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Social Marketing: come utilizzarlo per la tua Azienda

Post n°70 pubblicato il 06 Giugno 2012 da emmedicom
 
Foto di emmedicom

Che cos’è esattamente il Social Marketing?  In termini molto semplicistici, per Social Marketing intendiamo un’attività di passaparola su grande scala. Attraverso la sua applicazione, si può strutturare un sistema di comunicazione che orienti il cliente nell’acquisto di determinati prodotti e può trasformare i tuoi amici, i tuoi contatti e i tuoi clienti in un vero e proprio team di venditori.

Molte aziende hanno già familiarità con i più noti siti di social networking come Facebook, Twitter, LinkedIn e altri siti di social media. La maggior parte di loro ha anche chiaro l’obiettivo della crescita del numero di fans, followers, twittare, condividere… il trucco sta tutto nel saper implementare una strategia per raggiungere questi obiettivi. Sia chiaro però che il Social Marketing non è solo un’estensione del marketing e dell’advertising tradizionale ma neanche un concetto limitato ad un sito web.

Il Social Marketing è una grande opportunità per avvantaggiarsi dell’interattività e sfruttarla per capire le motivazioni naturali delle persone alla condivisione e alla reciprocità e alle preferenze negli acquisti. L’interattività trasforma in modo naturale l’utente-visitatore in cliente o comunque in un canale di marketing nella sua rete di amicizie. Questo approccio al cliente è proprio il contrario delle le vecchie logiche del marketing  che basavano sulla “pressione” sui consumatori tutta l’attività di marketing. Con questo nuovo approccio invece, sfruttando quindi la forza dell’interazione con cliente, le aziende possono aumentare notevolmente la brand awareness, la lead generation, e le vendite.

In generale, il Social Marketing può essere definito come un nuovo concetto (non così tanto nuovo però) per commercializzare o promuovere un servizio o un prodotto attraverso l’utilizzo di Internet e degli strumenti del Web 2.0. Con un approccio fatto di piccoli passi, il Social Marketing ha ormai raggiunto un nuovo livello, coinvolgendo sempre più persone in tutto il mondo che si stanno connettendo in una catena mondiale fatta di opportunità di  business e ricchissima di nuove idee e strategie.

Lo scopo del Social Marketing è quello di fornire un servizio veloce e di qualità attraverso il World Wide Web. Tutte le imprese del settore del business online mirano a far parte dell’economia globale e a sviluppare il loro business su un livello successivo proprio con l’aiuto del Social Media Marketing. In sostanza, il Social Marketing è la parola chiave per ottenere una presenza a livello mondiale e per avere successo nel mondo degli affari. A parte questa breve definizione di Social Marketing, esistono diversi  altri aspetti  che necessitano di un’adeguata analisi e di un coordinamento gestionale ben strutturato al fine di ottenere la giusta commercializzazione di un qualsiasi prodotto o servizio.

I siti di Social Media sono stati sostanzialmente concepiti con il fine di creare una rete online di persone il cui fine è la comunicazione e rimanere in contatto tra di loro. Imprenditori e Aziende invece,  utilizzano gli strumenti di Social Marketing per la commercializzazione delle loro aziende, prodotti o servizi. Fin dalla sua nascita, il Social Marketing è riuscito a fare la differenza nel mondo degli affari. Le imprese che ne hanno fatto uso attento e strategico sono riuscite ad innescare una rivoluzione nel mondo del marketing, ma allo stesso tempo, chi non ha avuto questa intuizione, ne sta pagando le conseguenze in termini di visibilità e popolarità.

Se sei un nuovo utente del mondo del social media marketing allora non è necessario preoccuparsi molto dei risultati dei tuoi sforzi perché ci sono migliaia di risorse online da cui si possono imparare alcuni trucchi e consigli vitali per ottenere qualche primo risultato utile con il social networking o con il Social Marketing.

Su internet potrai trovare centinaia di recensioni, e-book sul “Social Marketing” che ti potranno fornire un quadro globale di questo nuovo mondo dei media. Troverai informazioni sui pro e i contro di questo business, le strategie di sopravvivenza e di successo, riviste o articoli, video o audio-libri. In questo sito potrai trovare decine di articoli e risorse per conoscere meglio questo settore e cominciare ad approcciarlo nel modo migliore, continua a seguirci anche su Facebook o su Twitter e riceverai ogni giorno informazioni e notizie sul mondo dei Social Network.

Se invece pensi che il Social Marketing per la tua Azienda meriti un’attenzione particolare che solo un professionista del settore può assicurarti, allora puoi provare a contattarci per richiedere un’analisi gratuita del tuo sito web o del tuo settore merceologico.

 

 

Dipendenza

 
 
 

Tablet: 6 consigli per utilizzarlo al meglio, Come rendere al massimo il vostro business col tablet...

