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Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista.Con la legge n.7/2009, il Parlamento ha ratificato il Trattato italo-libico, in vigore dal 2 marzo 2009.Con l'intervento italiano accanto alla coalizione occidentale in Libia, l'Italia viola  ben 5 articoli (sui 23 totali) di questo "brillante" parto della diplomazia Berlusconista.Ecco quali.Art.2: “le Parti rispettano reciprocamente la loro uguaglianza sovrana. Esse rispettano altresì il diritto di ciascuna delle Parti di scegliere e sviluppare liberamente il proprio sistema politico, sociale, economico e culturale”;art.3:”le Parti si impegnano a non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’altra Parte”;art.4:”le Parti si astengono da qualunque forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell’altra Parte, attenendosi allo spirito di buon vicinato” (c.1);“nel rispetto dei princìpi della legalità internazionale, l’Italia non userà, nè permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia” (c.2);art.5:”le parti definiscono in modo pacifico le controversie che potrebbero sorgere tra di loro, favorendo l’adozione di soluzioni giuste ed eque, in modo da non pregiudicare la pace e la sicurezza regionale ed internazionale”;art.20:”le due Parti si impegnano a sviluppare la collaborazione nel settore della Difesa tra le rispettive Forze Armate, anche mediante la finalizzazione di specifici accordi che disciplinino lo scambio di informazioni militari nonchè l’espletamento di manovre congiunte” (c.1); “si impegnano altresì ad agevolare la realizzazione di un forte ed ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari” (c.2).Dato che tale Trattato “può essere modificato previo accordo delle Parti” (art.23 c.4) e la legge italiana ratificatrice non è stata abrogata, il Trattato è vincolante.Si potrebbe dire chissenefrega e invece no signori la cosa non è così semplice perchè qui si capisce quanto vale il nostro paese a livello internazionale e chi sono coloro che ci governano. Il suddetto trattato non legittima alcuna neutralità: è infatti un’alleanza politica, economica,culturale e militare con la Libia di Gheddafi. Poichè non si scopre adesso che il Raìs sia un “tiranno assassino” e che dunque il governo e quasi l’intero Parlamento sapessero con quale soggetto si stavano alleando quando hanno firmato e ratificato il testo, nel trattato non è stata inserita alcuna clausola che preveda come il nostro Paese debba comportarsi in casi di genocidio compiuti dall’alleato. Il motivo di tale assenza è elementare: proprio perchè tutti sapevano chi fosse Gheddafi, sarebbe stato ridicolo vietare o sanzionare ciò che è insito nella natura di qualsivoglia dittatore. Se non si vuol essere complici di spargimenti di sangue, non si devono stringere alleanze militari con i dittatori e neppure vender loro armamenti.Circa l’identità della controparte del Trattato, è ovviamente il regime gheddafiano. All’epoca della stipula non era scoppiata alcuna rivolta popolare e anche ora che è scoppiata, per l’Italia vige l’alleanza che ha deciso consapevolmente di sancire. Si tratta di tradimento quando si viene meno in maniera unilaterale all'accordo. A tutti questi aspetti bisognava pensare prima di firmare e ratificare un’alleanza tout court con un personaggio di cui erano già ben note le caratteristiche criminali. C’è stato chi in Parlamento lo ha fatto notare. Purtroppo non è stato ascoltato e ora è troppo tardi per venir meno alla parola data solo 2 anni e mezzo fa. Poi ci chiediamo quanto vale il nostro parlamento, tra bunga bunga e leggia  personam varie... bisognerebbe solo vergognarsi, i personaggi pseudopolitici che tanto blaterano ora in tv dovrebbero dimettersi. Tutti coloro che hanno votato questo scempio dovrebbero andare a casa. In primis mr Napolitano che sostiene ancora che non siamo in guerra, ma per favore. Ho sempre più vergogna a sentirmi parte di questo stato.