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FUORI IL PETROLIO DALL'ABRUZZO

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INCENERITORI

Inceneritori:La legge di Lavoisier applicata ai rifiuti: La legge di Lavoisier (o di costanza delle masse nelle reazioni chimiche) ci dice che “la quantità di materia totale di un sistema chiuso rimane costante”. Il che significa che è possibile trasformare le sostanze, ma non annullare la loro massa. Dalla combustione di una tonnellata di rifiuti bruciata si ottengono complessivamente circa due tonnellate di sostanze: - una tonnellata di fumi - 280kg/300kg di ceneri solide, cancerogene, da smaltire in discariche speciali - 30 kg di ceneri volanti (estremamente tossiche) - 650 kg di acqua sporca (da depurare) - 25 kg di gesso Nel processo di incenerimento, ai rifiuti da bruciare occorre infatti aggiungere calce viva e una rilevante quantità di acqua. Nulla si crea, nulla si distrugge, e tutto si trasforma, viene insegnato in seconda media, eppure, in modo bipartisan, i nostri politici sono ancora suggestionati dal “mito prometeico”.
 

HERMANN DALY

Hermann Daly, uno dei fondatori dell' economia ecologica fornisce la seguente ricetta per una economia sostenibile (notare bene che parla di "economia" e non "sviluppo")

1-Sfruttare le risorse rinnovabili ad un ritmo che non superi la capacità di rigenerazione dell' ecosistema.
2-Limitare l'uso di tutte le risorse, in modo da produrre un livello di rifiuti che possano essere assorbiti dall'ecosistema
3-Sfruttare le risorse non rinnovabili ad un ritmo che, per quanto possibile, non superi il ritmo di introduzione di sostituti rinnovabili

 

 

NON È UNA TESTATA GIORNALISTICA

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001. Le foto presenti sul blog sono dei rispettivi autori, nel caso violino i diritti d'autore saranno rimosse in seguito a pronta comunicazione.
 

 

Sfruttamento selvaggio dell'acqua

Post n°900 pubblicato il 13 Marzo 2014 da emergenzambiente
 
Foto di emergenzambiente

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Acqua in Abruzzo:
un Piano di sfruttamento e non di tutela

Dure critiche del WWF al Piano di Tutela delle Acque della Regione oggi all'esame della 2^ Commissione. Il deflusso minimo vitale calcolato sulla portata minima comporterà la morte biologica di molti fiumi.
Si vuol chiedere un rinvio di 12 anni per il risanamento dei corsi inquinati!

Il WWF non partecipa questa mattina alla riunione della 2^ Commissione Permanente ("Governo del territorio - Lavori pubblici - Ordinamento uffici e enti locali") chiamata ad esaminare il Piano di Tutela delle Acque elaborato dalla Giunta Chiodi e dall'assessorato ai Lavori pubblici. "Non parteciperà - dichiara il presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio - semplicemente perché questo piano, in preparazione dal 2001, si configura assai più come un piano di sfruttamento piuttosto che di tutela. Basti dire, per citare una delle più clamorose incongruenze, che il deflusso minimo vitale non viene calcolato, come avviene ovunque, in percentuale sulla portata media dei corsi d'acqua ma su quella minima. Questo comporterà captazioni esagerare che favoriranno la morte biologica di fiumi e torrenti già oggi in enormi difficoltà. C'è anche, gravissima, la dichiarata intenzione di chiedere all'Unione Europea una inaccettabile deroga sugli obiettivi di qualità fissati a livello comunitario per il 2015, spostandola in molti casi addirittura al 2027. Entro il prossimo anno, come si sa da tempo, tutti i corsi d'acqua europei dovrebbero essere nello stato ambientale "buono". L'Abruzzo non ha fatto praticamente nulla per cercare di raggiungere questo obiettivo e infatti attualmente appena il 30% dei tratti fluviali della regione è da questo punto di vista in regola. La soluzione è cominciare finalmente a impegnarsi in concreto e non quella di cercare di rinviare la scadenza".
Il Piano "di sfruttamento" che l'attuale maggioranza vorrebbe approvare a fine legislatura non ha tra l'altro tenuto in alcun conto le osservazioni delle associazioni ambientaliste (un articolato documento è stato ad esempio presentato il 22 novembre 2010) né quelle degli enti gestori delle aree protette. Se fosse approvato nella attuale stesura avrebbe pesanti ripercussioni negative sull'ambiente e sui reali interessi della collettività in tutti i settori di utilizzo delle acque, senza eccezione alcuna.
"Il WWF - conclude il presidente Di Tizio - chiede che questo inaccettabile strumento, che nella attuale stesura favorirebbe le mire di singoli a scapito delle priorità generali e che rinvierebbe ogni azione per il risanamento dei fiumi, venga profondamente rivisto, alla luce dei veri interessi della maggioranza degli abruzzesi, anche economici: i fiumi inquinati e con pochissima portata comportano l'inquinamento del mare con danni milionari a una economia già in sofferenza. È questo ciò che vuole la Giunta Chiodi?"

Info: 348 8130092

 

 
 
 

Amplero e vecchi merletti ovvero grandi invasi aleggiano

Post n°899 pubblicato il 10 Marzo 2014 da emergenzambiente
 
Foto di emergenzambiente

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Amplero e vecchi merletti ovvero grandi invasi aleggiano