Post n°69 pubblicato il 05 Giugno 2012 da emmedicom
 
Foto di emmedicom

I tablet, dicono, stanno in poco tempo sostituendo quello che i computer hanno sempre fatto fino ad ora. Non è successo lo stesso per gli smartphone, che pur permettendo a chiunque di essere connessi 24 ore su 24, si è rivelato troppo piccolo e poco comodo per redigere articoli, leggere e-book, sfogliare ed utilizzare documenti. In questo senso, i tablet offrono delle migliori caratteristiche e comfort per svolgere mansioni che, per la maggior parte delle attività, si possono svolgere attraverso l’utilizzo dei computer.
Molti però non sfruttano al meglio le potenzialità offerte da questi potenti mezzi hi-tech. Ecco dunque dei buoni consigli per sfruttarli al meglio e renderli performanti quanto un pratico computer portatile.

1. Utilizza il tablet per presentarti ai clienti

Acquistare dei tablet aziendali sarà sicuramente una mossa sensata, se e solo se si penserà di integrare l’utilizzo di tali strumenti non solo a scopo personale, ma anche per esempio nella propria presentazione ai potenziali clienti, ma anche in corsi e workshop. Ad esempio, se siete una società di sviluppo mobile, sarà interessante presentare una demo del proprio prodotto direttamente sul tablet ai futuri acquirenti. Oppure sostituire lo stesso tablet al carta e penna durante convegni o incontri. E prendere note non è mai stato cosi semplice con numerose app tipo Evernote che potrebbero esservi d’ausilio.

2. Non fatevi spaventare dalle app a pagamento

Spesso si tende a scaricare esclusivamente applicazioni gratuite. Le più interessanti, però, spesso hanno un costo ma possono rendere più facile il tuo business quotidianamente. Spendere dunque 7 euro per una buona applicazione può davvero essere un investimento, più che una spesa. Le recensioni sui vari AppStore e Google Play vi aiuteranno a scegliere quali app si addicono di più al vostro lavoro e alle vostre competenze.

3. Non serve tanta memoria

Quanti di voi si fanno paranoie sul fatto di non avere abbastanza memoria? Oggi tutto questo non è più un problema. Con la tecnologia cloud è semplice poggiarsi su memoria esterna, oppure collegarsi ad un qualsiasi desktop in remoto con applicazioni come Splashtop.

4. E’ ottimo per pdf, video ed ebook

I tablet sono il migliore mezzo per consultare pdf, vedere video o magari leggere in tranquillità sul divano un interessante ebook. Sfruttare il tablet per questo tipo di attività vi aiuterà a combattere la monotonia delle attività che si svolgono dinnanzi ad un pc.

5. Scarica le app senza creare confusione

Avere ben chiare le attività da svolgere col proprio tablet vi aiuterà a non scaricare app inutilmente (per poi lasciarle senza rimuoverle) e tenere cosi il proprio desk in totale disordine. Un pò di ordine aiuterà sicuramente a migliorare le vostre prestazioni e l’efficenza delle vostre attività.

6. Comprati una penna

Comprare una penna per tablet è sicuramente una scelta da tenere in sana considerazione: può essere usata per svariati motivi ed è molto pratica e comoda. Scarabocchiare mappe ed idee, segnarsi appunti o fare bozze di disegni: il tablet è una risorsa anche creativa e non di consumo.

Sicuramente ci saranno altri numerosi metodi per rendere utile e performanti i propri tablet, l’invito è dunque quello di segnalarci l’uso migliore che ne fate nella vostra vita quotidiana o per il vostro lavoro.

 

 

Socialgear

 
 
 

Quanto si risparmia con la portabilità del numero?

Post n°68 pubblicato il 29 Maggio 2012 da emmedicom
 
Foto di emmedicom

La portabilità del numero verso un altro operatore è una pratica molto diffusa in Italia: ma quanto si può risparmiare cambiando gestore telefonico? SosTariffe.it ha cercato di capirlo attraverso l’indagine condotta sulle tariffe di telefonia mobile dei principali operatori.

Cambiare operatore telefonico conviene: l’osservatorio sulle promozioni riservate alle tariffe per la telefonia mobile in portabilità condotto da SosTariffe.it ha stimato il risparmio che l’utente può ottenere scegliendo di mantenere il proprio numero, ma cambiando gestore. L’indagine ha evidenziato che nel primo anno, successivo alla portabilità, l’utente risparmia in media fino a circa il 32% rispetto alla tariffazione di base.

Secondo dati AgCom sono 9 milioni i passaggi ad un altro operatore effettuati negli ultimi 12 mesi, dato che evidenzia un aumento di questa pratica se si considera che dal 2006 sono stati 30 milioni in tutto i cambi operatore effettuati. Dato l’incremento di MNP (Mobile Number Portability), dunque, SosTariffe.it si è chiesto quanto si può risparmiare portando il proprio numero di telefono verso un altro gestore.

L’indagine è stata effettuata sia sulle tariffe per gli abbonamenti telefonici, che per le ricaricabili, sia su base mensile che annuale e prendendo come riferimento 6 fasce di consumo telefonico, comprensive di chiamate, messaggi e traffico internet dal cellulare.  La ricerca stima che il risparmio per chi effettua la portabilità in media varia dagli 8 euro ai 23 euro circa al mese, che in termini percentuali si traduce in un range di risparmio tra il 4 e il 32% sulla tariffazione base che l’utente paga in assenza di promozioni.

