a proposito di elliy

Natale - il giorno dopo


 "In casa mia non avevano una vita sociale: a casa nostra nessuno era mai invitato a pranzo, figuriamoci a una festa. (...)In casa mia ci si limitava ad aggiungere un'asse di legno al tavolo della sala da pranzo due o tre volte l'anno per intrattenere la nonna, le zie - sorelle maggiori di papà - e i loro mariti. Lo facevamo a Natale e per il giorno del Ringraziamento, quando toccava a noi, e anche quando un parente veniva a trovarci da un'altra zona del paese.Mia madre e io cominciavamo a spignattare per quei pranzi un paio di giorni prima. Stiravamo la tovaglia buona, pesante come un copriletto, e lavavamo i piatti del servizio, dimenticati nella credenza a raccogliere polvere; preparavamo gelatine, crostate e torte da servire insieme ai piatti forti - tacchino arrosto o prosciutto al forno - e a grandi ciotole di verdure. Doveva esserci decisamente troppo da mangiare, e i discorsi a tavola dovevano vertere per lo più sul cibo, con gli ospiti che ripetevano quanto fosse squisito e che, sollecitati a prenderne ancora, giuravano di non potercela fare, sazi com'erano, per poi cedere a un bis, gli uomini, e prenderne ancora un boccone, le zie, dicendo che non avrebbero proprio dovuto, che si sentivano scoppiare.E dire che ancora non era arrivato il dolce. Mancava quasi del tutto il concetto di conversazione generica, anzi si aveva il sospetto che chiunque superasse certi limiti impliciti volesse creare scompiglio al solo scopo di mettersi in mostra." (da "Mobili di famiglia"  di  Alice Munro)