Come volevasi dimostrare: dopo il fuoco fatuo della sedicente consultazione dei portatori di interesse (più che mai, portatori d'acqua ad interessi più o meno confessabili) di fine anno, il folle disegno del megaimpianto con megainvaso per l'irrigazione di Fucino è scomparso dai radar della pubblica opinione.... Non abbiamo dubbi che l'esoso mostro riemergerà presto.... vestito di tutto punto....scortato dai peana elevati dai soliti noti...
Ci chiama il non dimenticato ex sindaco di Ortona nei Marsi, Alberto Taglieri, ansioso di battersi per la causa del Giovenco.... Ma in cuor nostro speriamo che non ce ne sarà bisogno... In fin dei conti, la recente polemica sorta sulla depurazione avezzanese potrebbe forse condurre a più miti pretese le Autorità, e spingerle a fare cose insieme più semplici e produttive: i depuratori a Fucino (fmb)
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Penso che il pezzo Amplero... Amplero... sei tu Amplero? (Il Martello del Fucino - 19, 2013) sia da ritenere definitivo sulla vicenda. (Spero che a breve, la stessa cambi denominazione: si abbia almeno il buonsenso di proporre per le vasche una località meno infelice). Avendo vissuto il cosiddetto Amplero1, preferisco mantenere un basso profilo, ma non posso non chiedermi: perché non li han costruiti - più che rimuginati per decenni - negli anni Cinquanta con tutto quel denaro ancora in circolazione, con una classe politica più lungimirante dell'attuale e del supporto tecnico dell'Ente Fucino (e Maremma) appena insediato (1951)? Perché soprattutto non ci ha pensato il fascismo, con la sua predilezione per il mondo rurale e i rapporti più che buoni tra Mussolini e i Torlonia?
Ho accennato di recente a una manifestazione alla Ferriera contro l'invaso negli anni Ottanta e ci torno sopra. I pescinesi erano molto arrabbiati perché: 1) avrebbero prelevato altra acqua dal loro fiume, da portare altrove, 2) avevano il timore che l'esigua portata («pisciarello») del Giovenco potesse scendere ancora, una volta costruito il vascone nella zona di Collelongo. Essi erano anche coscienti che per essere com'è, un fiume impiega millenni e perciò temevano lavori di sorta. (Era il tempo della cementificazione dei corsi d'acqua impiegando fondi FIO; si preferiva anche eliminare alberi, siepi e arbusti dagli argini più che investire in manutenzione. In una scheda per il convegno Contro lo scempio ecologico degli ambienti fluviali d'Abruzzo - Pescara 1985 -, scrissi del corso d'acqua in questione: «Le sponde sono intatte» a differenza di quasi tutti gli altri. Del Liri, tanto per restare dalle nostre parti). Essi consideravano infine un sacrilegio - abituati a vedere l'acqua venir giù (dolcemente o in modo violento, non importa) - prelevare il prezioso liquido e innalzarlo a una certa quota per poi inviarlo altrove.
L'«altra parte» ha eseguito invece il copione classico del politicante quando vuol far passare opere pubbliche cui non crede abbastanza: l'invaso è strategico per l'agricoltura, necessario per lo sviluppo della Piana, ecc. (Da inserire nella cornice: se le cose vanno bene nel Fucino, ci guadagna anche tutta la Marsica). Ci fu assicurato (2007) che la «torcia al plasma» era irrinunciabile per il rilancio dello stabilimento ma il suo progetto fu ben presto messo da parte alle prime avvisaglie di crisi alla Micron, anche per un calo di attendibilità dell'azienda nei confronti delle amministrazioni locali oltre che per le proteste dei comitati spontanei e la rinuncia di Luco dei Marsi a ospitare l'impianto.
«Ancora co' ‘sta storia...», è la frase tra l'annoiato e lo spazientito ripetuta da alcuni vecchi conoscenti quando ho preso a raccontar loro i contorni della questione. È cambiata sia la situazione nazionale e sia locale in realtà, ma non il tipo di progetto, la sua giustificazione e forse le persone che lo propongono o lo sponsorizzano di nuovo.
I cambiamenti registrati in questi tre decenni, quali sono? Ne segnalo giusto un paio. L'espressione «impatto ambientale» - importata dagli Stati Uniti - è stata codificata dall'Europa e dopo pochi anni adottata dagli stati membri (337/1985/CEE). Si è poi approdati all'Autorità di bacino, dopo svariati convegni organizzati da partiti e associazioni ambientaliste intorno alla metà degli anni Ottanta, sui bacini idrografici - c'entra a pieno titolo l'idrografia. Tali enti sono stati varati oltre vent'anni fa soprattutto per porre un freno al degrado e al dissesto del territorio nazionale (183/1989).
Di là dei risultati ottenuti, m'interessa segnalare come tale forma di controllo del territorio ha cambiato la nostra percezione e la nostra narrazione dell'ambiente circostante. Ci si è accorti - meno del dovuto, secondo me - dell'inadeguatezza del nostro sistema amministrativo. Nel nostro caso: abbiamo poco a che fare con l'Abruzzo e la provincia aquilana; il nostro comprensorio dovrebbe essere meno esteso volendo mantenere il toponimo Marsica. Noi riusciamo anche a vedere e distinguere meglio i singoli tronchi di tale sistema: valle XYZ non è solo un paio (o più) di gruppi montuosi che procedono affiancati ma soprattutto un territorio unitario e in equilibrio in cui torrenti e fiumi rappresentano una specie di spina dorsale.
Volendo trattare la questione «Amplero» oggi, con la nuova - si fa per dire - impostazione: come procedere? Da fuori, chiedono di captare l'acqua da una parte della Marsica (valle del Giovenco) e portarla a un'altra dello stesso comprensorio (conca del Fucino). Le zone si trovano in sequenza secondo il corso del fiume e perciò la seconda (conca del Fucino), riceve già una quantità della risorsa dalla prima (valle del Giovenco). Si suppone anche che la seconda poiché tale (conca), utilizzi anche tutta l'acqua che si raccoglie al suo interno. Il Genio Civile d'Avezzano indicava la portata massima del Giovenco in sessanta mc/sec rilevata su una piena del 1952 - provocò allagamenti. La portata minima, la «secca» si era invece registrata vent'anni dopo (un mc/sec). La portata media era valutata trenta mc/sec. Il fiume riversa generalmente metà della sua portata nel Fucino.
Era pensabile captare acqua dal Giovenco per «il Fucino» o per «l'agricoltura» perché ci si doveva aiutare tra marsicani o tra democristiani, fino a trent'anni fa. Tale coperta di tipo ideologico è divenuta più corta, dopo tali cambiamenti e pertanto ci si aspettano dei conflitti. Ciascuno deve fare la propria parte nella vallata d'appartenenza pur vivendo in un sistema più ampio (Autorità di bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno; essa comprende alcune zone di Abruzzo, Lazio, Molise, Campania e Puglia): utilizzare al meglio la propria risorsa per sé e per chi si trova almeno dopo di noi. Manomettere il letto di un fiume con briglie, alvei o sponde di cemento, provoca a ripetizione frane e smottamenti «a monte» e allagamenti «a valle». Bisogna evitare contaminazioni dell'acqua per uso agricolo, industriale e civile. (Sembrano raccomandazioni banali ma purtroppo non lo sono, nell'Italia delle innumerevoli frane e della «Terra dei fuochi»).
Invasi da utilizzare per l'agricoltura (per l'industria, l'artigianato o il turismo) nel Fucino? È una faccenda che riguarda solo noi abitanti della Piana e non quelli della precedente valle del Giovenco né quelli della successiva valle del Liri.
La «progettazione partecipata» cui oggi assistiamo, mette in ombra tale nuovo modo di osservare il nostro ambiente e di pensare il cambiamento, ma non solo. Ogni stakeholder persegue il proprio interesse ed è portato per questo a chiedere la luna in ogni occasione; c'è invece bisogno di soggetti capaci almeno di mediare tra le varie posizioni, ma i partiti politici si dileguano in casi del genere o mandano avanti altri attori sociali. Tale metodologia progettuale copre perciò anche la mancanza d'idee e di progetto dell'attuale ceto politico locale - anche sindacale.
Una riflessione anche sul momento in cui siffatto progetto è stato riportato a galla. Ho ricordato la vicenda della «torcia al plasma»; Berlusconi ha ripescato la politica del nucleare non in un periodo di crescita o di ripresa economica, bensì all'inizio di un periodo di de-industrializzazione - con conseguente minor bisogno d'energia elettrica. (È stato questo un elemento seppur minuscolo per vincere l'ultimo referendum anti-nucleare, nel 2011). Alcune delle fabbriche del Fucino attraversano un periodo infausto per crisi o chiusura: serve perciò meno acqua (anche energia elettrica) eppure si è ripreso a proporre invasi (anche a sistemare pannelli fotovoltaici su terreni fertili. Per non parlare degli impianti a biomassa).
Resto a guardare.
Giuseppe Pantaleo
[tratto da: Il Martello del Fucino, 2014-5]

