Enodas

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  Sono arrivato che l'aeroporto era bloccato. Nessun volo per quattro ore. Giusto così, alla fine, che anche in questo secondo giorno non si senta dalla pista il rumore delle turbine mentre da quell'aereo si proceda alla pietosa operazione di scarico. E' un qualcosa che ha colpito profondamente la nazione. E non potrebbe essere altrimenti. Perché la gran maggioranza di persone era olandese, certo, e molti in qualche modo avranno avuto una persona lontanamente conosciuta, fosse anche un collega di lavoro alla lontana, nella stessa azienda, e perché molte erano proprio espressione di questo popolo viaggiatore che prende e parte in continuazione verso ogni meta raggiungibile. Una proiezione di una tragedia assurda che ha inghiottito gente che andava in vacanza e che torna, forse non si sa nemmeno, in condizioni mostruose. Credo che sia anche questo, l'essere toccati in profondità in una routine della nostra vita agiata. Il dolore reclama sempre rispetto. Ho pensato che in questi giorni ci sia stata una grande compostezza, una forte unità ed una grandissima dignità in risposta dal popolo olandese. Un popolo che, per quanto nel mio piccolo quotidiano possa scontrarmi con la cultura a differenti livelli, si é sempre dimostrato un popolo di altissimo senso civico e con più alto senso della società che abbia mai incontrato. "What a terrible wold".Sì é vero, penso. Non siamo capaci di avere un mondo più bello, di costruire. Ho letto articolo per articolo del volo abbattuto. Ho girato pagina ed ho letto ancora di più della guerra a Gaza. Leggo di un Paese da cui sono appena tornato e penso che ho quasi sfiorato una guerra. Non ha senso. Non ho trovato pagine di chissà quante guerre dimenticate. Quel volo C130 parcheggiato a lato della pista, le bandiere a mezz'asta che vedo dal finestrino mentre infine il mio volo entra in fase di rullaggio sulla pista, sono facce di una sola medaglia che gira vorticosamente. Ne rimaniamo colpiti perché colpisce noi in qualcosa che facciamo, prendere un aereo ed andare in vacanza. Oggi, in questi giorni, che pure un po' di paura ce l'ho sempre, molto di più leggendo i giornali. Eppure, continuiamo ognuno per se stesso, colpiti certo sul momento, dispiaciuti e ci mancherebbe, e poi proseguiamo. Come un aeroporto che torna operativo ed uno sciame di passeggeri viene nuovamente reindirizzato verso i gate, ognuno verso la propria destinazione, qualcuno magari calcolando soltanto il ritardo accumulato. Il mondo non si ferma per nessuno, e forse é questo il prezzo che la vita reclama per sopravvivenre. E' un pensiero triste, ma é la realtà. E tra un po', anche questo rimarrà un interrogativo insoluto. Insoluta é la disputa e lo stallo politico che hanno portato ad abbattere un volo di linea. Perché anche in Ucraina, o quel che ne rimane almeno su una mappa geografica, é una guerra, una guerra civile vera e propria, e che tirassero giù un aereo a ben vedere era solo questione di tempo. Insoluta rimarrà una stupida guerra combattuta sulla pelle di povera gente, da entrambe le parti in nome di fanatismo e disprezzo. Loro sono già più lontani e li sentiamo un po' meno. Insoluti sono i barconi che affondano, in continuazione, nell'indifferenza più vergognosa, la stessa che fa dimenticare lo sterminio enorme che avviene nel loro luogo di origine. Loro non li vediamo nemmeno più, forse per assuefazione, forse non lo so.Ed é subito sera.