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Piove


Mentre pioveva all'Aquila c'era la commissione comunale sul folle progetto di variante Sud (opera da 34 milioni di euro dell'anas, posizionata in piena zone di esondazione del piano rischio alluvioni della regione abruzzo). Augusto De Sanctis era li per cercare di spiegare le anomalie del progetto, ma come ci racconta: L'unico momento dove ho suscitato attenzione è stato quando ho detto "ma se succede qualcosa di grave, facendo gli scongiuri, mica succederà come con l'ospedale s.salvatore che era inutilizzabile al momento del bisogno? E se la strada crolla mentre le persone sono in fuga che succede?" Ecco, solo così ho sentito qualche dubbio, lontano, entrare nelle teste di quelle persone.Un bell articolo:Per gli onnesi l'acqua simbolo di ricchezza e disgrazie Timori per le casette del nuovo villaggio GIUSTINO PARISSE ONNA. Sulle carte catastali, fra Onna e Fossa c'è un'ampia zona indicata come "Marinaro". Per i miei antenati, che forse il mare non l'avevano mai visto, la distesa d'acqua che nel tardo autunno, puntualmente, ricopriva i campi coltivati, era diventata simbolo di fertilità ma anche di disgrazie. Così come il mare vero anche quello degli onnesi è stato sempre un amico-nemico. Le onde che danno il nome al paese (Onna è una volgarizzazione di Unda) le ho riviste ieri pomeriggio. Il fiume Aterno in piena è uno spettacolo che incute timore e ti fa tornare piccolo piccolo e impotente. Come piccoli piccoli e impotenti ci siamo sentiti, noi aquilani, la mattina del sei aprile del 2009. Il ponte, che collega il borgo distrutto dal terremoto ai fertili campi coltivati lungo la via di Mezzo e la via di Fossa, ha tremato di nuovo, questa volta per le frustate dell'acqua furente, grigia e gorgogliante, con alberi, elettrodomestici spazzati dalle discariche abusive, oggetti di lavoro strappati alle casette dei contadini, che "viaggiavano" imprendibili fino a sparire in lontananza in cerca di chissà quale approdo. Quando sono arrivato sul ponte, già chiuso per motivi di sicurezza, ho trovato il sindaco Massimo Cialente che, sotto la pioggia, non risparmiava i suoi strali a chi, in consiglio comunale, gli ha messo i bastoni fra le ruote sul progetto per la messa in sicurezza dell'Aterno nella zona nord ovest. Mi sono avventurato sull'argine di sini! stra, quello verso Onna, mentre sulla destra, l'acqua tagliava, come una torta da consumare in fretta, la terra ormai incapace di reggere l'urto di quella valanga inarrestabile. Un fenomeno, quello della piena, che almeno da trent'anni a questa parte, con queste caratteristiche, non è stato frequentissimo. Nel mio archivio che custodivo fra le pietre disperse 21 mesi fa, conservavo foto e cronache di due eventi molto simili a quello che si sta verificando oggi. Il primo risale all'8 dicembre del 1978, l'altro alla metà di dicembre del 1999 quando l'acqua da Onna finì direttamente a Fossa allagando abitazioni e stalle nella zona detta "Osteria". In quelle due occasioni "Marinaro" aveva ridato concretezza al suo nome. La conca aquilana, nella sua parte più bassa dove si trova Onna, è stata, all'inizio della storia dell'uomo, il fondo di un grande lago. Ogni tanto è tornata a esserlo quando l'Aterno senza argini se ne è andato a spasso per i ca! mpi. Dalle carte dell'Archivio di Stato riemerge la lunga lo! tta che nel 1800 e all'inizio del 1900 fu condotta dagli onnesi per "frenare" le acque del fiume. Fu persino deviato il corso naturale per allontanarlo il più possibile dalle abitazioni del paese. Eppure ieri la paura è tornata. La ferita più grande che si è aperta sull'argine è di circa 60 metri. E' lì che il fiume quasi si compiace e si getta verso la pianura dove diventa apparentemente placido anche se travolge campi coltivati a grano e a "erbaggi" come scrivevano gli storici di qualche secolo fa. Mentre guardo quel grosso "taglio" mi accorgo che l'argine ha ceduto fra due punti che negli anni scorsi erano stati rafforzati con grosse pietre. E allora mi chiedo: ma perché quelle pietre non sono state messe lungo tutto il percorso? Altro mistero che farà la gioia di chi gioca allo scaricabarile. Mentre torno indietro incrocio Augusto De Santis, responsabile "Acque" del Wwf. Scatta immagini dei campi sott'acqua proprio dove l'Anas ha prog! ettato di costruire la Variante Sud. Rivado verso Onna e vedo, in uno spiraglio fra le nubi basse, il Gran Sasso con la neve ormai quasi tutta sciolta. Poi con Carlo Cassano, l'amico onnese che documenta con le foto ogni cosa, arrivo in contrada "Masergi" dove ci sono Arnaldo, Anselmo, Alessio, Duilio e tante altre persone che da ore vigilano per evitare la tracimazione. Si sono attrezzati con dei sacchetti di terra per bloccare i "tentativi" dell'acqua di scavalcare un argine che l'anno scorso si è abbassato di molti centimetri a causa del passaggio di mezzi pesanti. Se l'acqua tracimasse in quel punto verrebbero travolte le abitazioni nella parte bassa di Onna e correrebbero rischi seri anche alcune casette del nuovo villaggio costruito dopo il terremoto. Arrivano uomini della Protezione civile (del gruppo alpini di Paganica) e i vigili del fuoco. Ma contro l'acqua c'è poco da fare. Non resta che attendere. Guardo l'orologio. Sono le 21. Fuori cont! inua a piovere. Un'altra lunga notte nella mia casetta di legno. Qui,! sempre qui. Nonostante tutto.