gen Z.

Nonché l’ultima di questo percorso che, casualmente

– ma non credo al caso –

si conclude in una primavera metaforica ed effettiva.

 

 

La settima generazione è quella composta da coloro che sono giovani adesso. Ma se i rappresentanti più grandi sono ormai cresciuti e più che ventenni, i più giovani sono – a pieno titolo – i teenagers attuali.

Battezzata come “Generazione degli Zoomers” – ed abbreviata solo con l’ultima lettera dell’alfabeto – è composta da quei figli del 2000 che nacquero già nel nuovo millennio digitale. Questi ultimi rappresentanti della giovinezza, sono ragazzi immersi sin dalla loro nascita in un contesto digitale – difatti, nati con lo smartphone in mano, hanno imparato a cliccare su di un dispositivo elettronico ancora prima d’imparare parlare o a sfogliare una pagina cartacea – e, per loro, internet e la tecnologia sono semplicemente consuetudine, nonché la sola realtà mai vista e conosciuta. Un mondo senza connessione, portatili, tv satellitare o elettrodomestici smart, infatti, per questa settima generazione resta una lontana leggenda tramandata grazie ai racconti di genitori e nonni.

Ed è proprio per questo motivo, infatti, che questi giovanissimi subiscono molto meno il fascino delle tecnologie più elaborate – ovviamente già deprivate, ai loro occhi, di qualsiasi caratteristica rivoluzionaria – e sicuramente più delle generazioni X ed Y (ma anche dei Boomers) avvertono l’esigenza di prenderne talvolta le distanze. Ed è proprio questo atteggiamento, in fondo, a diventare il loro naturale “distacco generazionale”, con il quale differenziarsi dagli immediati predecessori.

Così, se da un lato i nuovi Nativi digitali imprescindibilmente utilizzano internet per aumentare le loro interazioni sociali, al contempo preferiscono riscoprire un contatto più personale nel coltivarle e nel poterle sviluppare. Online ed offline non sono affatto - per loro - due mondi separati e sicuramente non vengono considerati realtà parallele ed inconciliabili come, talvolta, lo sono stati per le generazioni di transizione. Le relazioni nello spazio virtuale non riguardano più una “second life” ma il normale proseguimento – e senza soluzione di continuità – di quelle tangibili. Non per altro, infatti, i ragazzi di questa decade fondamentalmente comunicano online solo con le medesime persone con cui già interagiscono nel quotidiano concreto.

Questi adolescenti del 2020 sono stati i rappresentanti di una generazione nata con la crisi europea dei migranti e con la guerra all’ISIS e che, in ultimo, ha poi dovuto conoscere l’invasione dell’Ucraina dal governo russo subito dopo un’infanzia e un’adolescenza in piena pandemia, dove reclusione, coprifuochi, mascherine, tamponi, didattica a distanza e decreti erano il pane quotidiano (oltre a quello fatto in casa da genitori e fratelli in modalità desperate housewives). E, sicuramente, furono i primi a sviluppare una serie di conseguenze psicologiche rilevanti, manifestando elevate ansie per il futuro ed un interesse ossessivo e maniacale per la propria salute.

Ed è così che la cura meticolosa – e a tratti patologica – di se stessi, insieme alla ricerca del benessere psicofisico ad ogni costo, talvolta, diventano la paradossale trappola che li fa cadere in un conseguente e nuovo stress psicofisico o che va a peggiorare quello già preesistente.

Rispetto alla totalità delle generazioni precedenti, infatti, questa “Z” si dimostra estremamente più attenta e meno propensa ad assumere condotte rischiose. Molto più ligia nell’osservare abitualmente e con zelo ogni norma di sicurezza, è certamente anche meno attratta dagli alcolici, preferendo improntare la propria routine giornaliera su una dieta salutistica e prevalentemente vegana.

Totalmente rapiti dai problemi ambientali – ricordiamoci che sono loro la generazione ecosostenibile per antonomasia – questi coetanei di Greta Thunberg hanno una marcata coscienza ecologica, direttamente infusa nel loro DNA e fanno confluire il loro radicato timore per il futuro in ogni espressione della loro giovanissima esistenza.

Sono i ragazzi e le ragazze che si vestono rispettando l’ambiente, si avvicinano alla natura con discrezione e responsabilità e sembrano prendersi sempre più frequenti pause dalla tecnologia per un “ritorno al passato” non contraffatto da troppe artificiosità.