Analizzando gli abbonamenti, inoltre, si evince un aumento del risparmio al crescere della fascia di consumo: questo vuol dire che più si consumano minuti di chiamate, sms e traffico dati e più si risparmia in portabilità. Se nelle fasce basse di consumo si risparmia attorno al 30% in quelle alte si può arrivare anche al 32%.

Le cose cambiano se si sottoscrive un’offerta ricaricabile. In questo caso, infatti, al crescere dei consumi corrisponde una diminuzione della convenienza della MNP. Nelle ricaricabili, infatti, il risparmio massimo si ottiene nelle fasce basse di consumo, dove si può arrivare ad avere una diminuzione della tariffazione mensile pari al 30%. Nella fascia massima presa in esame, invece, il risparmio scende al 4,08%.

Se si è indecisi tra un abbonamento o una ricaricabile SosTariffe.it con questo osservatorio ha stimato che per i profili di basso consumo il risparmio maggiore in portabilità lo si ha con le ricaricabili (30,77%), mentre per i profili di consumo molto alti la convenienza è tutta per gli abbonamenti (32,05%). Su base annua SosTariffe.it ha calcolato che grazie alla portabilità del numero si può risparmiare fino a 279,48 euro per gli abbonamenti e 145,26 euro per le ricaricabili.

Già in occasione del lancio del nuovo comparatore per la telefonia mobile, SosTariffe.it aveva evidenziato i benefici della portabilità del numero in relazione all’acquisto di uno smartphone associato a un’offerta Abbonamento. Sottoscrivere un abbonamento con cellulare incluso permette di ottenere fino all’87% di risparmio rispetto all’acquisto di un telefonino attraverso altri canali. In più, il 52% degli abbonamenti sconta il canone a chi fa la portabilità del numero da un altro operatore. «In questo modo si può risparmiare mediamente 12,91 euro al mese per un periodo che varia dai 12 ai 30 mesi», sottolineava la studio.

«Il risparmio cambiando operatore – afferma Giuliano Messina Amministratore e Cofondatore di SosTariffe.it- è considerevole e ottenibile seguendo una procedura per la portabilità del numero semplice e priva di costi aggiuntivi. Le nuove regole approvate dall'AGCOM nel novembre 2011 prevedono che il tempo necessario per ottenere la portabilità sia di solo un giorno. Inoltre, tutta la documentazione necessaria viene gestita esclusivamente dal nuovo operatore che rende così il processo veloce e senza complicazioni».

(fonte: telefonino.net)

 

 

 
 
 

Tata Motors al lavoro per commercializzare l'auto ad aria

Post n°67 pubblicato il 29 Maggio 2012 da emmedicom
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Risorge l'idea di un'auto ad aria compressa: l'immissione sul mercato sarebbe ormai vicina.

Sono ormai anni che si parla dell'auto ad aria compressa: le prime voci risalgono per lo meno al 2001, quando la leggendaria Eolo venne presentata per la prima volta, e da allora tante volte si sono ripetute nel tempo senza che il prodotto finale arrivasse mai sul mercato, tanto da far sospettare che fosse una bufala.

Nel 2007, l'azienda indiana Tata Motors (proprietaria dei marchi Jaguar e Land Rover) rilevò i brevetti che stavano dietro a Eolo e si mise al lavoro su una propria versione.

Non è dato sapere se nel tempo siano stati risolti i problemi che affliggevano i prototipi - come il fatto che l'aria compressa, espandendosi, congelava i tubi - ma Tata ha annunciato di essere ormai passata alla "fase due" dello sviluppo.

L'azienda indiana sta collaborando con Motor Development International per ottimizzare la tecnologia alla base del progetto, e la commercializzazione sarebbe ormai non più così lontana, sebbene ancora non ci sia l'indicazione di una data precisa.

MDI, d'altra parte, ha già all'attivo alcuni prototipi mossi ad aria compressa, come la MiniFlowAir, in grado di percorrere sino a 180 km e di raggiungere una velocità massima di 110 km/h.

 

 

 
 
 

Postefonica, un blog sulla telefonia di PosteMobile...

Post n°66 pubblicato il 26 Maggio 2012 da emmedicom
 
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I servizi, le offerte, le promozioni e altro sull'innovativo gestore di telefonia mobile di PosteItaliane con una consulenza gratuita online...

 

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Ricordo che se vuoi avere una qualsiasi informazione sulle offerte e sui servizi di PosteMobile business devi scrivere a: postemobile@consultant.com

 

 

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ISTAT: le imprese italiane non rinnovano i business model e non investono in ICT

Post n°65 pubblicato il 24 Maggio 2012 da emmedicom
 
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ICT e attività innovative cruciali per la crescita e la competitività delle imprese. Nonostante questo nel Rapporto Istat si rileva che l’Italia registra dati inferiori a quelli dei principali paesi europei.

