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FUORI IL PETROLIO DALL'ABRUZZO

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INCENERITORI

Inceneritori:La legge di Lavoisier applicata ai rifiuti: La legge di Lavoisier (o di costanza delle masse nelle reazioni chimiche) ci dice che “la quantità di materia totale di un sistema chiuso rimane costante”. Il che significa che è possibile trasformare le sostanze, ma non annullare la loro massa. Dalla combustione di una tonnellata di rifiuti bruciata si ottengono complessivamente circa due tonnellate di sostanze: - una tonnellata di fumi - 280kg/300kg di ceneri solide, cancerogene, da smaltire in discariche speciali - 30 kg di ceneri volanti (estremamente tossiche) - 650 kg di acqua sporca (da depurare) - 25 kg di gesso Nel processo di incenerimento, ai rifiuti da bruciare occorre infatti aggiungere calce viva e una rilevante quantità di acqua. Nulla si crea, nulla si distrugge, e tutto si trasforma, viene insegnato in seconda media, eppure, in modo bipartisan, i nostri politici sono ancora suggestionati dal “mito prometeico”.
 

HERMANN DALY

Hermann Daly, uno dei fondatori dell' economia ecologica fornisce la seguente ricetta per una economia sostenibile (notare bene che parla di "economia" e non "sviluppo")

1-Sfruttare le risorse rinnovabili ad un ritmo che non superi la capacità di rigenerazione dell' ecosistema.
2-Limitare l'uso di tutte le risorse, in modo da produrre un livello di rifiuti che possano essere assorbiti dall'ecosistema
3-Sfruttare le risorse non rinnovabili ad un ritmo che, per quanto possibile, non superi il ritmo di introduzione di sostituti rinnovabili

 

 

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Tra schiuma e detriti

Post n°771 pubblicato il 22 Novembre 2012 da emergenzambiente
 
Foto di emergenzambiente

Foto di emergenzambiente

Gli scarichi abusivi uccidono il fiume denunce in Procura
Censiti e monitorati 17 tubi tra la diga di Spoltore e la foce Il Wwf: «Mercu
rio nella canaletta, accelerare la bonifica»

Da il Centro del
GIOVEDÌ, 22 NOVEMBRE 2012

 

PESCARA Mercurio alla foce, carte di rischio non aggiornate, argini che non vengono monitorati. E ancora, scarichi abusivi denunciati alla Procura insieme ad alcuni distributori di carburante per le barche. Sembra non finire mai l'elenco dei problemi del fiume Pescara. Una lista che nell'ultimo anno si è arricchita anche del dramma del mancato dragaggio, che ha costretto la direzione marittima a chiudere il porto ormai 283 giorni fa. Chi decide di risalire il fiume in barca non può non accorgersi degli scarichi che costellano le sponde. Alcuni sono autorizzati, ovviamente, ma altri invece no. Dal 2010 ad oggi la Capitaneria di porto, che si occupa del monitoraggio e del controllo del fiume, ne ha censiti ben 17 soltanto nel tratto fra il porto e la diga di Villa Raspa di Spoltore. Per trovare i tubi, che il più delle volte sono occultati dalla vegetazione, sono dovuti intervenire anche gli uomini del Nucleo aereo che con delle apparecchiature speciali sono riusciti a scovare anche gli scarichi piazzati nei punti più nascosti. Gli uomini del comandante Luciano Pozzolano hanno effettuato 15 campionamenti, li hanno ripetuti nel tempo e li hanno consegnati all'Arta per le analisi. Alcuni di questi scarichi sono stati segnalati alla Procura. Nell'ultimo anno, poi, ci sono state anche diverse segnalazioni per inquinamento prodotto da alcuni distributori di carburante per le barche. Ma i guai del fiume, purtroppo, non si fermano agli scarichi. All'inizio di ottobre il Wwf ha reso pubblici i dati Arta sui sedimenti prelevati alla foce del Pescara. Dati da cui viene fuori una presenza importante di mercurio nella canaletta del porto con concentrazioni 16 volte superiori al livello chimico di base. «La situazione del mercurio è davvero preoccupante», spiega Augusto De Sanctis del Wwf, «e certamente bisogna andare avanti rispetto alla bonifica del fiume. Anche perché non sappiamo se il metallo, che probabilmente arriva da Bussi, sia l'ultimo o il primo che finisce in mare e quindi se il fenomeno stia per finire o sia soltanto all'inizio». Per gli ambientalisti, poi, il Pescara corre un altro rischio, che è quello del dissesto idrogeologico. «Le carte di rischio», spiega De Sanctis, «sono ormai vecchie e nel frattempo le aree esondabili sono state occupate da costruzioni o riempimenti. Gli argini, poi, non vengono monitorati, ma se ci cresce la vegetazione sopra, la loro efficacia può diminuire»