 

 
 
 

A T T A C C O

Post n°898 pubblicato il 08 Marzo 2014 da emergenzambiente
 
Foto di emergenzambiente

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RIFORMA DELLA LEGGE SUI PARCHI: ATTACCO ALLA NATURA
Caccia nei parchi, silenzio assenso sulle nuove opere di trasformazione del territorio, tassa sugli impatti ambientali, gestione dei parchi in mano ai Comuni, interessi privati delle imprese agricole nei consigli direttivi, così il #Senato prepara l'attacco alla Natura d'Italia.

La Commissione Ambiente del Senato ha completato la discussione sulle proposte di Legge per la modifica della normativa quadro sulle aree naturali protette, la Legge 394 del 1991, definendo il testo unico che andrà all'approvazione definitiva. Le maggiori Associazioni ambientaliste, CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia lanciano l'allarme per un autentico ed inaccettabile attacco alla natura. La proposta di legge prevede l'introduzione del silenzio assenso per il nulla osta rilasciato dagli Enti Parco, la caccia nei parchi mascherata da controllo faunistico per tutte le specie, royalty per le opere ad elevato impatto ambientale, aumento del potere dei Comuni nella gestione dei parchi e nuove categorie di parchi per soddisfare solo gli interessi di alcuni territori.
Le 8 maggiori Associazioni ambientaliste si appellano ai Senatori chiedendo di fermare questo colpo di mano che rischia di trasformare la Legge quadro sulle aree naturali protette in uno strumento per sferrare un attacco mortale al patrimonio naturale del nostro Paese. Questa proposta di riforma della Commissione Ambiente del Senato non è solo inopportuna ma è pericolosa per le sorti della natura italiana.
Le Associazioni ambientaliste chiedono per questo l'eliminazione dal testo unificato che sarà portato in aula per l'approvazione definitiva delle modifiche ritenute lesive dei principi e finalità della Legge quadro approvata nel 1991 e rivolgono un appello ai Senatori della tredicesima Commissione affinché sia fermata questa sciagurata riforma.
Le Associazioni ambientaliste, CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia chiedono al Parlamento di favorire le condizioni per un ampio confronto con tutte le parti interessate sul rilancio del ruolo dei parchi e delle riserve naturali per garantire una efficace conservazione del patrimonio naturale del Paese e si adopereranno nei prossimi giorni per far meglio comprendere al Senato la necessità di fermare questa riforma.

 

 
 
 

Primavera in Abruzzo

Post n°897 pubblicato il 06 Marzo 2014 da emergenzambiente
 
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Il WWF in prima fila accanto ai sindaci contro l'impianto di trattamento di rifiuti pericolosi a Furci (Ch).

Primavera (Confindustria) si convinca che l'Abruzzo ha già scelto un'altra via di sviluppo.