Forte contrazione della crescita negli ultimi dieci anni legata a una scarsa dinamicità. A dirlo è l’Istat nel suo Rapporto annuale dove si evidenzia anche che in Italia gli investimenti pubblici, importante fattore di crescita economica, sono inferiori alla media europea.

La conclusione è preoccupante: le imprese italiane, a differenza di quelle dei principali paesi europei, non rinnovano abbastanza i propri modelli organizzativi e non investono in nuove tecnologie.

 “L’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) e le attività innovative rappresentano due aspetti cruciali, spesso tra loro interconnessi, per la crescita e la competitività delle imprese”, sottolinea l’Istat.

Il progetto europeo denominato Esslimit, al quale partecipano gli Istituti nazionali di statistica di 15 paesi europei (compreso l’Istat) apre una prospettiva di analisi microeconomica del fenomeno attraverso la predisposizione di basi informative a livello di impresa e modelli di analisi che danno conto di alcuni importanti aspetti, non desumibili da statistiche aggregate.

Un primo rilevante risultato riguarda il rapporto tra l’adozione di tecnologie dell’informazione e comunicazione e la realizzazione di attività innovative. Per l’insieme dei paesi considerati, le imprese innovative dispongono con maggior frequenza di un collegamento a banda larga rispetto a quelle non innovative. Questo è confermato per tutti i tipi di innovazione (nei prodotti realizzati, nei processi produttivi, nell’organizzazione d’impresa) e nei diversi macro-settori d’attività, nonostante la connessione a banda larga rappresenti ormai un servizio di base, per il quale non dovrebbero più esservi differenze significative tra le imprese. Se si considera lo stesso indicatore misurato per gli addetti dell’impresa, indicatore che incorpora indirettamente alcune informazioni sull’organizzazione d’impresa e la ripartizione del personale tra le diverse funzioni aziendali, il differenziale a favore delle imprese innovatrici cresce notevolmente, soprattutto con riferimento all’innovazione di prodotto.

Tutte e tre le forme di innovazione, inoltre, risultano positivamente correlate con altre variabili sull’uso delle Ict. In particolare, considerando il commercio elettronico, la percentuale di imprese con vendite e, soprattutto, acquisti online, risulta significativamente maggiore tra quelle innovative.

Per le vendite online, le differenze maggiori rispetto alle imprese non innovatrici si hanno per le imprese che realizzano innovazioni di processo; per gli acquisti, tra le imprese che hanno intrapreso innovazioni organizzative. I maggiori divari nelle vendite si hanno per le imprese manifatturiere non-Ict con innovazioni organizzative; per gli acquisti, per le imprese innovatrici nell’aggregato delle produzioni Ict e dei servizi di mercato. Nella maggioranza dei paesi, compresa l’Italia, si osserva un differenziale positivo a favore delle imprese innovatrici rispetto a quelle non innovatrici superiore al 10 per cento per la realizzazione di acquisti o line (con un picco di oltre il 25 per cento per i Paesi Bassi) e inferiore a tale valore (in particolare in Finlandia e Italia) per le vendite.

 Guardando ai rapporti tra la crescita d’impresa (in termini di fatturato e addetti) e l’uso delle tecnologie dell’informazione, quest’ultimo è nettamente superiore tra le imprese ad alta crescita (definite in ambito europeo come le imprese con almeno 10 addetti con tassi di crescita del fatturato o degli addetti superiori al 20 per cento annuo per un triennio) rispetto al resto delle imprese.

 Nei paesi considerati si osservano differenze statisticamente significative nella diffusione dei principali strumenti Ict nelle imprese e, in particolare, per l’adozione di sistemi informatici di enterprise resource planning (che integrano la gestione dei processi d’impresa, dalle vendite, agli acquisti, alla gestione di magazzino, alla contabilità) per tutti i macro-settori considerati.

In Italia, l’incidenza è generalmente più bassa che nelle economie più avanzate, con differenze di ordine analogo, significative con un margine dell’uno per cento, per tutte le variabili di diffusione considerate. I differenziali nell’incidenza dell’attività innovativa a favore delle imprese ad alta crescita rispetto alle altre imprese – pur se in media appaiono tutti significativamente positivi – sono, invece, molto diversificati per tipologia di innovazione tra macro-settori d’attività e tra paesi.

Le differenze sono particolarmente significative nell’aggregato Ict e nella manifattura. Nel caso dell’Italia, tra le imprese a rapida crescita l’incidenza di imprese innovative è decisamente minore nel settore Ict, e anche nella manifattura quelle con innovazioni di prodotto e processo sono meno rappresentate. Per l’aggregato dei servizi di mercato, invece, in tutti i paesi tutte le forme di innovazione risultano significativamente più diffuse nelle imprese ad alta crescita, con alcune eccezioni per Norvegia, Regno Unito e Paesi Bassi.

