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Un incontro a Torino


Post n°26 pubblicato il 12 Giugno 2007 da elioslibri Tag: primo leviPrimo Levi: un incontro a Torino Ho conosciuto Primi Levi nel 1980, avevo quasi 14 anni, e avevo già letto molto, soprattutto la Fallacci e Primo Levi. Ricordo che telefonai a Levi, gli dissi che avevo letto i suoi libri, che se pur nel mondo didattico del Ministero della Pubblica Istruzione di allora Levi era appena considerato, volevo specializzarmi su lui. Avevo già letto “Se questo è un uomo” e “La tregua”, e l’importante ‘La chiave a stella’ libro scritto da un Primo Levi ormai conosciuto ai molti, ma non a tutti. Ricordo che Levi fu felice della mia iniziativa di viaggiare in treno dalla mia Liguria a Torino per incontrarlo, e mi diede appuntamento per le prime ore di un pomeriggio di Aprile. Le ore trascorsero veloci durante la nostra conversazione. Quando ci congedammo sapevo molte cose di Primo Levi “scrittore” e molte altre di Primo Levi “Chimico”. Teneva molto alla sua professione. Gli dissi di aver letto come il mestiere di chimico gli aveva salvato la vita in Lager, e lui mi raccontò della sua emozione di allora, nel riuscire, dopo mesi di Lager, a ricordare ancora la propria tesi di laurea in Chimica. Levi aveva allora 24 anni, era il 1944; ora era un manager negli anni della maturità,nella stessa fabbrica di vernici dove aveva iniziato a lavorare negli anni del dopoguerra. Ricordo che mi spiegò della sua dedizione al lavoro di allora, 1944, e del periodo in cui ci incontrammo, il 1980. Ora lavorava nel senso classico del termine, con profitto e per profitto. Il lavoro era ricompensato; mentre il lavoro in Lager era stato nettamente diverso. Non aveva allora, mi disse, di che compiacersi di un lavoro che comunque gli permetteva di sopravvivere. Nei primi mesi della prigionia Levi non lavorò come chimico; lavorava alla Buna, una fabbrica enorme, fatta costruire nei pressi di Aushwitz dalle SS, e che non iniziò mai la produzione di gomma sintetica alla quale era destinata. Durante il secondo inverno di Lager,. Quando tutto sembra perduto, Levi viene scelto per lavorare come chimico. Ne parlerà come di un fatto che gli salvò la vita. Il libro si chiude con la narrazione degli ultimi dieci giorni di prigionia, durante il mese di Gennaio del 1945: dieci giorni in cui gli Haftling, i prigionieri ebrei comuni, sono abbandonati a sé stessi. Le ss sono fuggite alla conferma dell’arrivo delle truppe dell’Armata Rossa, e con loro i Kapò, ex detenuti comuni tedeschi, coloro che sovrintendevano agli Haftling.