Creato da elioerato il 06/07/2009

Di Noi Due

una storia

 

 

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Capitolo 27

Post n°27 pubblicato il 13 Aprile 2010 da elioerato
 

- Se era autentico, hai bruciato un'opera inestimabile.
- Allora pensa che non fosse autentico. Era assolutamente inutile, per mio padre, che ne era venuto in possesso chissà come e non poteva rivenderlo, per te, che non avresti mai potuto esibirlo al pubblico, per Valerio che doveva custodirlo solo affinchè non si venisse a conoscenza della sua esistenza... E per me era solo un problema, un ostacolo che mi offuscava la mente, non rendeva chiaro ciò che avevo bisogno di capire. Era uno straccetto. Stava rendendo te uno straccetto.
Alessandra era stufa di sentirli discutere. Spostava le cose dal tavolo con fare meccanico, sistemava la cucina, riordinava il salotto, tanto per tenersi occupata e dare un qualche senso alla sua presenza.
Valerio la guardava dalla poltrona in cui era sprofondato, assolutamente insensibile ai discorsi di quei due pirati che si litigavano prede e bottini, e che avevano fatto loro prigionieri. La guardava e lo divertiva quel suo visetto imbronciato, la loro piccola fuga era andata in malora e non riusciva a capire se era a causa dell'invasione subita o di tutte le cose che ancora non conoscevano l'uno dell'altra. Era in quello stato d'animo inconsistente di quando non riusciva a soffermarsi su niente, sentiva i minuti passargli addosso senza lasciare segno, svuotato e inutile, come se sentisse che tutto ciò che aveva ottenuto dalla vita era finire in quella casa non sua, immischiato in affari illeciti e segreti irrisolti, con due pazzi che litigano e una bella sconosciuta da corteggiare, da cui lasciarsi catturare. Non si vedeva così nei suoi progetti, nella sua vecchia vita sapeva chi era, chi sarebbe diventato. Adesso lo incupiva questa instabilità. Solo una settimana prima era nella sua vecchia, banale, placida vita.
Si spaventò al pensiero. Eppure sentì una scarica di elettricità percorrergli l'anima, nel profondo. Era lì, con gli occhi che pian piano si chiudevano, la testa dolorante per il cattivo umore inespresso, lo stomaco chiuso per le nuove ansie sopraggiunte, i muscoli doloranti per la tensione. E quel freddo sottile, quel disagio di non riuscire a provare il sollievo di un po' di calore. Quasi come se gli stesse salendo la febbre. Solo una settimana prima era un altro uomo. E aveva voltato le spalle a tutto e tutti e si era infilato in un'altra vita, senza pensarci.
E adesso non poteva credere che stava concependo questo pensiero, di nuovo. Stava già covando i sintomi di un nuovo cambiamento, una nuova fuga.
Andarsene via di nuovo, sì. Ma questa volta non da solo. Ora era irrequieto, muoveva ritmicamentte la gamba, e sentiva piano tornare il buonumore a invadergli il corpo. Si era seduto composto sulla poltrona e pensieroso raccoglieva le idee, cosa fare, dove andare, e soprattutto, come dirlo a lei. Gli si presentavano infinite possibilità, si vedeva su una spiaggia delle Baleari, si immaginava per le strade di Londra, o perso nei mercatini di Atene. Riusciva ad immaginare il volto di Alessandra, i suoi sorrisi e persino i movimenti che il vento avrebbe fatto fare ai suoi capelli. Improvvisamente drizzò la schiena, quasi come fosse in procinto di alzarsi, cercava lo sguardo di Alessandra, come se potesse trovarla già complice, già consapevole di cosa lui avesse pensato. Era lì, accanto al quel camino che sembrava affascinarla tanto, assente. Lui prese i giubotti appesi vicino alla porta, le passò il suo.
- Dai, usciamo...

