amare e bello

fottetevifottiamoci col trash ci siamo cresciuti, nel vuoto di valori e d'anima abbiamo germogliato le nostre edere avvizzite, nel cadere abbiamo imparato il colore del fondo... e non siamo riemersi. Abbiamo raso le nostre teste e toltovi da dentro ogni pensiero, abbiamo fatto della spensieratezza la nostra linea violenta di ignorare tempo e mondo, del qualunquismo la nostra scatola dei desideri, nel nichilismo abbiamo trovato la via migliore per distruggerci e struggerci mantenendo comunque facce dure e occhi pietrosi. Il sangue metallico delle nostre vene è ingorgato nei nostri genitali e la nostra tenerezza è un fulmine che sbaglia bersaglio. Abbiamo risate isteriche, intimorite, grottesche e bugiarde, abbiamo risate da lanciare in aria, in faccia agli angeli che volano due cieli più in là, al dio decrepito che si lascia morire in attesa di un'eutanasia, in faccia ai posteri già abortiti dai nostri sogni, abbiamo sputato addosso alle nostre intenzione, mortificato la nostra creatività, inchiodato il nostro spirito, frustato e frustrato la nostra realtà, sbandierato su blog e chat le nostre misere interiora... per poi mangiarle, a corto di energie. I nostri stomaci gonfi e pieni mangiano le loro stesse pareti con fauci nevrotiche, in preda a crisi isteriche perdiamo il respiro, lo vendiamo a smog, gas di scarico, camel light, per spezzarci i polmoni e passare invano, presto, il più presto possibile. I nostri occhi in siccità non sanno brillare, non sanno neppure piangere come si deve, i nostri denti non mordono, sputiamo sul santo sepolcro delle nostre idee rubate o affittate e subito perdute o barattate per una qualche botta di keta. Siamo sangue rattrappito, nervi a fior di pelle che lacerano e spezzano, ma non abbiamo verve, non abbiamo scosse da sparare su dritte fino agli irraggiungibili grigi palazzi del potere. Abbiamo neanche venti anni, siamo già fottuti senza neppure una vaga idea del senso del nostro esistere o per lo meno della nostra merda. Ma alcun aiuto vogliamo, se così oramai siamo condannati, desideriamo almeno spegnere i fiammiferi il più presto possibile, soffiare sulle candele e farci piombare addosso il buio. Aprite gli occhi, guardate dentro i vostri cuori quarantenni, spolpateli e cercate i nomi dei vostri figli. Carezzateli con cura e ricordate di non dimenticarli più