Di Noi Due

Capitolo 6


Ed eccoli soli. La privacy, l'intimità. Parole vuote come lo spazio tra loro, come il loro stare insieme.- Portami a casa mia per favore, ho un po' di cose da sistemare e voglio farmi un bel bagno... Lorenza non ha voglia di stare con lui, già non si aspettava di trovarlo lì, all'aeroporto, ora vuole stare da sola, per pensare, per disfare le valigie, le idee.- Infatti lì ti sto portando. Sono successe un po' di cose negli ultimi giorni. Il lavoro... Il resto...Lui continua a guidare fingendo tranquillità ma conosce l'espressione di lei anche senza guardarla: gli occhi un po' sgranati, le sopracciglia sottili distese, la sua bocca sempre imbronciata.- Sto traslocando. Ho venduto la casa. E ho lasciato il lavoro.- Ah.- Sì. Ho avuto un po' di problemi, non potevo fare diversamente.Racconta lui con voce risoluta e sicura, come se fosse la norma cambiare la propria vita in un attimo, come se non sia il caso lei si sorprenda troppo.- Ah. Bene.Assurdo. Lorenza sta già valutando cosa dire, cosa fare. Non capisce se può sentirsi offesa per essere stata tenuta all'oscuro di tutto o se deve preoccuparsi di loro due, se deve invitarlo a vivere insieme, o se lui se ne sta andando lontano, anche da lei.- Sì. Non mi piaceva più quello che facevo. E anche la casa... era troppo diversa da me. Non l'ho mai sentita mia davvero. E poi necessitavo liquidità. C'era un acquirente. Ho accettato l'offerta. Domani concludiamo dal notaio. Ho tempo una settimana per portare via le mie cose.Lui parla a raffica. Piccole frasi concise. Come per spiegare anche a sè stesso cosa sta accadendo. Come per creare una sequenza ragionevole, un filo logico... che non c'è. Lei tace. Ascolta. Seria e triste e insieme sollevata.- Oggi vado a vedere un bilocale in città. Per adesso penso di sistemarmi lì. Poi non so, vedremo, dipende molto dal lavoro che troverò. Spedirò curricula anche all'estero. Non mi voglio porre limiti.Quasi senza accorgersene sono arrivati. Parcheggia, spegne il motore. La guarda per la prima volta negli occhi da quando si sono rivisti.- E adesso?La prima domanda. La più ovvia eppure la più complessa. E lui nonostante tutto non sa rispondere.- E adesso... sei arrivata a casa. Un sorriso lieve, distratto, quasi imbarazzato. - Sì, a casa. Lei parla piano, in un sospiro, guarda fuori come se non se ne fosse accorta. Scendono dall'auto e scaricano i bagagli. - Ti ho portato le tue cose. Avevi un po' di roba a casa mia.Silenzio.Si stanno lasciando. Lei lo ha capito chiaramente, adesso. Lei che lo vuole lasciare da mesi. Era diventato così abitudinario e meccanico il loro stare insieme, nessuno scambio, nessuna differenza, giorno dopo giorno. Lui apre con le sue chiavi. Prendono l'ascensore in silenzio, quella cortesia distratta di chi già sta pensando ad altro. Sembra così semplice adesso. Sembra inevitabile e naturale. E pensa a tutti i discorsi che si era preparato, pensa a tutte le reazioni che si era figurato. Invece nulla. La loro storia era finita da tanto ormai, ma era troppo faticoso affrontarsi, dirselo. Si era creata questa solitudine a due, una distanza asettica di consuetudini e banalità.Li accoglie l'aria buia e viziata dell'appartamento chiuso da un paio di settimane. Le lascia le valigie nell'ingresso e si volta a guardarla. Gli occhi sono lucidi, e questa volta non è per la febbre. - Grazie Valerio. Devono esserci cose tue anche qui. Te le preparo, puoi venirle a prendere quando vuoi. Lei si avvicina parlandogli. Lui le prende una mano e le apre le dita. Le posa il suo mazzo di chiavi sul palmo. - Avevo bisogno di vederti subito. Dovevo capire. Scusami Lorenza. - Dai, non è nulla di drammatico... Non è mai stato un amore da strapparsi i capelli, il nostro. Ma siamo stati bene e senza farci mai del male. So che mi mancherai, qualche volta. Ma è meglio così.Parla con lucidità lei. Anche se la voce è sempre più flebile. Altre frasi di circostanza, qualche battuta e si lasciano con un sorriso tirato. Lo accompagna alla porta e salutandolo, la chiude con dolcezza. Ma a denti stretti le sfugge un sibilo. - Che stronzo... (G. per tutte le volte che immagina di uscirne fuori... semplicemente chiudendo una porta.)