Enodas

.


  Il monte é là, un profilo che delinea un'unica ombra oltre una coltre invisibile di nebbia e di nubi. Lo scorgo all'improvviso, mentre ancora sono alla guida, come una meta che mi attende e mi chiama. E' solo un raggio di luce, quello che attraversa i campi allineati che vanno, indefiniti, chissà dove, verso quella linea impercettibile dominata dal profilo di uno scoglio gigante che é fortezza inespugnabile e castello invisibile. Quegli stessi campi che percorro, passo sopo passo, sfiorando l'erba, gia ssaporando il sapore del mare. E mi avvicino, lentamente, lungo una strada che entra nell'acqua, anche se acqua veramente non c'é. E l'ombra diventa più definita, il cielo cambia, tanto rapidamente, che uno squarcio lascia passare un po' di luce, si riflette, sull'acqua immobile, prima, poi su quel profilo silenzioso, e subito scomprare, sotto il fischio del vento. 
 Come un pellegrino, sono tornato. Mi piace pensare che i luoghi rappresentino una promessa. Alcuni, soprattutto. E questo é uno di quelli. E passa attraverso una strada stretta, in salita, subito dopo le mura, segue un villaggio sospeso nel tempo, quasi che quelle mura lo avessero protetto non solo dall'acqua, non solo dalle invasioni. Affonda, le radici, come pilastri possenti impiantati sugli scogli di uno sperone roccioso, uno di quegli scherzi della natura, quasi, che l'ingegno dell'uomo ha levigato, costruito, sovrapposto. Sale, la strada, come a spirale, oltre le scale, sulla rocca, prima di immergersi dentro la terra, mi perdo, , la luce arriva da finestre che spaziano su una baia che esiste e non esiste. 
 Mare e non mare. Quell'oceano mare, si trova qui. Anche le sabbie sono luogo dell'anima. Sabbie mobili, oggi, limacciose e bianche, sempre più sullo sfondo. Laddove non si sa più se sia acqua o sia terra, o se l'acqua, più veloce di un cavallo al galoppo, stia riconquistando la terra. E sospesa, come in un mondo irreale, come un nodo dell'anima, rimane adagiata una barca, come se fosse stato ilv ento a trasposrtarla, fin lì, ed impiantarla su un deserto di sabbia.Ecco, come un pellegrino, sono tornato in uno dei luoghi più belli che abbia mai visto. Ad ogni ora del giorno, una nuova riga da scrivere, come un soffio di vento che mi spinge sui bastioni, o la sera, lontano, ad osservare. Un'altra riga, ancora, o una moneta, lasciata cadere, per tornare di nuovo. 
 E' un vento freddo che profuma di mare. Sale, sale, arriva chissà da dove, da un'orizzonte infinito che già inizia a nascondersi nel buio. Folate che ti investono e penetrano sotto la giacca. Mentre resto seduto su un costone di massi, in equilibrio, accucciato, e respiro a pieni polmoni quasi tremando. Ed arriva l'acqua, quasi da nulla, quasi improvvisa, scroscia tra le rocce, come un torrente che si gonfia, le sommerge già, più veloce di un sole che scende, nascosto dietro alle nubi dell'atlantico. E' il silenzio dell'acqua, delle luci che si accendono, laggiù, su uno sperone di roccia avvolto su se stesso, attorno la guglia più alta dell'abbazia che sale come un fuso verso il cielo, proprio dove le nuvole sembrano squarciate da una potenza immane, come quella dell'acqua che sale. E come la sabbia, starto su strato, così ogni immagine che porto con me, colore sopra colore, respiro dopo respiro.Sono pochi i luoghi che racchiudono una magia come questo. Anche tra quei luoghi dell'anima. Specie quando é sera, quando sale la marea. Ancora di più in un giorno speciale quando solstizio ed eclissi si sovrappongono ad originare una forza starordinaria. Dopo oltre cent'anni, Mont-Saint-Michel tornerà ad essere isola.