Creato da Frau_Blucher_II il 26/04/2011
cerebralmente commossa.
 

 

Quando penso ai fratelli Grimm, avverto l'impellenza di coltivare radicchio.

Post n°54 pubblicato il 18 Giugno 2012 da Frau_Blucher_II

C’era una volta e forse c’è ancora un paese assente dove se la gente attraversa sulle strisce e nessuno gli elegge. Un posto dove il cuore si tiene in borsa nel caso serva a un guardiacaccia o a taluno che ami. Un luogo dove i lupi non stanno nella foresta hanno il pelo e perdono il vizio;  le nonne vivono in condominio, ci sentono bene e si drogano con gli "Hashisch Fudge". Un luogo dove dire frottole non farà allungare il naso, se mai un ego senza fine. Dove la coscienza non ha le sembianze di un grillo e l’amore non ha i capelli turchini, dove crescere non è un imposizione e bramare un peccato. Un luogo dove non ci si appisola sui piselli, dacché conviene stare sveglie. Dove Alice il coniglio bianco lo cucina alla cacciatora e i gatti con le calzature ortopediche hanno  molto più valore di quelli con gli stivali. C’è un luogo dove Cappuccetto Rosso si mangia il lupo, Biancaneve fa gli occhi dolci ad un palazzinaro e il principe azzurro fa la fine del drago con una scure nel cuore e le orecchie appese come trofeo. Un luogo dove per riuscire a trovare la strada non serve tallonare briciole,ma basta consultare google maps. Che posto ho scovato, dove la legalità è di piombo, ma si scopa come sempre le ballerine. Cari gendarmi che sparate alla schiena, sappiatelo, io sono nella brughiera di rosso vestita e metto alla forca la volpe, mentre il gatto si lecca i baffi. Ma che luogo strambo questo luogo, dove il finale non cambia mai, e con le mie poche facoltà mentali, balzerò in senso contrario nella vita, perirò coperta da una pelle d’asino in una casa di marzapane masticata, ritrovando Melampo. Ah, se possedessi un fagiolo o perlomeno avessi le trecce per farti scalare e vivere felici e contenti. Noi comunque andiamo in trip su un tappeto pieno di peli, molliche e fiammiferi usati. La strada la sai, terza sorte a sinistra, avremo una gallina dalle uova d’oro e un uncino. E sopravvivremo  per sempre satirici e contenti. Il resto non sono che stronzate.  

 

 “...E la sposò, e lei visse contenta”.
Eh, no! La vera storia è più cruenta:
in quella falsa, quella raccontata,
quando, molti anni fa, fu inventata,
aggiunsero carezze e zuccherini
per far contenti bambine e bambini:
invece ascolta, è giusta fino a quando
le orribili sorelle stanno andando,
al gran ballo del Principe invitate,
di notte, tutte quante ingioiellate,
e intanto Cenerentola, tapina,
è chiusa giù, nell’umida cantina,
dove i topacci, in cerca di bocconi,
le stanno già assaggiando i talloni,
e lei strillava: “Voglio uscir di qui!”
finché la Fata magica la udì,
e allora apparve in una luce chiara
dicendo: “Tutto bene, bimba cara?”.
“Ma come, tutto bene!” strillò quella
“Ma se mi stan marcendo le budella!”
E poi, dando gran pugni contro il muro:
“Portami al ballo!” disse in modo duro.
“Portami in discoteca, là al Palazzo
o io qui faccio uno sconquasso pazzo!
Voglio un vestito! Voglio un ricco cocchio,
voglio gioielli che valgano un occhio!
E poi calze di nylon, quelle fini,
scarpe d’argento con i tacchettini!
Vedrai se, ben vestita sopra e sotto,
non ti cucino il Principe ben cotto!”
                      [...]

Roald Dahl, Versi Perversi

 

 

 

 
 
 

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