 L’uso delle tecnologie ICT appare, quindi, generalmente connesso con attività innovative. In particolare, le prime evidenze riscontrate segnalano nel gruppo delle imprese più dinamiche per crescita dimensionale una maggiore presenza di imprese che fanno un uso intensivo delle Ict e che realizzano innovazioni (sia pure con maggiori differenze tra le economie e le aree d’attività). Inoltre, le stime econometriche mostrano la presenza di un effetto generalmente positivo delle variabili d’uso delle tecnologie utilizzate sulla produttività. Per l’Italia, in particolare, risultano produrre un effetto significativo sulla produttività l’adozione di sistemi di gestione delle relazioni coi clienti (Customer relationship management) e di condivisione delle informazioni coi fornitori, la dotazione di connettività in mobilità e, in particolare, l’incidenza della connettività (in banda larga) tra gli addetti, che, come accennato sopra, rappresenta un indicatore indiretto della struttura d’impresa in termini di qualifiche del personale impiegato.

 

 

 
 
 

L'e-commerce batte la crisi: fattori di successo (e di criticità) del commercio elettronico

Post n°64 pubblicato il 24 Maggio 2012 da emmedicom
 
Foto di emmedicom

La crisi economica mondiale continua a farsi sentire in Italia (con conseguenze drammatiche sull'economia e sulla vita delle persone), ma quando parliamo di crisi bisogna ricordare che le difficoltà non si manifestano orizzontalmente nel paese ma spesso sono verticali, riguardano cioè in maggior misura certi settori economici e, conseguentemente, altri ne risultano solo parzialmente toccati mentre altri ancora ne risultano addirittura rafforzati (cd. settori anticiclici).

Tra i settori economici del Belpaese ad aver retto efficacemente l'impatto della crisi c'è sicuramente quello dell'e-commerce che, anzi, continua a crescere a dispetto delle difficoltà del paese (oppure proprio grazie a queste).

In questo articolo mi propongo di analizzare con voi i fattori di successo dell'e commerce nel contesto economico attuale nella speranza che possiate trarne spunto nel creare un'attività on-line di successo.

Situazione dell'e-commerce in Italia

Come detto il commercio elettronico sta conoscendo un ottimo periodo di salute in Italia eppure, se alziamo lo sguardo, ci rendiamo conto che su scala europea il peso dell'e-commerce in Italia sull'economia è molto inferiore rispetto ad altri paesi: in Germania, Francia e Gran Bretagna l'incidenza dell'e-commerce rispetto al volume complessivo delle vendite, infatti, è decisamente superiore rispetto al mercato italiano... ma perché questa differenza col resto dei paesi evoluti del continente?

Beh, i motivi sono molteplici e vanno ricercati in fattori sia culturali (il nostro e' un paese molto legato alle tradizioni che fatica a cambiare) che strutturali (il problema mai risolto del digital divide e della arretratezza della Rete) che politici (sicuramente non è stato d'aiuto il non aver mai predisposto un'Agenda digitale per l'Italia).

Quanto detto, oltre a rivelare una situazione di obiettiva arretratezza del nostro paese, tuttavia, lascia presagire un futuro prospero per l'e-commerce con margini di crescita a due cifre anche negli anni a venire dove una riduzione di questo gap culturale e tecnologico sembra decisamente inevitabile.

A testimoniare il fermento del settore, inoltre, le recenti proposte di una aliquota IVA agevolata per chi vende on-line nonché la recente presa di coscienza dell'esecutivo circa la necessita del rafforzamento della banda larga quale fattore decisivo per il superamento della crisi nel nostro paese.

E' il momento giusto per buttarsi nell'e-commerce?

Sì, senza ombra di dubbio.

I dati degli ultimi anni (+32% del 2011 rispetto al 2010, un giro d'affati di 18 miliardi di Euro) dimostrano inequivocabilmente che l'e-commerce non è più un'opportunità: l'e-commerce è un indispensabile strumento di vendita nonchè un'ottima risorsa per resistere alla crisi.

Mentre le vendite tramite i canali tradizionali sono "al palo", i canali distributivi on-line segnano numeri positivi con trend di crescita a due cifre. Avere un canale di vendita on-line, quindi, diventa indispensabile all'interno delle strategie distributive delle imprese italiane.

Perché l'e-commerce funziona?

In linea di massima, il commercio elettronico funziona perché è comodo e conveninte. E' possibile comprare qualsiasi cosa senza uscire di casa, senza girovagare alla ricerca di un parcheggio, senza fare code alle casse. Ma non solo, col commercio elettronico è possibile accedere ad un magazzino di prodotti virtualmente sterminato (difficilmente nella realtà è possibile avere una così vasta scelta di prodotti) ed approfittare di prezzi particolarmente concorrenziali.

Ma andiamo per gradi e vediamo, in modo schematico, gli elementi di successo e quelli di criticità dello shopping on-line dal punto di vista sia del cliente che del venditore.