 

VASTO - Leggiamo con scetticismo quanto ha affermato alla stampa nei giorni scorsi il Presidente di Confindustria Chieti relativamente al dramma occupazionale della ex Golden Lady e dell'intera Val Sinello. Una presa di posizione che strumentalizza quanto stanno vivendo i lavoratori e le lavoratrici, vittime di scelte industriali sbagliate, mancanza di innovazione tecnologia, delocalizzazione per meri motivi economici o di vere e proprie manovre di speculazione finanziaria. Ricordiamo al rappresentante degli industriali che l'Abruzzo ha scelto una strada ben diversa da quella che lui continua a difendere. Paolo Primavera continua a ripetere le stesse posizioni, ormai sempre più isolato, da diversi anni, senza considerare che negli ultimi anni sono state poste in essere precise scelte programmatiche verso uno sviluppo più sostenibile del territorio. Basti pensare alle innovative strategie di conservazione avviate sulla costa teatina, dal Sistema delle Aree Protette fino all' istituendo Parco Nazionale, formidabile strumento di pianificazione del territorio.

 

Che l'Abruzzo abbia una visione diversa da quella di Confindustria lo testimoniano le 40.000 persone scese in piazza l'anno scorso a Pescara contro Ombrina Mare 2 in una manifestazione che ha visto la partecipazione non solo degli ambientalisti ma dei Comuni, degli schieramenti politici, di tantissime associazioni e comitati, commercianti, ristoratori, agricoltori e cittadini. 40.000 persone che non vogliono barattare la propria salute e il proprio futuro per pochi posti di lavoro (di certo molti meno dei numeri promessi da Primavera). E lo testimonia il recente incontro dei sindaci del Vastese contro l'autorizzazione all'impianto di trattamento di rifiuti speciali con annessa discarica della ditta Vallecena srl a Furci. E' forse questo il motivo dell'attuale attivismo di Paolo Primavera, preoccupato per un possibile diniego da parte della Commissione VIA, dato che è uno dei soci della società proponente l'impianto?

 

L'Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina esprime tutto il suo apprezzamento per questo incontro e per la sinergia trovata dai sindaci nell'occasione. Ribadiamo la nostra contrarietà, come già fatto in altre occasioni, a questo impianto che sorgerebbe a brevissima distanza da abitazioni e terreni agricoli, in un Comune dove fortissimi sono i timori per la salute pubblica (anche alla luce dello studio sui tassi di mortalità a Furci realizzato dal dott. Schioppa dell'Università D'Annunzio) e con la vicina discarica Civeta in esercizio. L'impianto potrà trattare 264 tipi di rifiuti, di cui molti pericolosi, tutti con un unico trattamento.

 

Confindustria e i suoi rappresentanti abruzzesi potrebbero avere un ruolo chiave nell'indirizzare lo sviluppo industriale della nostra regione verso una economia che punta su tecnologie ispirate dal funzionamento della natura, dove niente di spreca o diventa rifiuto. La nostra regione potrebbe divenire un incubatore di imprese innovative, attraendo quegli imprenditori con maggiore sensibilità ambientale e rispetto per il territorio. Invece Primavera continua a difendere la sua idea miope e distorta dell'Abruzzo, come di una terra da regalare ai petrolieri, da inquinare con discariche, inceneritori e impianti a biomasse, da devastare con porti inutili e sovradimensionati.

Ines Palena

Presidente Associazione

WWF Zona Frentana e Costa Teatina Onlus

 

 
 
 

Tutti in Classe A: 500 edifici analizzati da Bolzano a Catania

Post n°896 pubblicato il 06 Marzo 2014 da emergenzambiente
 
Foto di emergenzambiente

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Tutti in Classe A: 500 edifici analizzati da Bolzano a Catania
Le termografie bocciano edifici progettati da Fuksas, Portoghesi, Krier

In troppe regioni obiettivi e regole inadeguati e nessun controllo sulle certificazioni
promosse solo Trento, Bolzano, Piemonte e Lombardia

"1000 euro di risparmio per famiglia all'anno con interventi di efficienza in edilizia.
Ma servono controlli e nuove politiche per la riqualificazione dei condomini"

Legambiente presenta una radiografia energetica del patrimonio edilizio italiano

Le nostre case possono essere comode e sicure, ben isolate e correttamente soleggiate, oppure possono essere scomode e dispendiose, troppo calde d'estate o fredde in inverno; possono contribuire a migliorare la nostra qualità della vita o, al contrario, pesare significativamente sulla spesa familiare per raggiungere minimi livelli di benessere e contribuire enormemente all'inquinamento urbano determinato dagli impianti di riscaldamento, che per scaldare adeguatamente questi edifici colabrodo bruciano combustibili fossili. L'innovazione ambientale rappresenta, inoltre, la via più interessante e utile per risollevare il settore immobiliare e dell'edilizia nel suo complesso, grazie alle notevoli opportunità che offre anche in termini occupazionali ed economici.
Questi i presupposti dell'indagine di Legambiente Tutti in classe A, sulla qualità del patrimonio edilizio italiano, presentata oggi a Roma, dal vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini in una conferenza stampa che ha visto anche la partecipazione di Leopoldo Freyrie (Presidente CNAPPC, Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori), Ermete Realacci (Presidente Commissione Ambiente Camera dei Deputati) e Antonio Scala (Responsabile Energy Service Mass Market Enel Energia).

L'indagine ha preso in considerazione oltre 500 edifici in 47 città italiane, grazie a un team di esperti che viaggiando da nord a sud del Paese, ha fotografato con un'apparecchiatura termografica la situazione termica degli edifici confrontando le rese di costruzioni recenti, firmate anche da note archistar con palazzi costruiti nel dopoguerra e edifici dove sono stati realizzati interventi di retrofit, evidenziando come una riqualificazione energetica ben fatta possa permettere di realizzare risultati significativi di riduzione dei consumi energetici.

"In un periodo di crisi drammatica come quello che sta vivendo il mercato immobiliare italiano, la sfida di innovazione proposta dall'Unione Europea va assolutamente raccolta - ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini - perché attraverso la chiave dell'energia è possibile riqualificare gli edifici in cui viviamo e lavoriamo, per renderli oltre che meno energivori più belli, ospitali, salubri. E' una opportunità che va colta fino in fondo, per arrivare ad azzerare le bollette delle famiglie, per creare lavoro in un campo ad alto tasso di occupazione e con importanti possibilità di ricerca applicata. Ma questa direzione di cambiamento responsabilizza tutti, dalla pubblica amministrazione agli imprenditori edili, dai progettisti ai cittadini. In 13 regioni
- ha continuato Zanchini - non esiste alcun tipo di controllo e così si calpestano i diritti dei cittadini che dovrebbero essere correttamente informati sulle prestazioni energetiche e sulla sicurezza delle loro abitazioni".