Dopo un po' Lisa e Diego si erano accorti di essere rimasti da soli. Era passato lo sfogo iroso di chi vedeva andare in fumo un progetto, era passata la stizza offesa di chi si sentiva usato solo per raggiungere uno scopo. Si guardavano furenti. Lisa imprecava ancora contro di lui, odiava il fatto di restare bloccata lassù senza possibilità di tornare a casa da sola, costretta a rifare la strada con lui, visto che certo i due piccioncini non l'avrebbero voluta tra i piedi. Ma nell'onda con cui lo investiva Lisa si rendeva conto che lui lo aveva fatto apposta, sapeva cosa veniva a fare quassù e sapeva che avrebbe dovuto poi restare con lei comunque tutta la giornata. Ed esprimendo questo pensiero finalmente si zittì. Anche Diego cambiò espressione, rosso d'ira ed imbarazzo. Come aveva potuto essere così ingenuo? Eppure ci aveva creduto, ci aveva sperato. Ma i fatti avevano dimostrato tutt'altro.
Restarono in silenzio per un pezzo, ognuno perso nei suoi pensieri. Poi Diego si alzò, avevano ancora qualche ora di Luce, aveva bisogno di uscire, respirare un po' di quell'aria leggera, sperando alleggerisse anche il suo animo, deluso, disilluso. Lei lo guardò uscire ancora immusonita, orgogliosa e seria, ma solo un attimo dopo gli correva dietro infilandosi il giubbotto.
- Ho paura di quella casa isolata, non voglio restarci da sola...
Diego non poteva crederci. La piccola regina dell'alta società che gracchiava petulanti capricci coome una bambina. E non capiva cosa provava, dopo la loro sinergia del giorno prima, poi quel loro scontro violento, sentirla così fragile scioglieva in lui un piccolo sorriso, di tenerezza, simpatia, non capiva.
- ...Ho visto delle orme lì fuori, topi forse, o chissà cosa. E poi tu mi odi, saresti capace di prenderti la macchina e lasciarmi qui, lo so...
Diego continuava a camminare mostrandole le spalle dure, ma ormai si divertiva a sentirla vociare, capiva che era il suo modo di mantenere un contatto, pur non ottenendo risposta. Era vivace la lotta che sentiva dentro di lui, gli piaceva quella piccola strega, gli piaceva davvero.
- ...Per questo ti resto alle costole, è inutile che allunghi il passo, non intendo perderti di vista finchè non mi riporti alla civiltà, vigliacco...
E infine cedette, tra la voglia di ridere e quella di risponderle qualcosa vinse l'istinto. Si fermò di scatto, girandosi stava ancora sorridendo, fece due passi verso di lei e la baciò con una fermezza tale da lasciarla senza possibilità di reagire, fermandole le parole sl nascere. E lei rispose al bacio, sorpresa, e lo baciò a sua volta, poi stringendolo mormorò ancora
- ...vigliacco...

Valerio parlava piano, quasi come sfiorarla, esprimeva pro e contro, capiva quanto poteva essere difficile abituarsi a sentirsi padroni del proprio tempo, del proprio spazio. Prendere e andare, nomadi viziati dalla bellezza del mondo, ottimisti e certi di potersela cavare, piccole anime in grado di fare qualunque lavoro, senza pretese. Parlava e non sapeva come valutare la sua reazione, lei lo seguiva docile e in silenzio in quella passeggiata nel bosco, e quando si erano fermati per parlare non lo aveva interrotto mai con il suo entusiasmo, non lo aveva quasi mai guardato in faccia. Adesso lui taceva e lei assorta pensava, seduta su quel tronco, infreddolita da quella primavera inquieta. Ma il sole finalmente iniziava a scaldare, la guardava mentre restava con gli occhi chiusi a godere di quel calore, il viso proteso verso la luce, l'espressione distesa, meditativa. Stava diventando pesante quel silenzio, Valerio si sentiva pronto a qualunque discussione, ma non a quella lesiva indifferenza. Dentro di sè iniziava a darsi dello stupido, come poteva averci creduto, come poteva pensare di portarla via ad una vita che amava senza ragioni plausibili? E già si ridimensionava tutto il sogno, ci sarebbero andati in vacanza in quei posti, e lui adesso iniziava un buon lavoro, e doveva sistemare la situazione di Diego e suo padre, e non poteva, non poteva, assolutamente non poteva cambiare di nuovo la sua vita. Così, quasi balbettando, insicuro e incerto, come cercando le parole nelle sue scarpe, completamente diverso dal tono disinvolto e convinto di prima, la raggiunse con i suoi pensieri, su quel viso inondato di sole.
- beh... ma solo se tu vuoi... Se non ci sei tu io non parto... resto con te... se tu vuoi...
Lo guarda lei. Una carezza, un sorriso. Un bacio dolcissimo. Un sussurro, con quella sua voce unica, pronunciato labbra su labbra,
- Tu non sai quello che mi fai.
- No. Non lo so. Dimmelo tu.
La risposta non furono parole o gesti.
Fu l'intensità di quell'amore che nasceva dentro di loro ogni minuto.
Il loro abbraccio era pura energia, totale, confusa e chiara nello stesso tempo.

 

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