In viaggio sul Pescara tra schiuma e detriti
Dal porto fino alla Orem a bordo del gommone della Guardia costiera Sulle rive del fiume pescatori, trabocchi artigianali e accampamenti improvvisati
Lungo il fiume tra i rami e gli scarichi si possono vedere colonie di germani che nuotano e anche gli aironi che volano sull'acqua

di Laura Venuti wPESCARA A vederlo da vicino, il Pescara fa tenerezza. Sembra un gigante placido e indistruttibile. Ma durante il cammino che dal porto arriva all'ippodromo le cose cambiano. E ferita dopo ferita, da gigante che era il fiume diventa malato terminale. Perché nell'acqua, anche se non si vede, c'è il mercurio, che è arrivato fino al porto dove l'ha trovato l'Arta. E chissà cos'altro arriva dai 17 scarichi censiti negli ultimi due anni soltanto nel tratto che va dalla foce alla diga di Spoltore. Intanto, però, il fiume scorre placido. Sulle sue rive c'è chi pesca e chi si accampa mentre i germani sguazzano beati. La piattaforma. Basta iniziare a risalire il fiume sul gommone della Guardia costiera, insieme all'ufficiale Stefano Luciani e al sottufficiale Luciano Piscopello, per vedere i primi scorci di un tempo che non c'è più. Sulle golene nord fanno ancora bella mostra di sè gli approdi del Transponde, il battellino che avrebbe dovuto portare il popolo della movida da una parte all'altra del fiume e invece giace abbandonato dal 2008, nonostante la promessa di riattivazione fatta in campagna elettorale dal sindaco Luigi Albore Mascia. Poco più avanti qualcuno ha pensato bene di scegliere il lungofiume come casa e ci si è accampato: sotto ponte Vila Fabio c'è un materasso con sopra le coperte ripiegate. Pare che ci abiti una coppia, che ogni mattina mette tutto a posto. Come se fosse in casa invece che sotto un ponte. La fornace. Risalendo il corso del Pescara, poi, si incontrano i ruderi della vecchia fornace. Una volta qui c'era una cava, si tirava su la sabbia da usare nello stabilimento. E c'è chi sostiene che questo fosse positivo, perché si toglievano i sedimenti. Proprio quei sedimenti che oggi bloccano la foce del fiume e che hanno costretto la Capitaneria di porto, in attesa del dragaggio, a chiudere del tutto lo scalo più di 280 giorni fa. I pescatori. Davanti allo scheletro di cemento ci sono tre uomini che pescano a strappo. Il loro bottino, sostanzioso, è custodito dentro sacche di rete immerse nelle acque del Pescara. Poco più avanti ci sono dei microscopici trabocchi usati per fare pesca sul fiume. Alcuni sono decisamente rudimentali e assomigliano a delle capanne fatte con materiali di risulta, altri sono un po' più ordinati. Chissà se qualcuno li ha autorizzati a stare lì. «Qui sembra terra di nessuno», commenta una persona che conosce bene il fiume, «chi arriva fa come gli pare». Gli scarichi. Poco dopo il cementificio inizia la teoria infinita degli scarichi. Si comincia con quello del depuratore comunale di Pescara, che si annuncia già una decina di metri più a valle con una schiumetta bianca galleggiante sull'acqua. Poco più avanti il fiume è sovrastato da un arco fatto da tubi di metallo: dentro ci passa il condotto fognario del comune di Spoltore, diretto al depuratore pescarese. Se ci si passa sotto in barca bisogna stare attenti perché ogni tanto la pressione è troppo alta quindi si aprono gli sfiati e le goccioline cadono giù. Una scia di schiuma bianca annuncia un altro scarico, nascosto in mezzo alla vegetazione. Da dove venga e cosa faccia finire nel fiume non si sa. L'unica cosa certa e ben visibile è la scia chiara sull'acqua verde. Risalendo il Pescara, tra i cespugli spunta un altro tubo. Più avanti si va più scarichi si trovano: all'altezza della Orem ce ne sono tre. Dal 2010 la Capitaneria ne ha censiti 17 (vedi articolo a fianco). La vegetazione. In molti punti gli alberi che stanno sulle rive sono finiti in acqua e hanno reso quasi impossibile la navigazione del fiume, che si può risalire solo con mezzi molto piccoli, facendo slalom tra rami e detriti. Se questo sia un male o no dipende dai punti di vista. C'è chi dice che aiutino a rallentare la corrente e chi invece sostiene che ostruiscano il flusso. Agli aironi che volano sul fiume e ai germani reali che sguazzano felici, tutto sommato, non interessa più di tanto. Loro di detriti, scarichi e mercurio non ne sanno niente. E continuano a vedere il fiume come un gigante, placido e indistruttibile. Un gigante che è la loro casa.