Fattori di successo e di criticità dal punto di vista del cliente
  • Elementi di successo
    • Possibilità di acquistare in ogni momento (24h, 7 giorni su 7)
    • Possibilità di scegliere ed acquistare senza uscire di casa
    • Risparmio di tempo (non si deve fare la strada per recarsi al punto vendita ne perdere tempo in coda alle casse)
    • Enorme possibilità di scelta all'interno di cataloghi prodotti davvero vastissimi e ricchi di prodotti introvabili o di nicchia
    • Risparmio economico (prezzi piu bassi e azzeramento dei costi legati agli spostamenti cioè carburante, parcheggi, pedaggi, ecc)
  • Elementi di criticità
    • Non si ha un contatto diretto col venditore
    • Non si ha un contatto fisico col bene che si acquista
    • Spesso si paga prima di avere il bene tra le mani (è determinante avere fiducia nei confronti di chi vende)
Fattori di successo e di criticità dal punto di vista del venditore
  • Fattori di successo
    • Minori costi rispetto ad uno store tradizionale (non si paga l'affitto del negozio, si necessita di meno personale, gestione ottimale del magazzino e delle scorte)
    • Maggiore efficenza rispetto ad uno store tradizionale (aperto 24h 7 giorni su 7, non esistono scioperi ne festività: il sistema di vendita e' perennemente attivo anche a Natale e Ferragosto!)
    • Possibilità di vendere mediante dropshipping (senza cioè avere alcuna necessita di gestire un magazzino)
  • Fattori di criticità
    • Non tutti i clienti sono disposti a concludere transazioni on-line per paura di cadere vittima di truffe
    • Gestione di un rapporto regolato dalle norme sui contratti a distanza che offrono maggiori tutele agli acquirenti (tra cui, soprattutto, un diritto di recesso piuttosto rafforzato)
    • Gestione delle spedizioni e dei resi che necessitano di un efficiente sistema di logistica
    • L'utilizzo di una piattaforma di e-commerce necessita dell'assistenza di un esperto che sappia guidare il venditore nell'utilizzo delle funzionalità dello store e nella predisposizione delle giuste strategie di marketing on-line.

In linea di massima è possibile concludere che, tanto per il cliente che per il venditore i vantaggi sono senza dubbio superiori agli elementi di criticità, tuttavia un'attenta analisi di questi ultimi può essere determinante nello studio di strategie di vendita on-line di successo.

Consigli per creare un e-commerce di successo
  • Avere un sito effeciente e facile da usare
    Credo che questa sia la prima regola: se abbiamo un e-commerce sgangherato su un server poco affidabile non potremo certamente sperare di cavalcare l'onda del successo del commercio elettronico. Un sito web di qualità, altamente usabile e performante è garanzia di successo in Rete (regola universale valida non solo per i siti di e-commerce).
  • Lavorare sul proprio Brand
    Lo dico da sempre: "La gente in Rete compra dai marchi di cui si fida". Su Internet, ancora più che nel "mondo reale", la popolarità del Brand è una chiave determinante per il successo di un'attività di commercio elettronico (a confermarlo sono i dati di una recente rilevazione di Casaleggio e Associati che attribuisce al brand un peso del 49% tra i fattori determinanti di successo). Se la gente conosce il vostro brand sarà portata a fidarsi di voi e non avrà timore di incorrere in qualche brutta sorpresa.
  • Offrire una vasta scelta di prodotti
    Come detto, l'ampiezza della scelta è uno dei fattori chiave del successo dell'e-commerce. Gli utenti spesso vanno in Rete alla ricerca di prodotti che è difficile trovare sugli scaffali dei negozi e dei grandi magazini. Se avete intenzione di aprire una libreria on-line non pensate di poter lanciare il vostro business vendendo solo i best seller del momento! Avere un catalogo ampio e ricco di prodotti di nicchia può sicuramente risultare un fattore vincente all'interno di una strategia di vendita on-line.
  • Offrire prezzi concorrenziali
    Il fattore prezzo è determinante ed essere concorrenziali su Internet significa riuscire a confrontarsi con migliaia di altri store che vendono il nostro stesso prodotto. Il prezzo, in realtà, non è il vero elemento discriminante (conta molto di più il brand del venditore) ma è certamente un aspetto centrale di ogni processo di vendita.
  • Offrire un sistema di consegna efficente e rapido
    Se vendete dei prodotti avete bisogno di consegnarli ai vostri clienti. In questa fase è determinante garantire rapidità, sicurezza e costi contenuti. Un efficente sistema di gestione del magazino merci e del processo di spedizione rappresentano due fasi determinanti per il successo di uno store on-line.
  • Offrire un servizio di assistenza pre e post vendita
    Lavorare in Rete non significa escludere il contatto coi clienti, anzi! Per vendere on-line è molto importante offrire un adeguato servizio di assistenza sia pre che post vendita in modo da garantire all'acquirente il giusto supporto durante le diverse fasi della sua esperienza di acquisto.
Conclusioni

Se avete deciso di portare on-line il vostro business avete scelto il momento giusto. Ritardare ulteriormente potrebbe significare perdere un'occasione importante di crescita.

Se vi siete determinati nel fare questo passo valutate con calma ed attenzione gli aspetti salienti del vostro business e cercate di individuarne gli aspetti vincenti (da valorizzare) e quelli di criticità (da eliminare o attenuare).

Fatto questo stanziate dei budget consoni alla vostra realtà ed alle vostre aspettative; rivolgetevi ad un esperto e studiate insieme a lui la giusta strategia per affacciarvi in Rete ricordando che il successo, anche on-line, è frutto di lavoro, sacrifici ed investimenti. In bocca al lupo!