L'analisi termografica ha riguardato edifici residenziali, scuole e uffici, costruiti nel dopoguerra e altri più recenti. Sono state verificate anche le prestazioni di quelli già certificati di Classe A e di quelli ristrutturati, e di alcuni edifici costruiti dopo il 2000, ossia dopo l'adozione delle direttive europee in materia di risparmio energetico e isolamento Su gran parte di questi immobili, nuovi e già vecchi, i problemi sono evidenti. Da Milano a Torino, fino alla periferia di Bari, dal progetto C.A.S.E. a L'Aquila, al quartiere Parco Leonardo a Roma, si ravvisano problemi di elementi disperdenti, con distribuzione delle temperature superficiali estremamente eterogenee. Spesso anche per edifici che si promuovono come "biocase" o a basso consumo energetico.
Che in "Classe A" si viva meglio lo dimostrano invece le termografie di edifici ben progettati, costruiti e certificati, come il quartiere Casanova a Bolzano, immobili nuovi o ristrutturati a Firenze, Udine o Perugia, che mostrano invece un comportamento omogeneo delle facciate e l'assenza di ponti termici significativi, la precisa scelta di sfruttare al meglio l'esposizione dell'edificio e l'uso di specifici materiali per le diverse facciate al fine di sfruttare al meglio la radiazione solare, minimizzando i consumi energetici per il condizionamento invernale con un risparmio, per i fortunati abitanti di questi edifici, fino a 2mila euro ogni anno.
Attenzioni e benefici che non ritroviamo, purtroppo, nemmeno in edifici progettati da architetti di fama internazionale e costruiti negli ultimi dieci anni, come mostrano le termografie realizzate su edifici costruiti a Milano, Roma e Alessandria da Fuksas, Krier e Portoghesi, dove l'analisi a infrarossi ha dato risultati simili a quelli di altri edifici recenti di firme meno prestigiose, con difetti nelle superfici perimetrali ed elementi disperdenti nelle strutture portanti.
"In tutti e tre gli edifici ‘famosi' analizzati, l'impronta architettonica che si voleva proporre è chiara e riconoscibile - commenta Edoardo Zanchini - mentre manca l'attenzione all'efficienza energetica. Attenzione che invece ha caratterizzato positivamente un edificio progettato da Cino Zucchi a Milano, con ottime prestazioni di isolamento. E' indispensabile - ha concluso Zanchini - che tutti, dalle archistar ai tecnici e a chi costruisce, contribuiscano a migliorare la qualità e efficienza dell'edilizia italiana".

In questo rapporto si segnalano, inoltre, la situazione e i problemi della normativa nazionale, l'articolato e inadeguato quadro di regole nelle diverse regioni in particolare per quanto riguarda controlli e sanzioni, ma anche le buone pratiche attuate da alcuni Comuni. Gli edifici, infatti, sono responsabili di una grossa fetta dei consumi energetici italiani e delle emissioni di gas serra.
La direttiva europea 2002/91 ha introdotto precisi obiettivi in termini di rendimento energetico e l'obbligo della certificazione degli edifici nuovi (con le diverse classi di appartenenza, dalla A alla G) e nelle compravendite di quelle esistenti. Poi Bruxelles si è spinta oltre, con la direttiva 31/2010, che prevede date precise per una transizione radicale. Dal 1 gennaio 2021 tutti i nuovi edifici, sia pubblici che privati, dovranno essere neutrali da un punto di vista energetico, ossia dovranno garantire prestazioni di rendimento dell'involucro tali da non aver bisogno di apporti per il riscaldamento e il raffrescamento oppure di soddisfarli attraverso le fonti rinnovabili. Entro il 30 Aprile 2014, inoltre, il Governo italiano dovrà inviare a Bruxelles una ‘strategia a lungo termine per mobilitare investimenti nella ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e commerciali, sia pubblici che privati'.
Nonostante la nuova programmazione europea 2014-2020 preveda consistenti risorse per l'efficienza energetica che possono diventare un volano per riqualificare il patrimonio edilizio e le città e non esista oggi alcuna ragione economica o tecnica che possa impedire che tutti i nuovi edifici siano progettati e costruiti per essere in Classe A di prestazione energetica (grazie al contributo di pannelli solari termici o fotovoltaici, pompe di calore geotermiche o altri impianti da fonti rinnovabili), continuiamo ad assistere a rinvii e ritardi nell'applicazione delle direttive e ad azioni di vero e proprio sabotaggio da parte delle solite lobby non interessate a salvaguardare gli interessi delle famiglie, dell'ambiente e delle imprese che puntano sulla green economy.

Ma quando si parla di rigenerazione del patrimonio edilizio esistente, e se si vogliono raggiungere obiettivi di riduzione dei consumi energetici significativi, occorre ampliare lo sguardo oltre il singolo edificio e considerare anche gli aspetti urbanistici e ambientali dei quartieri.
Affinché si avvii una stagione di cambiamento e di innovazione profonda delle città italiane per migliorarne la qualità e la vivibilità, occorre, secondo Legambiente, percorrere diverse strade in parallelo: bisogna introdurre regole omogenee in tutta Italia per le prestazioni in edilizia e controlli indipendenti su tutti gli edifici con sanzioni vere per chi non rispetta le regole. Altrettanto indispensabile è dare certezza rispetto alla sicurezza antisismica degli edifici stabilendo l'obbligo di dotarsi di un libretto antisismico per tutti gli edifici esistenti; è necessario stabilire per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni edilizie oltre una certa dimensione lo standard minimo obbligatorio di Classe A su tutto il territorio nazionale; va premiato, nelle ristrutturazioni edilizie, il miglioramento della classe energetica di appartenenza, e per facilitare questo processo occorre rendere permanenti le detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio (50-65%) offrendo un orizzonte temporale serio, allargando gli incentivi agli interventi di consolidamento antisismico degli edifici.