In due anni pochi cambiamenti

Quello pubblicato oggi è il secondo viaggio che il Centro compie sul Pescara. Già nel giugno del 2010 due cronisti avevano risalito il Pescara, uno sul gommone e l'altro sull'elicottero del Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza. Il Centro aveva descritto gli scarichi abusivi e le capanne spuntate sulle rive, la piattaforma del Trasponde abbandonata e la vegetazione selvaggia. Il fiume visto dall'altro sembrava un tentacolo di fango marrone, inquinato e puzzolente. A distanza di più di due anni da quel viaggio quasi nulla è cambiato. Gli scarichi sono stati controllati ma quelli abusivi sono ancora lì. E il Trasponde è sempre fermo.

 

 

 
 
 
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Data di creazione: 05/04/2008
 

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CARTINA PETROLIO AGGIORNATA AL 2011

 

FUORI IL PETROLIO DALL'ABRUZZO

PETROLIO CHI DECIDE COSA

Lo schema delle autorità competenti può essere riassunto così: -La Direzione Generale dell’Energia e delle Risorse Minerarie è la massima autorità nel campo energetico nazionale nell’attribuire i titoli minerari. Nel suo ambito opera l’Ufficio Nazionale per gli Idrocarburi e Geotermia (UNMIG), con tre uffici periferici a Roma, Bologna e Napoli, al quale è demandato il compito del rilascio dei permessi, delle concessioni e il controllo delle attività produttive. -Il Comitato Tecnico per gli Idrocarburi e la Geotermia è il principale organo consultivo del Ministero dell’Industria in materia. E’ nominato per decreto dal Ministro dell’Industria e dura in carica per tre anni. Il Comitato esprime un parere, peraltro non vincolante, sull’assegnazione dei titoli minerari richiesti in concorrenza, e valuta le varie situazioni su cui è chiamato a pronunciarsi, quali la variazione dei programmi di lavoro, l’unificazione degli stessi fra titoli adiacenti interessati alla stessa tematica, l’assegnazione di concessioni di coltivazione alla società o gruppo che ha scoperto il giacimento ecc. Le riunioni del comitato avvengono a intervalli trimestrali. -Il Ministero dell’Ambiente, attraverso la Direzione Generale della Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) è l’istituto preposto a fornire la valutazione dell’impatto ambientale di ogni singolo progetto industriale e quindi anche di quello relativo al settore degli idrocarburi. Si avvale anche del parere della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, competenti territorialmente. Alcune competenze specifiche sono demandate direttamente alle Regioni interessate e attraverso deleghe, a Provincia e Comuni.
 

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A ME GLI OCCHI

Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.
1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare.
3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi.
4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato.
5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente.
6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….
7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Noam Chomsky
Fonte: www.visionesalternativas.com.mx

 
 

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