Nessuna promessa

SIAMO TUTTI DIGITALI


Una volta bastava saper scrivere bene. Senza errori ortografici almeno. Ora per fare il giornalista devi adattarti alla logica del multimediale e della multipiattaforma ( e sperare che quella massa di vecchi che occupa le redazioni da 30 anni sia colta da improvviso malore, chi si deve toccare si tocchi).Repubblica ha intervistato Hubert Burda, numero uno dell'omonimo gruppo editoriale tedesco, oggi a Roma per un convegno organizzato dalla Fieg, l'associazione degli editori, con un titolo che è tutto un programma: "Lo scenario futuro dei media, la stampa tra crisi e cambiamento".Secondo Burda, la rivoluzione digitale avrà lo stesso effetto storico dell'invenzione della stampa, che spazzò via il mondo degli amanuensi e delle illustrazioni filigranate che arricchivano i manoscritti. Insomma, il messaggio è chiaro: chi non si adegua alla rivoluzione digitale rischia di finire come gli scriba. I media tradizionali non dovrebbero avere problemi: devono soltanto saper sfruttare il loro marchio anche nel mondo digitale. Quanto agli operatori del settore, insomma a quelli che una volta si chiamavano giornalisti, devono sapere che la crescita delle entrate potrebbe venire solo dai media digitali, non da quelli tradizionali. Insomma, saremo giornalisti senza giornali.  Come diceva il saggio: che culo!