C'è bisogno di nuovi strumenti per il finanziamento degli interventi di riqualificazione. Occorre introdurre un fondo nazionale di finanziamento e di garanzia per gli interventi di riqualificazione energetica di edifici pubblici e condomini privati, come prevede la stessa Direttiva 2012/27, per realizzare misure di miglioramento dell'efficienza e di sicurezza antisismica.
E' necessario poi, semplificare le autorizzazioni per gli interventi di retrofit energetico. In Italia realizzare interventi di riqualificazione energetica complessiva di edifici condominiali è difficilissimo per un quadro di regole sulla riqualificazione oramai datato e senza alcuna attenzione ai temi energetici. Occorre creare le condizioni tecniche e economiche per rendere vantaggiosi interventi che possono consentire di migliorare le prestazioni delle abitazioni e di garantire risparmi energetici quantificabili e verificabili per le famiglie, oltre che di consolidamento antisismico.

La pagella delle Regioni per l'efficienza energetica in edilizia- vedi immagine-

Promosse e bocciate: la pagella delle Regioni e Province autonome italiane rispetto all'efficienza energetica in edilizia: 1 -4 (in verde): promosse; 5 -8 (in blu): Regioni promosse ma con alcuni crediti da recuperare;
9 - 10 (in giallo): Regioni bocciate per alcune lacune normative; 11 -21 (in rosso): Regioni bocciate per incompletezza e inadeguatezza

Dossier completo: http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/tutti-classe-A

L'ufficio stampa: 06.86268376 - 53 - 99

 

 
 
 

La Regione Abruzzo vuole aprire la caccia al cervo e al capriolo

Post n°895 pubblicato il 04 Marzo 2014 da emergenzambiente
 
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Foto di emergenzambienteLa Regione Abruzzo vuole aprire la caccia al cervo e al capriolo

Siamo alle solite: la Regione Abruzzo nella gestione ambientale predica bene e razzola male. Gli slogan "verdi" ampiamente utilizzati per la promozione turistica vengono clamorosamente disattesi dai ripetuti tentativi di provocare danni irreparabili e da una assoluta e conclamata indifferenza alle sorti dell'orso marsicano, animale simbolo d'Abruzzo e specie prioritaria a livello comunitario. Pochi giorni fa a Roma ISPRA e Ministero dell'Ambiente hanno presentato i risultati del 3° Rapporto Direttiva Habitat. La situazione del nostro orso è drammatica: la popolazione marsicana è in un cattivo stato di conservazione e "molto al di sotto di una soglia che assicuri possibilità di persistenza nel medio lungo periodo". Servirebbero provvedimenti eccezionali, a cominciare da una drastica riduzione della pressione venatoria in territori frequentati anche solo marginalmente dall'orso. La Regione invece che fa? Rispolvera alla chetichella un provvedimento già ritirato nell'ottobre 2012: nel dicembre scorso con una delibera di Giunta ha approvato un regolamento che sostanzialmente apre la caccia al cervo e al capriolo. Si tratta di due specie che sono tornate in Abruzzo, dopo che la caccia le aveva completamente distrutte, a partire dagli anni '70 del secolo scorso, grazie ad un'intelligente operazione di reintroduzione in parchi e riserve naturali. Da allora le due specie si sono gradualmente diffuse anche all'esterno delle aree protette ma ancora oggi vi sono ampie zone, potenzialmente adatte, in cui, soprattutto il cervo, è molto raro o assente.

La LIPU e il WWF ritengono assurdo pensare di aprire la caccia a queste due specie, visto che è ancora in pieno svolgimento il processo di ricolonizzazione di vaste aree, e comunque senza studi adeguati sulla loro presenza in Abruzzo. In ogni caso ogni progetto di questo genere va respinto di fronte alla necessità prioritaria di tutela dell'orso bruno marsicano. La massima concentrazione di cervi si trova infatti nella Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d'Abruzzo. Aprire la caccia al cervo e al capriolo in questa zona, di estrema importanza per l'orso, significa aggiungere un ulteriore grave fattore di disturbo ai già molti presenti nella zona, a cominciare dalla caccia al cinghiale, e anche di minaccia di uccisione fortuita, tanto più che il periodo della caccia al cervo verrebbe in gran parte a sovrapporsi con quello cosiddetto della "iperfagia", quello cioè in cui gli orsi devono nutrirsi abbondantemente per prepararsi ai mesi invernali. Invece di cercare di adottare misure per assicurare la massima protezione all'habitat dell'orso marsicano tutelandone gli ambienti dentro e fuori dai Parchi, come raccomandato dai tecnici e dagli studiosi che da anni seguono la specie, e in particolare dal PATOM, dal piano cioè per la tutela dell'orso marsicano, ufficialmente adottato dalla Giunta regionale, la Regione Abruzzo, continua a coprirsi gli occhi. I cittadini che amano la natura sapranno valutare...

