Nessuna promessa

IO DICO CHE ESAGERANO


I Dico come incesto e pedofilia. Se mai ce ne fosse stato bisogno, il neo - presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ribadisce, con quest'espressione, la posizione estremista assunta dalla Conferenza Episcopale nei confronti della proposta di legge del governo sulle unioni di fatto. In settimana, la stessa Conferenza Episcopale aveva lanciato un duro monito ai politici catttolici: divieto di votare il disegno di legge Bindi-Pollastrini, appellandosi alla libertà di coscienza in politica. Un vero e proprio ordine, senza possibilità di repliche. Eppure, i Dico sono tutt'altro che una proposta avanzata.  Non dimentichiamoci che in Spagna, dove Zapatero ha legalizzato i matrimoni gay, il cattolicissimo Aznar, aveva fatto propria la proposta dei Pacs, acronimo che da noi in Italia non si può nemmo nominare, se no col rischio di venire fulminati dalla scomunica. I Dico nostrani sono già di per se' un compromesso al ribasso, frutto di un estenuante lavoro di mediazione, eppure tutto questo al Vaticano non interessa.L'impressione è che le gerarchie ecclesiastiche abbiano del tutto perso la capacità di ascoltare la società: cosa estremamente grave per una istituzione come la Chiesa che vorrebbe porsi come universale. Paragonare due persone che hanno deciso di vivere insieme, legandosi l'un l'altra da con un nucleo, peraltro molto limitato di diritti e doveri, a pedofili  e colpevoli d'incesto è un' enormità che non ha nessuna giustificazione.Sulla questione,  vale la pena citare il Bonsai di Sebastiano Messina, pubblicato su Repubblica del 29, dal titolo emblematico: LA NOTA DEMOCRATICA.Vivaci polemiche ha suscitato ieri, in Vaticano, la bozza riservata di una "nota costituzionale" all´esame del Consiglio dei ministri e considerata dalle gerarchie d´Oltretevere una indebita interferenza nella sovranità spirituale della Chiesa. Particolarmente contestato il passaggio nel quale i ministri rivolgono "una parola impegnativa ai cittadini democratici che operano in ambito ecclesiale", esortandoli a non approvare più con un silenzio passivo "l´insopportabile esclusione delle donne dal sacerdozio", un divieto che non solo "è inaccettabile sul piano di principio e pericoloso sul piano sociale ed educativo", ma contiene "una palese e grave violazione dell´articolo 3 della Costituzione, che vieta ogni discriminazione sulla base del sesso". Ieri pomeriggio si erano formate due correnti, in seno alla Conferenza Episcopale. La prima invocava la rottura del Concordato, rivendicando l´autonomia cattolica della Chiesa dal laicismo giuridico. La seconda, al contrario, si preparava a organizzare il "Constitution day", con la partecipazione di suore, badesse e - per la prima volta - monache di clausura. Poi in serata, solo in serata, qualcuno ha letto la data del documento: 1° aprile.