Inaspettatamente,  si alzano presto al mattino per fare yoga e girano in monopattino o in bicicletta indossando il casco, si allacciano le cinture senza traccia d’insofferenza, sorseggiano frullati e “soft seltzer” privi di alcol e si accostano alla politica solo per capire come salvare il mondo rendendolo più green e pacifico, anche se con un approccio totalmente diverso da quel “Peace and Love” che aveva contraddistinto la giovinezza di una ben altra generazione. Vale a dire quella di tutti coloro che, se da un lato gli “Z” cercano di emulare in alcuni ambiti, dall’altro compatiscono, azzittendoli con l’arci-stranoto “Ok, Boomer…”

 

 


Ma, per quanto motivati, impegnati, coscienziosi ed ecologisti, pur essendo rigorosi al limite del fanatismo – ed inevitabilmente anche un tantino narcisisti e pretenziosi – sono e, almeno per ora restano, ragazzi. E quindi fondamentalmente inesperti e, giustamente, un po’ ingenui nell’aspettarsi di trovare risposte e soluzioni immediate o definitive.

Eppure, per quanto idealisti, questi rappresentanti della Gen Z, si dimostrano al contempo piuttosto pragmatici nel ricercare occupazioni che rispecchino fedelmente le loro identità e le loro personali esigenze e sembrano serenamente disposti a faticare, mettendosi scrupolosamente in gioco per ottenere ciò che vogliono.

Allo stesso modo, poi, questa generazione così nuova ma a tratti apparentemente già così matura, posata e profondamente imbevuta di coscienziosità,  è anche la stessa che pretende, con quel medesimo ferreo rigore con cui persegue la salute – propria e dell’ambiente – anche la serietà assoluta, la trasparenza e la stabilità nei rapporti sentimentali  ed affettivi.

E se, da un lato, questi ragazzi Z continuano ad essere meravigliosamente giovani e a vivere tutti i tratti della loro adolescenza attraverso il gaming – sfidandosi ai videogames su qualunque piattaforma pervenuta – o ascoltando K-pop e podcast, seguendo TikTok (decisamente molto più di Instagram) ed appassionandosi di anime giapponesi, dall’altro si confermano visceralmente fedeli alla politica del “non perdere un solo attimo di tempo”.

Probabilmente scottati dalla segregazione durante il Covid, sembrano essere ossessionati dalla deprivazione del tempo e di poter sbagliare, cadere, restare indietro e non avere più possibilità e modo di recuperare (sarà un caso che il fantascientifico “In Time” sia nato insieme a loro?)

Nati in un mondo dall’assetto digitale e sempre più variegato, ormai arricchito da matrimoni omosessuali legalizzati e dalla fluidità di genere, i giovani Z sono anche, e per antonomasia, la generazione dell’inclusione.

Curiosi ed aperti, sono venuti al mondo con internet tra le mani e sotto i loro occhi la possibilità ininterrotta di comunicare con i coetanei di ogni area geografica, pertanto non concepiscono veri confini nel linguaggio o tra le persone ed accolgono, senza distinzione, ogni cultura, tradizione e paese come i propri. Proprio per questo, la generazione contrassegnata con l’ultima lettera dell’alfabeto, almeno tendenzialmente,  non possiede i preconcetti e i limiti appartenuti a quelle precedenti e respinge in ogni ambito i canoni predefiniti o strutturati, per lei inconcepibili.

Difatti, il loro rapporto con l’alterità – considerata semplicemente come espressione differente, senza alcuna connotazione valutativa – spoglia anche di ogni etichetta e di stigma sociale il rapporto con il proprio corpo. Non per altro, nessuna generazione prima di questa aveva respinto l’idea di conformarsi agli ideali estetici del proprio tempo, abbracciando invece l’idea di accettazione del proprio corpo in tutte le sue espressioni come emblema di unicità, includendo anche quelle derivanti dalla malattia e dagli handicap (e Bebe Vio, campionessa paralimpica europea e mondiale di fioretto, appartenente a questa generazione, fra tutte, ne è un esempio più che concreto).

 

Ed, almeno in tal senso,

che dire di loro se non che c’è voluto un po’ di tempo,

ma i frutti sembrano essere decisamente buoni?

 

 

 

P.S.

Naturalmente, anche in questo caso, proprio come per tutte le altre generazioni trattate, si stava parlando solo di tendenze ed influenze generazionali e ovviamente mai di singoli individui.

Quindi è chiaro ed evidente che, come negli scenari meno lusinghieri esistevano rappresentanti di tutt’altra pasta, anche negli scenari più ottimistici gli imbecilli ci sono sempre.

Purtroppo non hanno età e non ci sono epoche che possano dirsene esentate.

 

 

 
 
 

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