Stefano Allavena -Delegato LIPU per l'Abruzzo

Luciano Di Tizio-Presidente WWF Abruzzo

 

 
 
 

SNAM : IL SONNO DELLA POLITICA GENERA ECOMOSTRI

Post n°894 pubblicato il 03 Marzo 2014 da emergenzambiente
 
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SNAM : IL SONNO DELLA POLITICA GENERA ECOMOSTRI

Da sei anni i cittadini stanno lottando per difendere il nostro territorio da attacchi sferrati da industrie fortemente impattanti che hanno un solo obiettivo : fare profitti sulla nostra pelle.
Sono, infatti, in gioco valori fondamentali quali il diritto alla salute, alla sicurezza, ad un ambiente sano e, soprattutto, il diritto di decidere del nostro futuro.
Questi attacchi continuano ad avvenire nel pieno di una pesantissima crisi economica e sociale che sta riducendo allo stremo ampi strati della popolazione e con uno Stato che, anziché essere di aiuto, sta spogliando la nostra comunità di servizi pubblici essenziali (quello del Tribunale è il caso più eclatante) rischiando così di provocare la desertificazione del centro Abruzzo. 
Una situazione così grave dovrebbe suscitare una generale ribellione: invece tutto avviene sulle nostre teste come se ciò fosse ineluttabile.
Le forze politiche e le istituzioni, anziché reagire e fare proprie le ragioni del malcontento della società civile,  appaiono balbettanti, incapaci, divise.
Chi ha chiesto ed ottenuto il voto dei cittadini non può stare nelle retrovie, ma ha il dovere di mettersi alla testa della lotta.
Il caso Snam è, al riguardo, fortemente emblematico. Il devastante progetto della multinazionale del gas (metanodotto e centrale di compressione) è stato contrastato soprattutto dai cittadini mentre quasi sempre la politica è stata a guardare. I risultati finora ottenuti (delibere, risoluzioni, leggi regionali) sono essenzialmente il frutto di una incessante pressione dal basso e non, come avrebbe dovuto essere, di autonome iniziative della politica; fatte salve alcune  eccezioni, i nostri rappresentanti istituzionali, nella grande maggioranza, brillano per la loro latitanza.
Il rischio che stiamo correndo è che tutto venga vanificato, a fronte di un governo nazionale che, anziché recepire la volontà democraticamente espressa da tutti i livelli istituzionali, continua ad essere totalmente subalterno alle scelte e agli interessi della Snam e delle altre multinazionali dell'energia. Il nuovo governo Renzi appare in perfetta continuità con i precedenti; anzi, sembra ancora più evidente il condizionamento delle  lobby economiche e finanziarie: basti dire che allo Sviluppo Economico c'è una rappresentante di Confindustria, associazione da sempre sostenitrice del disegno della Snam.
Ma, nello scenario che abbiamo di fronte non c'è solo una folta presenza di politici fantasma: c'è anche chi, come il Presidente Chiodi, continua deliberatamente a colpire alle spalle il nostro territorio, tradendo il mandato ricevuto dai cittadini. Il governo nazionale ha impugnato la Legge regionale sulle centrali di compressione in aree sismiche con l'assurda motivazione che gli studi di dettaglio sulla sismicità sarebbero contro la Costituzione: il Governatore Chiodi, anziché difendere le Legge approvata all'unanimità, ha adottato una delibera con cui la rinnega platealmente, dando così ragione al governo nazionale. Ed è molto grave che il Ministero dello Sviluppo Economico, tra i principali motivi per cui non intende ritirare l'impugnazione, davanti alla Corte Costituzionale, cita proprio la delibera di Chiodi!!
Oggi più che mai i rappresentanti che i cittadini hanno eletto, a livello locale e nazionale, devono dimostrare di essere all'altezza del loro ruolo, mettendo in atto iniziative  efficaci nei confronti di un esecutivo nazionale che, calpestando la democrazia, finora ha dimostrato di essere schierato da una sola parte: quella dei poteri forti.  

Sulmona, 28/02/2014

 

 
 
 

Abruzzo aiuta il parco del Virunga

Post n°893 pubblicato il 28 Febbraio 2014 da emergenzambiente
 
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petrolieri all'attacco di uno dei posti più straordinari del nostro pianeta- FERMIAMOLI -condividete fate girare. Per firmare clicca qui:

Salviamo il Parco del Virunga

 
 
 

Non cambiate NIENTE!

Post n°892 pubblicato il 24 Febbraio 2014 da emergenzambiente
 
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DOCUMENTO DI ITALIA NOSTRA SULLA PROPOSTA DI VARIANTE AL P.R.G. DI PESCARA ALL'O.d.G. DEL CONSIGLIO COMUNALE DI LUNEDI' 24 FEBBRAIO 2014

La variante PRG per una più efficace tutela del patrimonio storico - architettonico della nostra Città giunge finalmente all'adozione del Consiglio Comunale di lunedì prossimo. L'indignata reazione all'abbattimento della Centrale del latte si è trasformata in consapevolezza ed assunzione di responsabilità da parte della cittadinanza e dell'Amministrazione civica.
Ciò che risulta inaccettabile all'Associazione Italia Nostra e ai tanti che hanno a cuore le testimonianze della nostra storia urbana è che, contestualmente all'adozione della variante, la città debba pagare un ulteriore tributo a chi non interessa nulla del patrimonio storico testimoniale e bada esclusivamente al proprio interesse immediato: ben tre ambiti da proteggere vengono stralciati e consegnati alla speculazione edilizia.
Questi i casi in questione:
a) Primi due ambiti: gli edifici schedati al foglio 39 numero 12 e numero 17 fanno parte del noto complesso di "Borgo marino nord" (quartiere dei pescatori);
b) Terzo ambito: l'edificio schedato al foglio 113 numero 3 è il "Padiglione centrale di un'ex Filanda" che rappresenta oggi ciò che rimane del "complesso Giammaria", importante testimonianza dell'evoluzione della società pescarese che nei primi anni del ‘900 passa da un'economia di puro sostentamento, legata alle attività rurali, alla macchina della produzione industriale. I tre edifici: la Casa rurale, la Filanda ed il Castelletto rappresentano le tappe del percorso compiuto dalla comunità dell'allora Castellammare dal sistema latifondista di fine ‘800 alla piccola imprenditoria privata, fino alla creazione della provincia pescarese nel 1927. La Filanda costruita in prossimità della casa si presenta come un corpo unico, in mattoni faccia - vista, diviso all'interno in due livelli; il piano superiore fungeva da magazzino. La fabbrica era dotata di ampie vasche per il trattamento delle fibre vegetali , andate distrutte a seguito della costruzione del parcheggio dell'Ospedale Civile. Il complesso viene completato nel 1927 con la costruzione del Castelletto, atta a sottolineare l'importanza raggiunta dalla famiglia a livello economico e politico nell'ambito della nuova provincia pescarese.
Le schede relative ai due casi in esame, per i quali la commissione composta dal Prof. Varagnoli della Facoltà di Architettura dell'Università di Pescara, dall'arch. Tomassetti, della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Pesaggistici d'Abruzzo, da dirigenti e funzionari del Comune, oltre agli architetti esterni Di Brino e Ferri, ha previsto classi di tutela di livello superiore (A1/A2) rispetto a quella vigente (B4), che ora l'Amministrazione comunale, in forza di autorizzazioni amministrative (permesso a costruire e nulla-osta paesaggistico) già approvate, intenderebbe stralciare dalla revisione del patrimonio storico - architettonico di Pescara.
Italia Nostra ritiene che la variante debba, invece, essere approvata integralmente in occasione del Consiglio comunale di lunedì 24/02/14, senza alcun cambiamento e fa appello alla sensibilità dei Consiglieri comunali perché vengano salvaguardate parti significative della nostra storia urbana e dell'identità della nostra "giovane" Città.

