Frammenti

...o scendere all' inferno


Orfeo cantando all’Inferno la tolse, ma non poté servar la legge data, ché ‘l poverel tra via drieto si volse,sì che di nuovo ella gli fu rubata, però ma’ più amar donna non volse, e dalle donne gli fu morte data.Così Poliziano cantò la favola d’Orfeo, antichissimo poeta della Tracia, figlio del dio Apollo e della musa Calliope.Col suono della sua lira e la melodìa della sua voce, Orfeo affascinava gli uomini ed ammansiva persino le belve più feroci. Sposò la bella Euridice, figlia di Nereo e di Doride ma, nel giorno stesso delle nozze, la fanciulla, tentando di sfuggire al pastore Aristeo, che l’inseguiva per possederla, cadde sull’erba e morì per il morso d’una serpe, lasciando il suo sposo quasi pazzo di dolore.Così, invece,  Virgilio:…cercando di consolare con la cava testuggine il suo amore disperato, cantava a se stesso di te, dolce sposa, di te sul lido deserto, di te all’alba, di te al tramonto. Entrò persino nelle gole tenarie, profonda porta di Dite, e nel bosco caliginoso di tetra paura, e discese ai Mani, e al tremendo re ed ai cuori incapaci di essere addolciti da preghiere umane…Orfeo, disperato, si recò fin nell’oltretomba pur di ritrovare l’amata sposa, discese giù nell’Ade, e non fu spaventato né da Cerbero che custodiva l’Orco, né dagli altri mostri, e supplicò Plutone e Persefone, e li commosse col suo canto miracoloso e con le sue preghiere, finché non ebbe il permesso di riprendersela, a patto, però, che non si voltasse mai a guardarla lungo il percorso che dalla valle infernale, dal buio del regno dei morti, conduceva alla luce. Orfeo accettò, ma il suo grande amore lo tradì: non resistette alla tentazione, lungo la strada si voltò ed Euridice svanì come fumo; la perse di nuovo, e questa volta per sempre. Orfeo a Parigi .La Morte, impersonata da una principessa (Casarès), s'innamora di Orfeo (Marais), mentre il suo autista Heurtebise (Périer) s'invaghisce di Euridice (Déa). Attraverso uno specchio Orfeo compie due volte il viaggio nell'aldilà. Ispirandosi a un proprio dramma (1926), Cocteau riscrive il mito greco, ambientandolo nella Parigi esistenzialista del dopoguerra. Con Le Sang d'un poète (1930) e Il testamento di Orfeo (1959) forma una trilogia sulla morte e sulla funzione del poeta come tramite tra il mondo della realtà e quello della fantasia. (Un film di Jean Cocteau Titolo originale Orphée).Che farò senza Euridice? Dove andrò senza il mio ben? Euridice, o Dio, rispondi! Io son pure il tuo fedele.Euridice! Ah, non m´avanza più soccorso, più speranza ne dal mondo, ne dal ciel.