Creato da ssmar31 il 09/01/2011

Segreti e Bugie

ilmondodiemme - blog terapeutico

 

 

Mammiferi

Post n°54 pubblicato il 19 Novembre 2012 da ssmar31

 

Oggi sono cacciatrice, non rispondo alle chiamate di chi pretende rassicurazioni.

E' un gioco di scambio però poi mi scuso.

Perchè sono preda ma non voglio rientrare nella tana.

Sono cacciatrice per sopravvivenza ma sono preda perchè ho visto la foto di un bimbo di un Paese in cui nessun bambino dovrebbe nascere, ucciso da un'arma resa difettosa dalla guerra che quel bimbo non avrà mai occasione di fermare.

L'emozione mi ha suggerito che quello è l'unico bambino che non vorrei vedere con mamma e papà, ma ovunque purchè lontano.

Ho pensato che a quel bimbo qualcuno doveva chiudere gli occhi, affinchè non continuasse a guardare l'orrore e il dolore e la rabbia in quelli degli altri.

Poi ho letto commenti di persone che si eccitavano su una foto di un canguro, ferito e spaventato.

Un cazzo di cucciolo di canguro di merda col pannolino. Accanto a un divano, probabilmente Ikea. Con due zampe grandissime, probabilmente inzuppate di pulci anche tra le dita nere.

Avrei voluto scrivere anche io, ma ho avuto paura.

Troppi psicopatici in estasi per quella palla di pelo imbalsamata piena di zecche col pannolino.

Ma che cazzo può fare un cucciolo di canguro terrorizzato, rinchiuso in un appartamento, accanto a un divano Ikea, se non cagarsi addosso ???

E come si fa a non buttarlo fuori a calci in culo, magari saltellando su un piede ?

I canguri dovrebbero stare nella prateria, credo. E di certo i bambini a letto, o a guardare i cartoni animati o a litigare con i fratellini o ad allagare il bagno o a prendere a calci nel culo canguri feriti.

La rabbia si rimonta, c'avevo messo tre giorni per sfiammare gli effetti ormonali del ciclo mestruale imminente. 

E adesso non riesco a smettere di piangere per una guerra di cui non so nulla.

Nè a smettere di mangiarmi le unghie per un cangurino fetoso.

 

 

 
 
 

MEZZO PIENO

Post n°52 pubblicato il 05 Novembre 2012 da ssmar31

 

Bello questo impegno che ci metto nel riempire i bicchieri di rabbia con l'acqua melmosa della buona condotta.

Vorrei sanare il mondo offrendo a tutti polposi calci in culo, anzi grandi morsi sulle chiappe flaccide come i neuroni che si rincorrono nei cervelli liquefatti di tutte le teste di cazzo che si aggirano su questo pianeta. Offro io.

La Terra non ci vomita nello spazio per evitare di alterare quel pò di equilibrio presente nell'Universo, che non si merita di ospitare le creature più ingrate che possano esistere.

Così preferisce lasciarsi uccidere, con la speranza che il genere umano non troverà mai il modo di attuare espatri cosmici.

Anche un buco nero ha più senso di un popolo, soprattutto italiano.

Quello che ci differenzia dagli organismi monocellulari è questo, cioè nulla.

Mi tracanno tutta l'acqua che riesco a ingurgitare, prima che diventi sabbia.

 

 

 

 

 
 
 

FRAMMENTI DI SUDORE

Post n°51 pubblicato il 29 Settembre 2012 da ssmar31

 

Quello che mi manca è l'intimità con la vita.

Se mi soffermo sul senso delle cose trovo riscontro solo in quello del dovere.

Mi piace raccontare bugie a chi non sa difendersi, li seleziono bene i mortali del mondo del bene ed evito con accanimento quelli che sanno leggere i libri che non si vogliono scrivere.

Quando leggo Alda Merini capisco sempre esattamente dove sta il dolore, lo localizzo come in quelle pubblicità delle pomate per contusioni. 

Il male profondissimo come un mare che non vedremo mai non è la cattiveria degli essere umani, maschi o femmine. 

E' l'indifferenza al dolore, quella mela morsa che si butta ma non è marcia.

E Il dolore lo visualizzo in lei che piange accanto a un telefono. E mi commuovo.

Ci sono notti in cui ho la sensazione terribile di lasciarmi andare, ma lotto ed è quella lotta infame ad essere sfiancante, mi fa sudare i muscoli di quella macchina chiamata anima, che sento abbandonarmi. 

Quindi quella è la sensazione certa ed inequivocabile che morirò, se mi lascio andare. 

Ci sono notti in cui sto per morire.

Ma non è un suicidio, io lotto, e so che vinco prima o poi. Devo sudare tanto ma vinco, poi mi vengono a trovare passi e voci da non so dove, corrono entrambi e si innesca un'altra guerra ma pure lì sto per vincere perchè  faccio finta di lasciarmi andare e riesco a trovare il varco per svegliarmi.

Quando sono sola il sonno è il mio più rispettabile nemico.

Una bambina grida al fratellino "chi vuole fare il guidatore?". Gli rispondo io no, manco aspetto la fine della domanda. Ma io non sto giocando.

Io non voglio più fare niente, voglio essere qualcosa. 

