Di Noi Due

Capitolo 2


Capitolo 2Eppure lunedì arriva, la sveglia suona, meccanicamente compie la banalità dei suoi riti quotidiani. Alzarsi, lavarsi, vestirsi. Una corsa, l'attesa, il treno. E quando finalmente resta lì, fermo nel dondolio ritmato delle strada ferrata, in piedi, nella ressa del compartimento di salita, gli torna in mente che no, lui aveva deciso di smetterla con quella vita, di cambiare tutto! Si guarda nel riflesso a tratti sconnessi del vetro, l'ampio soprabito appesantisce la figura, la borsa pare piegare terribilmente il braccio, il colorito distorto dalla luce al neon, gli occhi sembrano solo macchie scure. Aveva deciso di smetterla. Invece eccolo ancora lì. Cinquanta minuti dura il suo viaggio verso l'ostile mondo fatto di sconfitti e vincenti, cinquanta minuti in cui raccogliersi un po', nascondere la sua indole da eterno convalescente e indossare l'armatura. E piano cambia postura, impercettibili rughe intorno alle labbra rinforzano l'espressione, ma non è un sorriso, nè una smorfia: è una maschera. E lo sguardo si accende di una fissità fiera che cela ogni pensiero. Alla fermata successiva è già un altra persona, forte e dinamico, un squalo tra tanti nel mondo della finanza in crisi, ma uno dei più affamati. Resta rigido nel suo spazio tra il salire e scendere scomposto dei passeggeri, distante, distinto, diverso da tutti quanti. Fissa lo sguardo altrove, annoiato.Dalle porte aperte vede uno scorcio del marciapiede della stazione, un angolo dietro l'edificio. Una giovane donna è appena scesa dal treno e lì, un po' nascosta, ritira in una borsa un paio di scarpe da ginnastica mentre si infila dei sandali con un tacco vertiginoso, decisamente più adatti al tailluier che indossa. Quando ha fatto la vede guardarsi intorno, in stazione nessuno l'ha notata... Poi però si accorge di lui, mentre il treno già si muove e lo sta portando via. E gli sorride, spontanea, complice. E lui non sa, resta perplesso, sorpreso. Solo dopo, quando il treno si ferma di nuovo, si rende conto di averle sorriso. Di aver continuato a sorriderle fin lì.Si dondola nel movimento della partenza del treno e distratto guarda fuori. Non vede più la sua immagine riflessa, tornano i pensieri del giorno prima, gli spazi vuoti che riempie con cose vuote, la spossatezza, la noia, l'inettitudine, i successi e i fallimenti che segnano una vita che non lo interessa, non lo coinvolge... Non è sua. "Sta salendo di nuovo la febbre" pensa. Come vorrebbe relegare tutti questi stati d'animo al suo male, come se la temperatura potesse influire sulla sua mente, prosciugare soddisfazione e ambizione, dirsi "Guarda che bella vita hai, che bella persona sei, non te ne accorgi perchè la tua febbre ti annebbia da mesi ormai... sei felice e lo hai scordato..." Però lui continua a sentirsi male. E' stanco di servire il denaro. Denaro per quantificare il suo successo, per quantificare la cura per la sua casa, la devozione alla sua carriera, l'amore per lei. "Quanto le voglio bene? Solo da investire in cene e divertimenti o di più? 1000, 2000 euro? o un gioiello, un'auto? 15000, 20000 euro? Una casa magari?" Per comprendere l'intensità di ciò che prova deve pensare a quanto spenderebbe per lei. Come se la mobilità del denaro che guadagni e che spendi desse significato ai tuoi sensi, alle tue emozioni, ai tuoi sentimenti.  Come se il posseso delle cose corrisponda al pieno possesso della propria vita. Invece no, sei schiavo. E lui oggi deve imbrogliare e truffare legalmente più persone possibili per restare a galla, recuperare capitale prima che la bomba dei suoi fallimenti gli esploda tra le mani. Sospira, un po' sconsolato.Nel riprendere fiato torna leggero il flash della ragazza alla stazione. Che bello sorridere sinceramente alle persone, senza pensarci, senza studiarlo.Controlla l'orologio, la prossima fermata è la sua. Ma lui non è più così sicuro di dover (voler?) scendere.Il suo sguardo si stordisce nell'alba che da est filtra i suoi pensieri. Un'altra piccola finestra che lascia perdersi in uno spazio limitato, cielo incorniciato che cambia, paesaggio indistinto che corre.No, in realtà è lui che corre.  (G, quando ci si ritrova e si perde il senso, no, si comprende l'unico senso.)