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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°807 pubblicato il 10 Aprile 2019 da enodas

 

 

 

Ottocento. Anche se in realtà é l’Unità di Italia il punto di partenza, mentre l’inizio della Grande Guerra é quello d’arrivo. Da Hayez, il primo e l’ultimo dei Romantici italiani, pittore protagonista del Risorgimento dell’arte italiana, a Segantini che delle Alpi fece il proprio intatto, epico anfiteatro nel quale ambientare le sue innovative rappresentazioni volte alla ricerca della luce attraverso il divisionismo dei colori che gli permette di costruire la sua personalissima trama della modernità, dei sentimenti e della natura. Attraverso questo arco di tempo furono eventi e correnti artistiche ad intrecciarsi, sovrapporsi e scontrarsi. Alle pareti si susseguono (per me) nomi e termini più o meno familiari, Romanticismo, Divisionismo, Realismo, Simbolismo, Macchiaioli, in un puzzle di tessere varie e differenti tra tradizione e modernità. Nell'Ottocento italiano, l’arte fu non solo un formidabile strumento celebrativo e mediatico per creare consenso, ma anche il mezzo più popolare, “democratico” per far conoscere agli italiani i percorsi esaltanti e contraddittori di una storia antica e recente caratterizzata da slanci comuni e da forti tensioni e divisioni. Eppure, su questo periodo artistico pesarono negativamente due circostanze: l'estrema frammentarietà e l'isolamento di ogni scuola diversa, e la contemporanea tendenza di pesanti giudizî di molti studiosi, responsabili di una condanna che per un lungo lasso di tempo non ha avuto appello, che giudicò il “nostro minuto Ottocento coi suoi modesti riflessi di avvenimenti di ben altro peso verificatisi in Francia e da noi sempre diminuiti”.

 

 

Ottocento. Lo leggo come uno spaccato storico quello che intercorre, tra sala e sala, di un Paese appena formato. Dalla Storia del passato al modno presente, fatto di nuove mode, di nuovi problemi, passando attraverso le cronache del Risorgimento. Devo ammettere che non sempre ne sono riemerso con un interesse ed un'ammirazione tali da rendere immemorabile tutto ciò che vedevo. Io, con occhi profani, mi rendo conto di quanto poco sappia di questo periodo quando si parla di arte in Italia (sembra quasi un assurdo, pensando quanto invece si impari si storia e letteratura, nello stesso periodo). Forse, anche in questa narrazione un po' si rifletteva quello stessa sensa sensazione frammentaria di un Paese nato allora solo sulla carta, ed ogni tanto mi chiedo quanto ancora sia realmente così. E' stato, per alcuni versi come stessi leggendo il capitolo di un libro di storia narrato per immagini, anche se non sempre quelle immagini erano le parole più pulite e ordinate della Storia. E come tale, come un libro di storia, l'ho riposto, salvo alcuni casi, quasi colpevolmente da profano e con poca emozione negli occhi.

 

 

"La mostra forlivese ai Musei San Domenico si occuperà della grande arte italiana dell’Ottocento nel periodo che intercorre tra l’ultima fase del Romanticismo e le sperimentazioni artistiche del nuovo secolo, tra l’Unità d’Italia e la Grande Guerra.
La locuzione attribuita a uno dei protagonisti del nostro Risorgimento, Massimo d’Azeglio, «Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani», rimane in sé un’espressione chiave di riflessione sulla nostra storia: come sia stata costruita e creata l’identità nazionale negli anni che hanno fatto seguito all’Unità d’Italia, come sia stata raffigurata l’autobiografia di una nazione, come gli italiani, prima divisi in diverse realtà politiche, sociali e culturali locali, abbiano vissuto l’aspirazione e la realtà di diventare un solo popolo, condividendo una storia comune.
Ricostruire attraverso la pittura e la scultura le vicende dell’arte italiana nel mezzo secolo che ha preceduto la rivoluzione del Futurismo consente di capire criticamente come l’arte sia stata non solo un efficace strumento celebrativo e mediatico per creare consenso, ma anche il mezzo più popolare per far conoscere agli italiani i percorsi esaltanti e contraddittori di una storia antica e recente caratterizzata da slanci comuni e da forti tensioni e divisioni. L’arte è stata un formidabile laboratorio per far conoscere e riscoprire le meraviglie naturalistiche del “bel paese” e quelle artistiche delle città che le esigenze della modernità stavano irrimediabilmente trasformando, per presentare la varietà e il fascino degli usi e costumi delle diverse identità locali, per trasmettere l’eccellenza di tecniche artistiche di epoca rinascimentale, ancora richieste in tutto il mondo.
Grazie a una selezione di opere eccellenti le sezioni della mostra forlivese ricostruiranno, attraverso un viaggio immersivo nel tempo e nello spazio, i percorsi dei diversi generi: quello storico, la rappresentazione della vita moderna, l’arte di denuncia sociale, il ritratto, il paesaggio e la veduta, temi culturali e sociali nuovissimi, di impatto popolare e dal significato universale. [...]"

(dall'Introduzione alla mostra)

 


 
 
 
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