C'é un fiume a Valencia, che attraversa la città e, tra un paio di curve, arrive ino al mare. E' un fiume verde, perché l'acqua non c'é più, deviata dopo un'alluvione disastrosa, un parco lungo chilometri, sottoelevato, sormontato da ponti, che respira all'unisono con chi abita qui.Tra terra e mare, la prima é storia, mercato e la gestione di una campagna ricca di acqua e generosa di frutti, la seconda una baia infinita, i profili del porto dietro una lunghissima striscia di sabbia. Fa impressione arrivare qui, una sera di fine novembre, dove tutto sembra un'eco dormiente, quasi lontana, di un mondo pieno di vita ora lasciato a se stesso. Cammino strizzando gli occhi, ogni tanto, quando parte una folata di vento e sento i granelli di sabbia impattare sul viso ed il sapore del mare. Innato, sale alle narici, entra nel profondo, sempre, ogni volta che un orizzonte piatto si affaccia, lontano, come una linea sottile ed inafferrabile.
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C'é un fiume a Valencia, che attraversa la città e, tra un paio di curve, arrive ino al mare. E' un fiume verde, perché l'acqua non c'é più, deviata dopo un'alluvione disastrosa, un parco lungo chilometri, sottoelevato, sormontato da ponti, che respira all'unisono con chi abita qui.Tra terra e mare, la prima é storia, mercato e la gestione di una campagna ricca di acqua e generosa di frutti, la seconda una baia infinita, i profili del porto dietro una lunghissima striscia di sabbia. Fa impressione arrivare qui, una sera di fine novembre, dove tutto sembra un'eco dormiente, quasi lontana, di un mondo pieno di vita ora lasciato a se stesso. Cammino strizzando gli occhi, ogni tanto, quando parte una folata di vento e sento i granelli di sabbia impattare sul viso ed il sapore del mare. Innato, sale alle narici, entra nel profondo, sempre, ogni volta che un orizzonte piatto si affaccia, lontano, come una linea sottile ed inafferrabile.