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Post N° 70


Scrittura creativa come veicolo di attività teatraleL’azione deve creare una tensione narrativa dove il pubblico segue il movimento e/o la parola degli Attori in scena, in una sorta di ‘attesa commediografa”; viene a crearsi un “pensiero” soggettivo dello spettatore verso qualcosa che sta per accadere in una visione e un contesto soggettivi e diversi per ogni spettatore. Ogni spettatore appunto, vede una “realtà messa in scena”. Per azione intendiamo anche un rapporto dialettico tra i personaggi; diversità di opinione e vedute, che portano a conclusioni diverse, e a diverse scelte sul da farsi, nello svolgimento della narrazione. X es.: uno vuole uscire di scena ed un altro glielo vuole impedire: su questo aspetto si può focalizzare una parte dell’opera messa in scena; non possono le belle parole dei dialoghi sostituirsi alla completezza narrativa di cui stiamo parlando. Aristotele, nello scritto ‘Poetica’, scrive:“…è che coloro i quali cominciano a poetare riescono a perfezionarsi nell’elocuzione e nella costruzione dei caratteri prima che nella composizione dei fatti della vicenda”. Nel senso che per gli attori novizi è facile costruire dialoghi e monologhi, magari senza movimento sulla scena. Più difficile dare anche un’interpretazione con il corpo al senso del discorso. Dario Fò, permio Nobel, lo ha dimostrato in un corso sulla recitazione di cui esiste copia audiovisiva; qui l’attore fa una prova. Prima recita con impeto vocale e ampi gesti, ritmati dalle parole, e scanditi nei movimenti, peraltro precisi e consoni al ritmo del testo recitato. Poi afferma che non si può scindere la componente vocale da quella gestuale: ripete il monologo ma con gestualità meno accentuata, dimostrando che si crea così un ibrido di scarso valore teatrale. Ripete allora il primo esperiemento, confermando in una sintesi il suo pensiero, dopo una tesi e un’antitesi.