Enodas

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  Sono tornato a Roma. L'ho fatto con in mente delle mete ben precise che si snodavano tra quei punti che sono l'immagine della città. Ho macinato chilometri, dietro un caldo notevole che mi si é aggrappato dal momento stesso in cui si é aperto il portellone dell'aereo. Pur non essendo ufficialmente che all'inizio d'estate. E come d'estate, la sera ho vagato quasi in sogno. Non perché mancassero le folle di turisti, né tantomeno la cronica congestione delle strade, ma perché su altre vie brillavano luci, quasi fossero punti sfocati e fuochi leggeri che emanavano silenzio. Così, sono tornato a Roma d'estate, quando percorrere queste vie é piacevole la sera, coperto di gelati, comprati magari da quella gelateria che per caso ho scoperto tanti anni fa e che mantiene il suo nome e le sue porzioni. Sono stato una manciata di giorni, ma é come se fosse stato molto di più. Perché é una città di una bellezza infinita, custode di altrettanta bellezza, che tutto meriterebbe molto di più di quanto viene fatto, ed un calarsi continuo nella storia. Così, per pochi giorni ho comunque raccolto un racconto di viaggio che cercherò di narrare, inchiostro su carta. E questo racconto inizierà in realtà dall'ultima immagine, l'ultima sera, da un ponte percorso da angeli, che non so esattamente perché rimane sempre l'ultima immagine impressa prima di partire, e dal silenzio di un fiume. 
 Come su una tela cercherò di imprimere queste immagini. Non ho portato la macchina fotografica. Perché ho scoperto quasi per caso appena arrivato che questa sera sarebbe stata un po' speciale. Perché di fronte a Castel Sant'Angelo si prepara una festa. Come su una tela stesa tra le stelle, Michelangelo progettò la Girandola. I colori saranno luce, fuochi d'artificio e note lasciate nell'aria. Acque quasi immobili, solcate da quelle che allora avrebbero dovuto essere una battaglia navale. E per un attimo ho in quelle acque si forma nella mia mente l'immagine del navigare. Quasi fosse un richiamo, silenzioso e profondo. Oytis. Si specchia il tramonto, con il profilo di San Pietro, dietro le arcate del ponte degli Angeli, ed attendo che quelle luci si spegnino ed altre inizino a danzare. Perché sarà la scenografia costruita attorno, sarà il fascino di tutto quanto posso aver visto in pochi giorni cha ancora mi riempiono gli occhi, o sarà la musica, ora gioiosa ora struggente, che scivola via, sono fuochi speciali. E su di essi sovrappongo me stesso, attraverso quei nodi di pensieri, di immagini, che riaffiorano, in ordine sparso, quasi come le note, seguendo melodie diverse. E' tutto in me, quello che sono, che porto con me, con immagini sempre nuove che si aggiungono a quelle che già ho, come chissà quante lettere depositate in un cassetto che non ha posto ben preciso. Per un attimo soltanto, luci esplose nel cielo ne illuminano il profilo, si accendono, e tornano silenziose. [...]