Enodas

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 Osservo una foglia, come tante. Rattrappita sul terreno, uno spuntone di pietra, intona il suo canto del cigo in un colore. Come a dire che un altro tempo è passato, un anno, una stagione, un respiro, ed è nuovamente l'autunno, coi suoi colori, qualche nebbia leggera e l'aria pungente la sera. Come a dire che la levetta degli anni da quando un giorno di età novembre sono salito su un aereo e sono andato si è spostata leggermente un po' più in là. C'è un'intrinseca contraddizione tra la bellezza di questi colori e l'ultimo sussulto che li accompagna, sospeso in un volo oscillante nell'aria ed è questa bellezza, credo, forse un po' malinconica e poetica, ad affascinare tanto.Scorrendo le ultime pagine, più o meno scritte, mi accorgo bene che ci sono degli spazi lasciati bianchi, e degli spazi non scritti del tutto, tenuti altrove come appunti appesi su una parete. Avanzo con un po' di stanchezza tra varie cose da fare, la difficoltà di tenere per le mani i fili di un lavoro, mille idee sparse qua e là e qualche pensiero difficile, che, con delle decisioni, sembra quasi scivoli via perchè nemmeno sono riuscito a metterlo a fuoco come avrei dovuto. Caduto, oscillando leggermente nell'aria, come un riflesso che magari torna, improvviso, o un riflesso nuovo che scintilla dal nulla. Ogni tanto, da racconare.