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Crescita, Decrescita o più semplicemente Sviluppo Sostenibile?

Post n°54 pubblicato il 05 Maggio 2012 da emmedicom
 

 

Oggi il tema di maggiore attualità si chiama "Crescita".
Tutti i partiti, le associazioni, i media e gli "opinion maker" sono d’accordo all'unisono che, dopo tante tasse e contenimento della spesa, occorre finalmente capire come sia possibile da una parte assicurare la capacità competitiva e reddituale alle nostre imprese, dall'altra la capacità del sistema economico di creare occupazione, ricchezza, capacità di spesa e di prelievo fiscale. Insomma, occorre mettere al centro del dibattito la possibilità che la tanto vituperata "economia" sia in grado di esprimere quelle valenze positive in grado di mettere in moto il paese e scongiurare il collasso del suo intero sistema politico-sociale.

Finalmente si sta cercando di evolvere il ragionamento da una base introversa puramente aritmetica di contabilità e di numeri per far quadrare i conti, a una fase estroversa ben più impegnativa di evoluzione strategica del nostro paese.
Peccato che, almeno dal nostro punto di vista, nessuno sia in grado di farlo! O meglio, nessuno ha ancora mostrato un segno forte, semplice e comprensibile di dove si debba e si possa andare in maniera certa e risolutiva. Nessuno ha esplicitato una chiara direzione evolutiva strategica in grado di rendere credibile questa nozione di "Crescita" del nostro paese.

Anche perché la stessa nozione di "Crescita" è fortemente equivoca per chi conosce i limiti planetari che sono imposti alle nostre economie di mercato (1)  e, dall'altra parte, l'opposta nozione di "Decrescita"  (2) è ancora più teorica e non realisticamente perseguibile, solo utilizzando il più semplice e banale "buon senso" di tutti noi.
In questo senso queste due nozioni sono pragmaticamente impossibili da perseguire e realizzare in un contesto di corretta e possibile pianificazione strategica "sostenibile" del nostro paese.

E allora? Cosa bisogna fare? Quale direzione certa intraprendere? Quale strategia consistente di breve periodo occorre perseguire, nella certezza dei risultati e nella consistenza di lungo periodo? Quali priorità assolute occorre dare al nostro governo al di là della confusione partitica, istituzionale e sociale che si è pesantemente manifestata recentemente?
La risposta è apparentemente semplice, e forse già in parte proposta: ridare vigore e sostegno al tessuto imprenditoriale del nostro paese delle PMI di territorio, e smetterla di ragionare in funzione delle grandi imprese (che praticamente non esistono nel nostro paese) e dei loro impraticabili modelli gestionali di natura teorica e accademica.

Basta con le "Best Practices" di chi è sempre più grande di noi. Basta con la filosofia dell'efficienza esasperata che offusca la capacità di vedere e orientare le nostre imprese. Basta con lo spauracchio della competizione di basso prezzo mai in grado di creare benessere, soddisfazione e compiacimento nei consumi e negli stili di vita. Basta con le filosofie delle delocalizzazioni produttive, dell'Outsourcing, delle Merger &  Acquisition, focalizzate solo a tagliare i costi (tagliare le teste e l'occupazione) e a magnificare gli algoritmi virtuali finanziari. Basta con la finanza speculativa - e le banche che la sostengono - che crea tanto malessere e malcostume, per non dire vera e propria delinquenza organizzata.

Occorre riappropriarci con forza delle nostre origini, delle nostre capacità tanto invidiate nel mondo, del nostro Dna territoriale e dare ossigeno alle nostre imprese, a partire dallo sblocco del credito e dei suoi vincoli internazionali.
E se le grandi banche nazionali o internazionali non lo sanno fare, rivolgiamoci alla banche più piccole del territorio, che sapranno seguirci e assisterci meglio.

Ma non basta ancora perché, come anticipato, questa svolta strategica a favore delle PMI non è sufficiente se non viene messa in parallelo alle nuove pratiche gestionali e ai modelli comportamentali di un intero sistema territoriale, per altro da noi già ben descritto anche nei suoi nuovi strumenti applicativi.
Occorre infatti essere certi di sostenere queste imprese aiutandole a identificare nuovi  possibili sbocchi commerciali in coerenza ai modelli di Economia Sostenibile che si stanno configurando nel mondo e che assicurano, da una parte, un adeguato Valore Aggiunto (3)  all'impresa e, dall'altra, vero benessere duraturo alla gente e al territorio (4).

