10-11 Giugno L'azzurro sembra essere il colore più famoso di Tsafat. L'azzurro qui ha un valore altissimo e profondo. Segue come un orlo le linee delle case, delle strade, delle ringhiere. E soprattutto é il colore riservato ai più meritevoli, nel mondo ebraico e nella cultura ebraica: le loro tombe brillano quasi come topazi preziosi nella distesa di lapidi candide e senza tempo che si incastonano sul fianco della collina. Qui, probabilmente, affonda le proprie radici l'Ebraismo moderno, qui le sue menti più fini hanno formulato le basi dell'interpretazione delle Scritture. E' un pensiero molto affascinante che rende questo luogo particolarmente ricco di significato. Anche per me, che lo attraverso con gli occhi del viaggiatore. Che, in qualche modo si specchiano in quelli di chi, magari, viene da lontano a conoscere le proprie origini. E' qualcosa di estremamente potente, in questa cultura, quello di tornare alla terra, alle origini di un sentimento che affonda nelle pieghe ancestrali del tempo, e si riflette in gruppi di ragazzotti americani magari sbracati ed un po' incoscienti dello scopo per il quale si trovano qui come nei passi lenti di una ragazza dalla gonna lunga che cammina lentamente da sola e a piedi scalzi in un Paese lontano un oceano da casa.Me scendere per le strade di Tsafat equivale anche ad immergersi in una realtà in cui il tempo sembra essersi fermato ad un istante impreciso ed immutabile. Immutabile come l'aspetto delle persone, vestite tradizionalmente e tradizionalmente riservate, chiuse in un mondo di studi e meditazione, ripopolano i quartieri vecchi soltanto nel tardo pomeriggio per riappropiarsi delle strade quando i visitatori se ne sono andati. Camminare in silenzio, una seconda volta, quasi con la paura di risultare scomodo ed un disturbo, in questo momento della giornata, dischiude un mondo immobile, in cui la forza percebile di alcuni legami fa da contaltare allo sconcerto di una prospettiva esterna di fronte a questa immobilità ed insolvenza sociale, straniante come in altre tappe appena sfiorate nei giorni passati.
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10-11 Giugno L'azzurro sembra essere il colore più famoso di Tsafat. L'azzurro qui ha un valore altissimo e profondo. Segue come un orlo le linee delle case, delle strade, delle ringhiere. E soprattutto é il colore riservato ai più meritevoli, nel mondo ebraico e nella cultura ebraica: le loro tombe brillano quasi come topazi preziosi nella distesa di lapidi candide e senza tempo che si incastonano sul fianco della collina. Qui, probabilmente, affonda le proprie radici l'Ebraismo moderno, qui le sue menti più fini hanno formulato le basi dell'interpretazione delle Scritture. E' un pensiero molto affascinante che rende questo luogo particolarmente ricco di significato. Anche per me, che lo attraverso con gli occhi del viaggiatore. Che, in qualche modo si specchiano in quelli di chi, magari, viene da lontano a conoscere le proprie origini. E' qualcosa di estremamente potente, in questa cultura, quello di tornare alla terra, alle origini di un sentimento che affonda nelle pieghe ancestrali del tempo, e si riflette in gruppi di ragazzotti americani magari sbracati ed un po' incoscienti dello scopo per il quale si trovano qui come nei passi lenti di una ragazza dalla gonna lunga che cammina lentamente da sola e a piedi scalzi in un Paese lontano un oceano da casa.Me scendere per le strade di Tsafat equivale anche ad immergersi in una realtà in cui il tempo sembra essersi fermato ad un istante impreciso ed immutabile. Immutabile come l'aspetto delle persone, vestite tradizionalmente e tradizionalmente riservate, chiuse in un mondo di studi e meditazione, ripopolano i quartieri vecchi soltanto nel tardo pomeriggio per riappropiarsi delle strade quando i visitatori se ne sono andati. Camminare in silenzio, una seconda volta, quasi con la paura di risultare scomodo ed un disturbo, in questo momento della giornata, dischiude un mondo immobile, in cui la forza percebile di alcuni legami fa da contaltare allo sconcerto di una prospettiva esterna di fronte a questa immobilità ed insolvenza sociale, straniante come in altre tappe appena sfiorate nei giorni passati.