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Oggi il tema di maggiore attualità si chiama "Crescita". Finalmente si sta cercando di evolvere il ragionamento da una base introversa puramente aritmetica di contabilità e di numeri per far quadrare i conti, a una fase estroversa ben più impegnativa di evoluzione strategica del nostro paese. Anche perché la stessa nozione di "Crescita" è fortemente equivoca per chi conosce i limiti planetari che sono imposti alle nostre economie di mercato (1) e, dall'altra parte, l'opposta nozione di "Decrescita" (2) è ancora più teorica e non realisticamente perseguibile, solo utilizzando il più semplice e banale "buon senso" di tutti noi. E allora? Cosa bisogna fare? Quale direzione certa intraprendere? Quale strategia consistente di breve periodo occorre perseguire, nella certezza dei risultati e nella consistenza di lungo periodo? Quali priorità assolute occorre dare al nostro governo al di là della confusione partitica, istituzionale e sociale che si è pesantemente manifestata recentemente? Basta con le "Best Practices" di chi è sempre più grande di noi. Basta con la filosofia dell'efficienza esasperata che offusca la capacità di vedere e orientare le nostre imprese. Basta con lo spauracchio della competizione di basso prezzo mai in grado di creare benessere, soddisfazione e compiacimento nei consumi e negli stili di vita. Basta con le filosofie delle delocalizzazioni produttive, dell'Outsourcing, delle Merger & Acquisition, focalizzate solo a tagliare i costi (tagliare le teste e l'occupazione) e a magnificare gli algoritmi virtuali finanziari. Basta con la finanza speculativa - e le banche che la sostengono - che crea tanto malessere e malcostume, per non dire vera e propria delinquenza organizzata. Occorre riappropriarci con forza delle nostre origini, delle nostre capacità tanto invidiate nel mondo, del nostro Dna territoriale e dare ossigeno alle nostre imprese, a partire dallo sblocco del credito e dei suoi vincoli internazionali. Ma non basta ancora perché, come anticipato, questa svolta strategica a favore delle PMI non è sufficiente se non viene messa in parallelo alle nuove pratiche gestionali e ai modelli comportamentali di un intero sistema territoriale, per altro da noi già ben descritto anche nei suoi nuovi strumenti applicativi. Occorre aiutarle nel loro accorpamento e integrazione con altre realtà locali eccellenti (non fusioni, M&A, integrazioni di distretto ma, invece, solo reti di imprese eccellenti), rimettendo al centro il ruolo strategico aggregante delle amministrazioni e delle associazioni locali (e forse della politica: quella della gente responsabile locale). Insomma, è facile e immediatamente perseguibile un modello di sviluppo che non comporti una "Crescita" o "Decrescita" dei consumi, ma li trasformi in nuovi mercati in grado di mettere tutti d'accordo. Occorre un immediato sostegno alle PMI di territorio, tuttavia ancorato a un modello di Sviluppo Sostenibile in grado di conciliare contemporaneamente tutte le esigenze. ------------------ 1 La nozione di Crescita collegata all'attuale modello dei consumi è per definizione insostenibile nel tempo perché, in parallelo alla crescita delle popolazioni, della progressiva riduzione dei territori utili alla produzione alimentare, e al parallelo veloce depauperamento delle risorse naturali, non è possibile assicurare la possibilità di vita alle generazioni future. Addirittura, come proiettato nel diagramma dello studio dell'MIT "I limiti dello sviluppo" 1972 e oggi precisamente confermato nelle sue tendenze evolutive, questo collasso delle popolazioni potrebbe avvenire già attorno alla metà di questo secolo (vedi in proposito le affermazioni di Alberto di Fazio a pag. 28 del libro di Paolo Ricotti Sostenibilità e Green Economy - Quarto Settore - Franco Angeli 2010.)
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