(fonte: mrwebmaster.it)

 

 

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PosteMobile offre soluzioni semplici, competitive ed efficaci per aziende e liberi professionisti

Post n°63 pubblicato il 23 Maggio 2012 da emmedicom
 
Foto di emmedicom

Una grande novità professionale, finalmente sono entrato nello "staff" di PosteMobile, il gestore di telefonia mobile di PosteItaliane.
Dopo anni di consulenza con gli altri gestori (wind, H3G, vodafone, etc, etc...) faccio parte di un'azienda che è all'avanguardia a livello mondiale sulla telecomunicazione e sull'informazione.
PosteMobile può vantare un'offerta di telefonia mobile per privati, aziende e professionisti competitiva, semplice ed efficace, integrandola con prodotti finanziari come bancoposta e postepay e permettendo così di gestire il proprio denaro via cellulare.
Se avete bisogno di informazioni e chiarimenti, contattatemi...

 

 

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Editoria: quasi 2 milioni di italiani hanno comprato libri online mentre il 54% dei giovani scarica notizie dal web

Post n°62 pubblicato il 22 Maggio 2012 da emmedicom
 
Foto di emmedicom

Nel Report Istat, produzione e lettura di libri in Italia.

Lo stato di salute dell’editoria italiana, 2010-2011, in un Report dell’Istat pubblicato ieri. Dia dati raccolti emerge che nel 2010 c’erano 2.700 case editrici che evidenziano un saldo negativo rispetto all’anno precedente: il numero di nuovi editori è, infatti, inferiore a quello degli editori che hanno cessato l'attività.

Il 2010 segna però un incremento complessivo della produzione libraria, interrompendo la tendenza negativa degli ultimi anni. Rispetto al 2009, le opere pubblicate passano da 57.558 a 63.800, con un aumento del 10,8%.

In crescita anche le tirature, la cui ripresa è più contenuta: da 208 milioni di copie a oltre 213 milioni (+2,5%). Si è poi ridotta del 7,6% la tiratura media di ciascuna opera (da oltre 3.600 copie per titolo del 2009 a poco più di 3.340 nel 2010).

 Le case editrici si orientano verso una maggiore offerta per varietà e quantità delle opere e un contenimento dell'attività di stampa. Tra il 2005 e il 2010, si registra una crescita dei titoli del 6,8% e una contestuale decrescita del 23,6% delle tirature medie.

Nel 2010, la quota più consistente, tanto dei titoli (26,2%) quanto delle tirature (40%), è rappresentata dalla categoria di prezzo fino a 10 euro.

Sempre in testa nella produzione libraria risulta la categoria della letteratura moderna: i romanzi e i racconti pubblicati nel 2010 rappresentano il 20% dei titoli e il 28% delle copie stampate. Si conferma una crescita sostenuta delle opere per ragazzi, che rispetto al 2009 aumentano del 13,7% per numero di titoli e del 12,6% per tiratura.

 

Nel 2011 poco meno di 26 milioni di Italiani di 6 anni e più dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l'intervista, per motivi non strettamente scolastici e/o professionali. Rispetto al 2010 i lettori di libri diminuiscono, passando dal 46,8% al 45,3% della popolazione.

 

Le donne confermano di essere lettrici più assidue degli uomini: leggono almeno un libro il 51,6% delle femmine rispetto al 38,5% dei maschi. Le differenze di genere sono massime tra i 15 ed i 44 anni e tendono a ridursi significativamente con l'avanzare dell'età, dopo i 60 anni.

 

La quota più alta di lettori si riscontra tra i ragazzi e le ragazze con età compresa tra 11 e 17 anni (60,5%). Avere genitori che leggono rappresenta un fattore che influenza i comportamenti di lettura dei figli. Leggono libri il 72% dei ragazzi tra 6 e 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 39% di quelli i cui genitori non leggono.

 

Si legge di più al Nord e nel Centro del Paese, dove la percentuale di lettori è superiore al 48% della popolazione di 6 anni e più. La propensione alla lettura è minore nel Sud e nelle Isole, dove la quota di lettori scende sotto il 35%.

 

In Italia, anche chi legge, legge molto poco: il 45,6% dei lettori non ha letto più di 3 libri in 12 mesi, mentre soltanto i "lettori forti", cioè chi ha letto 12 o più libri nello stesso lasso di tempo, è il 13,8% del totale.

Nel 2011, il 9,9% delle famiglie dichiara di non possedere alcun libro in casa; il 63,7% ne ha almeno 100, l'11,8% da 101 a 200 e il 14,4% più di 200.

 

Oltre un milione e 900 mila persone con età compresa tra 16 e 74 anni ha comprato libri, giornali, riviste o ebook, su Internet: sono oltre un quarto (27,8%) di coloro che effettuano acquisti online.

La quota di giovani lettori che scaricano giornali, news, riviste da Internet è pari al 53,9% e quella di coloro che consultano un Wiki online è del 69%.

