30 GiugnoNon è semplice scrivere quanto avevo in mente oggi. Ho aperto il computer per cercare di scrivere questo post, con un giorno di ritardo. E, come spesso accade, visto che non so mai come iniziare, ho aperto il giornale, per vedere il risultato di Francia-Nigeria. Ancora 0-0. Come erano 0-0 Brasile e Croazia una sera di metà giugno, prima partita del mondiale. Quella sera io era ad Haifa, stralunato per la giornata ma soprattutto per la fatica che avevo appena speso nel trovare un albergo che sembrava inesistente ad un indirizzo inesistente. Boccheggiavo sul letto. Oggi inizia il Ramadam. Nessuna di queste credo sia una coincidenza. Nemmeno che aprendo il giornale la notizia in cima non riguardasse una partita in tempo reale dei mondiali brasiliani, quanto piuttosto il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti nei pressi di Hebron meno di 20 giorni fa.Mi sono chiesto cosa dovessi allora raccontare, in questo blog, in questo e nel prossimo post che ho in mente di scrivere. Io, ad Hebron ci sono stato, un mese fa. Ora, immagino, sarà inaccessibile, come gran parte della Cisgiordania. Io ci sono stato, e mi sento privilegiato, in un certo senso, per tanti motivi. Questa giornata è stata per me una delle più significative ed intense del mio viaggio in Israele. E' stato anche l'unico giorno in cui mi sono affidato ad un tour, che mi era stato consigliato da una ragazza italiana (Silvia, di Padova) che ho incontrato per caso a Gerusalemme. Promossa da organizzazioni che tramite il turismo cercano di costruire flebilissimi ponti, mi portava nella prima mezza giornata nella parte palestinese della città, per poi passare dalla parte israeliana con un ragazzo israeliano. Perchè Hebron è una città divisa, nel cuore stesso: al centro la Tomba dei Patriarchi, la tomba di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, in parte moschea dedicata al culto islamico, in parte sinagoga dedicata al culto ebraico. Le die parti son ermeticamente divise ed incomunicabili. Non parliamo nemmeno dei cristiani. E' un luogo di primaria importanza per tutte le tre grandi religioni, anche se per me assurge a monumento dell'assurdità umana. Hebron è una realtà particolare, perchè gli insediamenti si spingono nel cuore del centro città arabo e non si limitano a circondarlo nelle periferie."Per secoli Hebron ospitò una piccola comunità ebraica, ma nel 1929 un gruppo di nazionalisti arabi attaccò gli ebrei locali - tutti ultraortodossi non sionisti - uccidendo 67 persone e disperdendo il resto della comunità. Dopo il 1967, gli ebrei ortodossi fecero ritorno in città ed una delle caratteristiche che saltano più all'occhio nella Hebron odierna è la presenza di soldati israeliani a guardia di queste enclavi ebraiche - abitate da alcuni tra i coloni più intransigenti della Cisgiordania - in pieno centro. Nel 1994, durante il Ramadam, e nel giorno della festività ebraica di Purim, Buruch Goldstein, un medico nato a Brooklyn, aprì il fuoco sui palestinesi che pregavano nella Moschea di Ibrahim, uccidndo 29 persone e ferendone altre 200. I coloni più moderati, così come l'Israeliano medio, ritengono che Goldstein sia stato uno spietato assassino, mentr agli occhi dei coloni estremisti, che considerano i Palestinesi come intrusi stranieri in Terra d'Israele, è un eroe e la sua tomba continua ad essere meta di pellegrinaggio". (dalle note della guida Lonely Planet)Nel giro di poche ore ho sentito due storie, in realtà più di due, completamente opposte riguardo Hebron ed i Territori in generale. Ho visto ed ascoltato, sapendo che non tutto quello che mi arrivava era vero. Ho fatto domande, a cui, per quanto chiare, non sono riuscito ad ottenere risposta.Per questo, questa storia voglio raccontarla, per come ho ripetuto questo racconto nella mia mente, in questi giorni. Raccontando quello che ho visto. Nella tragedia di oggi. Domandandomi cosa ci sia, a pochi giorni di distanza, ancora, di tutto ciò. Dove siano i due ragazzi che ci hanno accompagnato, i negozianti, i bambini. Dove siano i soldati, intravisti dietro i posti di blocco e le basi avanzate, così come le donne che ci hanno ospitato per il pranzo o gli uomini che mi hanno offerto il the su una terrazza polverosa o quelli che lavorano il vetro secondo l'antica tecnica fenicia che li rende famosi in tutto il Medio Oriente, dove siano le donne della cooperativa che tengono aperto un negozio di tessuti nel suq semideserto.