 

 
 
 

Tordino ancora esposti

Post n°891 pubblicato il 17 Febbraio 2014 da emergenzambiente
 
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Fiume Tordino a Teramo: esposto del WWF

martedì 4 febbraio, Claudio Calisti, Presidente del WWF Teramo ha presentato al Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, alla Polizia dell'Amministrazione Provinciale di Teramo ed al Comando dei Vigili Urbani del Comune di Teramo un esposto nel quale vengono segnalati due casi di alterazione delle acque del Fiume Tordino.
Nei giorni precedenti alcuni cittadini avevano inviato numerose segnalazioni al WWF circa la presenza nelle acque del Fiume Tordino in località Cona ed in località Ponte a catena di sostanze non identificate che causavano il manifestarsi di schiuma, cattivi odori e un'insolita colorazione del corso del fiume.
Alcuni volontari del WWF hanno provveduto ad effettuare un controllo di quanto segnalato, facendo foto a testimonianza della situazione riscontrata.
Tale documentazione fotografica, insieme al rilevamento del punto esatto delle aree interessate, sono state trasmesse agli Organi di vigilanza.
Nella giornata di ieri i volontari del WWF hanno anche contattato agenti della Polizia provinciale, accompagnandoli in un sopralluogo nelle aree interessate. È stato così possibile verificare che effettivamente le acque del fiume risultano di colore alterato, con presenza di schiuma e un persistente cattivo odore.
"Non è certo la prima volta che segnaliamo casi di inquinamento delle acque dei nostri fiumi", evidenzia Claudio Calisti, Presidente del WWF Teramo. "Purtroppo i nostri corsi d'acqua sono sottoposti ad attacchi continui che determinano una profonda alterazione di questi ecosistemi estremamente delicati. L'inquinamento, peraltro, non resta localizzato nelle aree colpite, ma ovviamente viene trasportato dalle acque e finisce per arrivare al mare determinando problemi anche alla balneabilità. Abbiamo chiesto agli Organi di polizia di agire per quanto di loro competenza al fine di individuare la fonte dell'eventuale inquinamento nonché le eventuali responsabilità. Il WWF è intenzionato a seguire questa vicenda e si aspetta che si giunga alla risoluzione delle due problematiche segnalate".

 

 
 
 
 
 

INFO


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Data di creazione: 05/04/2008
 

REGIONALI 2014 RICHIESTE AI CANDIDATI

2014 richieste ai candidati 

 

IN ABRUZZO SCOPPIAMO DI ENERGIA

TRIVELLE IN VISTA -DOSSIER 2013-

DOSSIER WWF MILIONI DI REGALI

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CARTINA PETROLIO AGGIORNATA AL 2011

 

FUORI IL PETROLIO DALL'ABRUZZO

PETROLIO CHI DECIDE COSA

Lo schema delle autorità competenti può essere riassunto così: -La Direzione Generale dell’Energia e delle Risorse Minerarie è la massima autorità nel campo energetico nazionale nell’attribuire i titoli minerari. Nel suo ambito opera l’Ufficio Nazionale per gli Idrocarburi e Geotermia (UNMIG), con tre uffici periferici a Roma, Bologna e Napoli, al quale è demandato il compito del rilascio dei permessi, delle concessioni e il controllo delle attività produttive. -Il Comitato Tecnico per gli Idrocarburi e la Geotermia è il principale organo consultivo del Ministero dell’Industria in materia. E’ nominato per decreto dal Ministro dell’Industria e dura in carica per tre anni. Il Comitato esprime un parere, peraltro non vincolante, sull’assegnazione dei titoli minerari richiesti in concorrenza, e valuta le varie situazioni su cui è chiamato a pronunciarsi, quali la variazione dei programmi di lavoro, l’unificazione degli stessi fra titoli adiacenti interessati alla stessa tematica, l’assegnazione di concessioni di coltivazione alla società o gruppo che ha scoperto il giacimento ecc. Le riunioni del comitato avvengono a intervalli trimestrali. -Il Ministero dell’Ambiente, attraverso la Direzione Generale della Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) è l’istituto preposto a fornire la valutazione dell’impatto ambientale di ogni singolo progetto industriale e quindi anche di quello relativo al settore degli idrocarburi. Si avvale anche del parere della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, competenti territorialmente. Alcune competenze specifiche sono demandate direttamente alle Regioni interessate e attraverso deleghe, a Provincia e Comuni.
 

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A ME GLI OCCHI

Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.
1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare.
3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi.
4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato.
5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente.
6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….
7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Noam Chomsky
Fonte: www.visionesalternativas.com.mx

 
 

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