 

 

 
 
 

Librerie italiane vuote diminuiscono i lettori

Post n°61 pubblicato il 22 Maggio 2012 da emmedicom
 
Foto di emmedicom

Sempre meno italiani leggono almeno un libro all'anno, nonostante l'aumento della produzione libraria complessiva. Leggono di più le donne, i giovani e i laureati, specialmente se abitano al centro nord Passano sempre meno libri tra le mani degli italiani. I lettori, di tutte le età, sono diminuiti. Secondo l'Istat, nel 2011 sono poco meno di 26 milioni quelli che hanno letto almeno un libro, il 45,3% della popolazione. L'1,5% in meno rispetto al 2010. Di questi 26 milioni quasi la metà non ha letto più di tre libri che non fossero legati a motivi scolastici o professionali. Solo il 13,8% appartiene alla categoria dei lettori "forti", quelli che cioè hanno letto almeno un libro al mese. Il primato resta alle donne, il 51,6% legge almeno un libro all'anno, contro il 38,5% degli uomini. Una differenza marcatissima tra i 15 e i 44 anni, ma che tende a stabilizzarsi oltre i 60 anni.

I lettori più assidui sono i ragazzi tra gli 11 e i 17 anni (60,5%). L'ambiente familiare è importantissimo: legge il 72% dei ragazzi tra sei e 14 anni, figli di lettori, mentre la percentuale cala al 39% se i genitori non leggono. Anche il titolo di studio influisce fortemente sui livelli di lettura, specialmente a parità di età: si va da un massimo dell'81,1% tra i laureati a un minimo del 27,9% tra chi ha la licenza elementare o nessun titolo di studio. Rispetto al 2010 la quota di lettori tra le persone in possesso di un diploma di scuola secondaria inferiore o superiore è diminuita di circa due punti percentuali. Con riferimento alle persone di 15 anni e più, se si tiene conto della condizione professionale, si evidenziano livelli di lettura superiori alla media tra dirigenti, imprenditori e liberi

professionisti (69%), direttivi, quadri e impiegati (66,3%) e studenti (65,3%). I più bassi livelli di lettura si registrano tra gli operai (32%), i ritirati dal lavoro (33,6%) e le casalinghe (34,4%).
 
DIFFERENZE TERRITORIALI - Al Centro-Nord si legge di più. La percentuale di lettori è superiore al 48% della popolazione, mentre al Sud e nelle Isole si scende sotto il 35%. Un'eccezione tra le regioni del Mezzogiorno è la Sardegna, dove la quota dei lettori è superiore alla media nazionale (46,7%). La differenziazione geografica non è solo nella lettura, ma anche nella produzione: due libri su tre sono pubblicati e stampati a Milano, Roma o Torino. Lombardia, Lazio e Piemonte sono infatti, rispettivamente, la prima, la seconda e la terza regione per produzione di titoli e tirature. Bene anche l'Emilia-Romagna e la Toscana. Grossa contrazione invece in Puglia, Calabria e Sardegna.

LA RIVINCITA DELL'ONLINE - Più di un milione e 900 mila persone tra 16 e 74 anni, il 27,8% delle persone che effettuano acquisti online, ha comprato libri, giornali, riviste o ebook su internet. Di questi due milioni circa, oltre la metà (53,9%) sono giovani tra 16 e 24 anni, più abituati all'utilizzo delle nuove tecnologie. L'e-commerce poi, rileva l'Istat, può essere un metodo per avvicinare la popolazione ai prodotti culturali e alla lettura. Un non lettore su tre (32,4%) ha letto o scaricato prodotti editoriali digitali dalla rete e il 43,3% ha consultato un'enciclopedia online, o wiki. La propensione rimane però legata al grado di alfabetizzazione culturale: i lettori deboli che leggono o scaricano libri e riviste online sono il 48,8%, il 69% quelli che consultano un wiki, mentre tra i lettori forti le percentuali salgono rispettivamente al 68,5% e all'85,5%.

EDITORIA - La crisi non risparmia gli editori, che registrano un saldo negativo. Nel 2010 si contano 2.700 case editrici, ma rispetto all'anno precedente il numero dei nuovi editori è inferiore al numero di quelli che hanno cessato l'attività. Bene invece la produzione libraria complessiva. Il 2010 segna un incremento passando da 57.558 opere pubblicate nel 2009 a 63.800, un aumento del 10,8%. Leggermente in crescita anche le tirature: un aumento del 2,5%, da 208 a 213 milioni di copie. Ma le case editrici puntano a offrire una scelta maggiore al lettore: aumentano i titoli del 6,8% e diminuiscono le tirature medide del 23,6%. Ampia preferenza poi per il lowcost: le edizioni il cui costo è inferiore ai dieci euro sono, sia per titoli (26,2%) che per tirature (40%), le pubblicazioni più consistenti. Complessivamente però il valore della produzione libraria è in calo. Nel 2010 è quantificabile in poco più di 4.052 milioni di euro: il 9,3% in meno rispetto all'anno precedente e il 16,4% rispetto al 2005.

 

 

 
 
 
 
 

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