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30 GiugnoNon è semplice scrivere quanto avevo in mente oggi. Ho aperto il computer per cercare di scrivere questo post, con un giorno di ritardo. E, come spesso accade, visto che non so mai come iniziare, ho aperto il giornale, per vedere il risultato di Francia-Nigeria. Ancora 0-0. Come erano 0-0 Brasile e Croazia una sera di metà giugno, prima partita del mondiale. Quella sera io era ad Haifa, stralunato per la giornata ma soprattutto per la fatica che avevo appena speso nel trovare un albergo che sembrava inesistente ad un indirizzo inesistente. Boccheggiavo sul letto. Oggi inizia il Ramadam. Nessuna di queste credo sia una coincidenza. Nemmeno che aprendo il giornale la notizia in cima non riguardasse una partita in tempo reale dei mondiali brasiliani, quanto piuttosto il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti nei pressi di Hebron meno di 20 giorni fa.Mi sono chiesto cosa dovessi allora raccontare, in questo blog, in questo e nel prossimo post che ho in mente di scrivere. Io, ad Hebron ci sono stato, un mese fa. Ora, immagino, sarà inaccessibile, come gran parte della Cisgiordania. Io ci sono stato, e mi sento privilegiato, in un certo senso, per tanti motivi. Questa giornata è stata per me una delle più significative ed intense del mio viaggio in Israele. E' stato anche l'unico giorno in cui mi sono affidato ad un tour, che mi era stato consigliato da una ragazza italiana (Silvia, di Padova) che ho incontrato per caso a Gerusalemme. Promossa da organizzazioni che tramite il turismo cercano di costruire flebilissimi ponti, mi portava nella prima mezza giornata nella parte palestinese della città, per poi passare dalla parte israeliana con un ragazzo israeliano. Perchè Hebron è una città divisa, nel cuore stesso: al centro la Tomba dei Patriarchi, la tomba di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, in parte moschea dedicata al culto islamico, in parte sinagoga dedicata al culto ebraico. Le die parti son ermeticamente divise ed incomunicabili. Non parliamo nemmeno dei cristiani. E' un luogo di primaria importanza per tutte le tre grandi religioni, anche se per me assurge a monumento dell'assurdità umana. Hebron è una realtà particolare, perchè gli insediamenti si spingono nel cuore del centro città arabo e non si limitano a circondarlo nelle periferie."Per secoli Hebron ospitò una piccola comunità ebraica, ma nel 1929 un gruppo di nazionalisti arabi attaccò gli ebrei locali - tutti ultraortodossi non sionisti - uccidendo 67 persone e disperdendo il resto della comunità. Dopo il 1967, gli ebrei ortodossi fecero ritorno in città ed una delle caratteristiche che saltano più all'occhio nella Hebron odierna è la presenza di soldati israeliani a guardia di queste enclavi ebraiche - abitate da alcuni tra i coloni più intransigenti della Cisgiordania - in pieno centro. Nel 1994, durante il Ramadam, e nel giorno della festività ebraica di Purim, Buruch Goldstein, un medico nato a Brooklyn, aprì il fuoco sui palestinesi che pregavano nella Moschea di Ibrahim, uccidndo 29 persone e ferendone altre 200. I coloni più moderati, così come l'Israeliano medio, ritengono che Goldstein sia stato uno spietato assassino, mentr agli occhi dei coloni estremisti, che considerano i Palestinesi come intrusi stranieri in Terra d'Israele, è un eroe e la sua tomba continua ad essere meta di pellegrinaggio". (dalle note della guida Lonely Planet)Nel giro di poche ore ho sentito due storie, in realtà più di due, completamente opposte riguardo Hebron ed i Territori in generale. Ho visto ed ascoltato, sapendo che non tutto quello che mi arrivava era vero. Ho fatto domande, a cui, per quanto chiare, non sono riuscito ad ottenere risposta.Per questo, questa storia voglio raccontarla, per come ho ripetuto questo racconto nella mia mente, in questi giorni. Raccontando quello che ho visto. Nella tragedia di oggi. Domandandomi cosa ci sia, a pochi giorni di distanza, ancora, di tutto ciò. Dove siano i due ragazzi che ci hanno accompagnato, i negozianti, i bambini. Dove siano i soldati, intravisti dietro i posti di blocco e le basi avanzate, così come le donne che ci hanno ospitato per il pranzo o gli uomini che mi hanno offerto il the su una terrazza polverosa o quelli che lavorano il vetro secondo l'antica tecnica fenicia che li rende famosi in tutto il Medio Oriente, dove siano le donne della cooperativa che tengono aperto un negozio di tessuti nel suq semideserto.