 

 

 
 
 

LETTERA A WALTER SITI

Post n°50 pubblicato il 18 Luglio 2012 da ssmar31

Caro Walter Siti, 

ad agosto mia figlia compirà 6 anni ed è anche l'anniversario del mio arresto cardiaco come lettrice.

Una puerpera, lavoratrice inzuppata dai sensi di colpa,  in una città-formicaio non sua, con un compagno ferocemente assente, ti rende simile più ad una malata di Alzheimer che ad una giovane donna nel  pieno godimento della parte migliore di sè.

Ho vissuto per quasi tre anni guardando le copertine dei libri e avendone paura.

Mi chedevo cosa ci stava lì dentro, cosa custodivano e non avevo il coraggio di scoprirlo perchè il tempo colava con scostumatezza a scorrimento emorragico (ma io voglio dedicare alle cose il tempo che meritano) e la curiosità si prendeva a morsi con quello spirito di abnegazione che non mi ha più abbandonato (anzi si è consolidato con l'altro pezzo di prole sgravato due anni e mezzo dopo).

Oggi entro in un negozio. Tipico abbigliamento madeinchina-masperodeno (e comunque co sta crisi caro Walter Siti quando vedi tutto 5 euro l'eccitazione ti rincoglionosce). 

Le pupille ruotano, cerco di intercettare qualcosa nella mischia, come i robottini che sbarcano su Marte per sondare la crosta e scovare acqua; mi avvicino come un magnete dove c'è il gruppone di femmine con la fica tatuata, vado sul sicuro là ci trovo qualcosa di interessante. Mi bippano i neuroni.

Passo di sfuggita davanti un camerino e il materiale che raccoglie la coda dell'occhio mi ha fatto pensare a te. Una donna sulla cinquantina cercava di tirare su la zip di un tubino nero imbottito di orpelli, un succulento invito a spararsi quelle poche cartucce che si spera ancora di possedere.

Ma la zip si era fermata sul fianco sbrodoloso di adipe, sotto una mammella dal profilo straripante ma appesa al suo destino, ovvero  un corpo che di cartucce non ne aveva proprio più. 

Ho pensato chissà che avrebbe pensato Walter Siti, a vedere sto scampolo sintetico di umanità del cazzo che si sbatte come un'isterica per combattere una battaglia con l'ostinazione che non avrebbe mai una ventenne, bionda naturale, magra e figa. 

Così ho deciso che te lo avrei scritto. Non te ne frega niente, non lo leggerai mai.

Ma se ti ho pensato un motivo c'è.

I tuoi libri mi hanno rianimanto e sputato fuori dalla terapia intensiva con sano e opulento ottimismo.

Quando ho letto sulla copertina  "resistere..." vabbè l'ho pensato pure io, lo ammetto. Si parla di froci.  Ma poi resistere a che, ancora.... qua si sopravvive a malapena alle prese per il culo.

Però ti ho comprato, non mi sono fidata ma affidata.

Dopo le prime pagine di assestamento invece ho pensato "finalmente". Finalmente.

Come un'evacuazione appagante dopo settimane di stitichezza.

Ti comprerei anche a prezzi irragionevoli, m'hai salvato e non voglio debiti di riconoscenza. Ho già due mutui e debiti non posso più permettermeli.

Walter Siti ma tu capisci quanto sia difficile per un lettore medio, di media cultura, mediamente liberale e nell'età di mezzo entrare in libreria portando in dotazione un'unica certezza: conoscere cosa NON si vuole ?

Anzi cosa non si vorrebbe da uno scrittore vivente ?

Il che è già molto, penserai tu. Ma per me non è niente. 

Quindi volevo sinceramente, affettuosamente, maestosamente ringraziarti.

Bastava un grazie, lo so. Ma io le cose semplici le devo sempre condire di contrasti.

Ci arrivo piano e scelgo la strata più spinosa perchè sono poco leale e sennò che gusto c'è, non avrei di che lamentarmi dopo e pure quello non me lo posso permettere.

Spero di non doverti mai incontrare, non vorrei sciupare l'immagine del mito con la crudeltà del senso. 

E poi fammi un favore, anzi due.

Cerca di non morire mai, se ce la fai.

E soprattutto non smettere di scrivere.

Con osservanza. SSM.

 

 

 

 
 
 

MARSILI

Post n°48 pubblicato il 04 Maggio 2012 da ssmar31

 

Ricordo una mia immagine in uno specchio di una palestra di una città in cui vivevo anni fa col mio (ex?) compagno prima dei nostri innumerevoli traslochi, ancora ben lontani dal pensiero di un figlio.

In verità non ci abbiamo mai pensato, il pensiero è esploso col test di gravidanza.

Era un sabato mattina, mantenermi in forma era un'attività complementare anche al mantenimento della mia solitudine.

Ero in forma, piena di energia, mi sentivo felice.

Ma all'improvviso, seduta sull'attrezzo per i pettorali, mi ha lancinato una sensazione di malinconia, di quelle che ti agganciano lo stomaco ma non le riesci ad associare a chi o cosa.

Mi mancava mia figlia, da morire.

L'ho riconosciuta in quell'immagine e da quel momento ho capito che stavo assaporando il piacere dell'equilibrio.

Mi sono alzata e me ne sono andata, mia figlia era venuta a trovarmi e mi era entrata nella testa per qualche secondo, per uscire un anno e mezzo dopo da un corpo in forma fisica perfetta. 

 
 
 
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