Esistono posti che nascondono un magnetismo, una magia, e sembra tutto ruoti lì attorno e chi entra a far parte di questa energia concentrica acquista un fascino diverso, ti senti irresistibilmente spinto a entrare in quest'orbita, e quando ne resti incantato a tua volta diventi... incantevole. Come Anna. Una di quelle domande pensate, che quando ti rendi conto di averle pensate ad alta voce è troppo tardi, la risposta è già partita e non hai nemmeno il tempo di chiederti se sei stato impertinente.- Anna... come sei arrivata qui?- Per amore credo.. cos'altro muove gli esseri viventi?Lei piano prese a raccontare, la sua gioventù spavalda e libera, parrucchiera a Berlino, cameriera a Londra, fotografa a Bercellona, la musica, gli eventi. Era la pecora nera della famiglia, la scalmanata, la ribelle, mentre sua sorella Roberta, la madre di Alessandra, da brava metteva su famiglia con un buon partito, e si preparava all'esaurimento nervoso. Erano gli anni '80 colorati e ruggenti, si scoprivano universi e mondi nuovi ad ogni vicolo.- E poi... poi mi innamorai... Mi fermai un po'... Un lungo silenzio, imbarazzato a Valerio parve di vederle gli occhi più lucidi... - E infine l'amore sfiorì... Continuò- ma ormai mi trovavo bene qui, coltivai il mio progetto.Il locale rappresentava la realizzazione di un sogno per Anna: un posto dove potersi esprimere liberamente, senza vincoli di stile o tempo, strumenti a disposizione per jam-sassion di gruppi improvvisati, poesia, arte, musica. Per questa ragione spiegò, non c'era un'insegna, non facevano pubblicità. Doveva essere una scoperta arrivare lì, un premio. Si creò ben presto una sorta di circolo di abitudinari, un club, ma aperto a chiunque si sentisse di entrarci. Le esibizioni venivano programmate da sè, chi aveva voglia segnava una data, gli amici venivano ad ascoltarlo... e si prese il via così, senza compensi, senza gelosie... Tutti amici che suonano tra loro...- Mi fai diventare nostalgica. Concluse sorridendo.- E tu cosa ci fai qui?- Io... beh... vale se dico "per prendere un caffè"?Imbruniva e Anna era presa dai preparativi per la serata: ora Valerio capiva perchè non c'era mai nessuno al bar ai soliti orari, non era un posto per tutti, nessuno voleva lì la confusione avvilente del caos metropolitano. Gironzolava tranquillo, Anna gli aveva dato il via libera, e lui aveva scoperto la grande cucina, e un altro salone adiacente semivuoto, che veniva usato solo come magazzino, "un peccato" pensò "basterebbe metterlo in sesto e sarebbe utilizzabile...". Sorrideva di sè e della propria natura imprenditoria
Capitolo 19
Esistono posti che nascondono un magnetismo, una magia, e sembra tutto ruoti lì attorno e chi entra a far parte di questa energia concentrica acquista un fascino diverso, ti senti irresistibilmente spinto a entrare in quest'orbita, e quando ne resti incantato a tua volta diventi... incantevole. Come Anna. Una di quelle domande pensate, che quando ti rendi conto di averle pensate ad alta voce è troppo tardi, la risposta è già partita e non hai nemmeno il tempo di chiederti se sei stato impertinente.- Anna... come sei arrivata qui?- Per amore credo.. cos'altro muove gli esseri viventi?Lei piano prese a raccontare, la sua gioventù spavalda e libera, parrucchiera a Berlino, cameriera a Londra, fotografa a Bercellona, la musica, gli eventi. Era la pecora nera della famiglia, la scalmanata, la ribelle, mentre sua sorella Roberta, la madre di Alessandra, da brava metteva su famiglia con un buon partito, e si preparava all'esaurimento nervoso. Erano gli anni '80 colorati e ruggenti, si scoprivano universi e mondi nuovi ad ogni vicolo.- E poi... poi mi innamorai... Mi fermai un po'... Un lungo silenzio, imbarazzato a Valerio parve di vederle gli occhi più lucidi... - E infine l'amore sfiorì... Continuò- ma ormai mi trovavo bene qui, coltivai il mio progetto.Il locale rappresentava la realizzazione di un sogno per Anna: un posto dove potersi esprimere liberamente, senza vincoli di stile o tempo, strumenti a disposizione per jam-sassion di gruppi improvvisati, poesia, arte, musica. Per questa ragione spiegò, non c'era un'insegna, non facevano pubblicità. Doveva essere una scoperta arrivare lì, un premio. Si creò ben presto una sorta di circolo di abitudinari, un club, ma aperto a chiunque si sentisse di entrarci. Le esibizioni venivano programmate da sè, chi aveva voglia segnava una data, gli amici venivano ad ascoltarlo... e si prese il via così, senza compensi, senza gelosie... Tutti amici che suonano tra loro...- Mi fai diventare nostalgica. Concluse sorridendo.- E tu cosa ci fai qui?- Io... beh... vale se dico "per prendere un caffè"?Imbruniva e Anna era presa dai preparativi per la serata: ora Valerio capiva perchè non c'era mai nessuno al bar ai soliti orari, non era un posto per tutti, nessuno voleva lì la confusione avvilente del caos metropolitano. Gironzolava tranquillo, Anna gli aveva dato il via libera, e lui aveva scoperto la grande cucina, e un altro salone adiacente semivuoto, che veniva usato solo come magazzino, "un peccato" pensò "basterebbe metterlo in sesto e sarebbe utilizzabile...". Sorrideva di sè e della propria natura imprenditoria