Occorre aiutarle nel loro accorpamento e integrazione con altre realtà locali eccellenti (non fusioni, M&A, integrazioni di distretto ma, invece, solo reti di imprese eccellenti), rimettendo al centro il ruolo strategico aggregante delle amministrazioni e delle associazioni locali (e forse della politica: quella della gente responsabile locale).
Occorre permetterle di disporre di sbocchi distributivi di nuova generazione sui territori e molto più vicini ai luoghi di consumo della gente a prescindere dai "blocchi" imposti dalle centrali di acquisto delle insegne commerciali, ormai per la gran parte internazionali e collocate all'estero a protezione dei loro fornitori preferenziali e multinazionali.
Occorre dare spazio e sostegno a nuove forme di imprenditoria giovanile che, facendo perno strategico sulla maggiore richiesta di beni a elevato contenuto di immaterialità (arte, musica, spettacolo, cultura, intrattenimento, sport, beni storici, beni naturali, beni relazionali) possono sviluppare occupazione e ricchezza proprio nel territorio di appartenenza e senza importanti investimenti .

Insomma, è facile e immediatamente perseguibile un modello di sviluppo che non comporti una "Crescita" o "Decrescita" dei consumi, ma li trasformi in nuovi mercati in grado di mettere tutti d'accordo. Occorre un immediato sostegno alle PMI di territorio, tuttavia ancorato a un modello di Sviluppo Sostenibile in grado di conciliare contemporaneamente tutte le esigenze.
Sarà così possibile appagare con nuove tipologie di consumi i veri bisogni della gente con un'offerta abbondante e senza più limiti di beni ad elevato contenuto immateriale. Sarà possibile proteggere e mantenere la vitalità dell'ambiente attraverso una minore necessità di prodotti  implicanti materie prime scarse e con effetti inquinanti. Sarà possibile trasformare progressivamente la struttura delle nostre imprese nella direzione strategica di quelle in grado di creare reale ricchezza territoriale, così favorendo nuova occupazione e benessere locale. Sarà possibile, infine, riedificare una società civile che sappia finalmente garantire riconoscimento e aderenza ai solidi principi e ai valori storici e tradizionali che hanno da sempre sorretto la coesione sociale delle diverse comunità.
La direzione strategica, ricca, sostenibile, appagante e fattibile per la nostre imprese e territorio è già pronta e completa. Basta capirla e volerla perseguire senza incertezze: subito!

------------------

1 La nozione di Crescita collegata all'attuale modello dei consumi è per definizione insostenibile nel tempo perché, in parallelo alla crescita delle popolazioni, della progressiva riduzione dei territori utili alla produzione alimentare, e al parallelo veloce depauperamento delle risorse naturali, non è possibile assicurare la possibilità di vita alle generazioni future. Addirittura, come proiettato nel diagramma dello studio dell'MIT "I limiti dello sviluppo" 1972 e oggi precisamente confermato nelle sue tendenze evolutive, questo collasso delle popolazioni potrebbe avvenire già attorno alla metà di questo secolo (vedi in proposito le affermazioni di Alberto di Fazio a pag. 28 del libro di Paolo Ricotti Sostenibilità e Green Economy - Quarto Settore - Franco Angeli 2010.)
Serge La Touche - Breve trattato della decrescita serena - Bollati Boringhieri - 2005
3 Questa nozione di Valore Aggiunto si riferisce al differenziale che c'è tra fatturato netto e costo del venduto: ciò che resta all'impresa, cioè, per coprire tutti i suoi costi di gestione interna, personale fisso, investimenti, profitto, interessi, ammortamenti, ecc. E’ una nozione di cultura di impresa, che si differenzia da quella “pubblica” che fa coincidere il Valore Aggiunto col fatturato, senza coglierne gli aspetti più significativi: si può avere, infatti, un fatturato enorme, ma se questo non genera reale e consistente V.A., quell’impresa, quello Stato, fallirà.
4 Questo modo di agire, non oneroso per le PMI e portatore di immediati risultati, è ben visibile nel testo di Paolo Ricotti appena sopra citato che raccoglie le esperienze pragmatiche gestionali e le coerenze di sostenibilità economica della  Fondazione Planet Life Economy Foundation (www.plef.org).
5 Le tipologie dei beni immateriali, sempre ben descritte nel testo della Fondazione sopra citato, sono normalmente abbondantemente disponibili in tutti i territori italiani e, essendo immateriali, non comportano investimenti, né scarsità. Sono perfetti per chi ha tante idee e pochi danari: i giovani di oggi.

 

 

 

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