Enodas

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 Forse é un ponte sospeso nel tempo. Deve essere così. Superata l'ampia arcata di ferro frapposta tra due speroni rocciosi, mi trovo al cospetto di porte di pietra e case sospese. E' un passaggio che mi ricorda un altro ponte, un altro balzo nel vuoto tra due rive a strapiombo. Ho la mente che vola indietro, radente, sul profilo di Porto, sulle acque del Douro. E qui, in mezzo alla Spagna, é un balzo sospeso su quel che rimane di un torrente, la cui linea si perde, avvolta nel verde lì sotto.Ora che faccio... varco una porta, discendo nel tempo su strade che si arrampicano, quasi una sull'altra, sempre più strette e tortuose.In un silenzio che non sembra reale, prostrato dalle ore più calde del giorno. Eppure é settembre, ed uno spiraglio di vento passa, sussurrando, ogni tanto. Acqua e vento. Hanno modellato il paesaggio, fino ad ottenere forme improbabili. Un pugno di roccia, sospeso su un filo che potrebbe essere quasi invisibile. Una conca, quella che é il terreno su cui si impianta questa città, Cuenca per l'appunto, come la chiamarono per primi i Romani.Il resto, affonda nella storia, tra percorsi labirintici che sbucano, alternativamente, nella piazza principale, laddove la montagna sembra essere spianata, ed i suoi fianchi, su un parapetto che rimane sospeso, come le case, come il silenzio. Affonda nelle cinte murarie ed in quello che rimane del castello, più su, oltre una strada in salita. Da lì la città si scopre assediata, da ogni lato, da rivoli d'acqua che l'hanno disegnata prima ancora che esistesse. Da lì ogni punto si estende verso un orizzonte infinito, verso una parete anturale o verso il profilo di uno dei tanti monasteri fuori le mura. Immagino che la tradizione rimanga radicata, profondamente, qui. Dove la cattedrale racchiude ori ed intagli come uno scrigno, ricca come i tesori scintillanti lasciati a testimonianza della Reconquista e di tutto ciò che ne seguì.Scendo una scala, assalgo una torre, mi sporgoda una terrazza. Accecato dal sole, spalancando gli occhi quando ormai é buioed il silenzio a tratti sembra più scuro, a tratti pare più semplice da spezzare. Fino a quando mi ritrovo su un ponte, all'inizio di una passerella disegnata nell'aria da chiodi e ferro battuto. E riattraversarlo pare nuovamente di sfogliare rapidamente un libro di storia. Solo, questa volta, in avanti.