Enodas

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  Parlo un po' di pancia, inevitabilmente. Difficile dire cosa succederà. Nemmeno tanto semplice giudicare, alla luce degli ultimi giorni. Quello che mi ha colpito é che, leggendo sui giornali, anche sullo stesso giornale, si argomentava di tutto ed il contrario di tutto. Ogni firma, alcune anche con articoli molto interessanti. Al di là di quelle argomentazioni, il messaggio é chiaro, e non é nemmeno la prima volta che succede, contro burocratismi e lontananza dalla gente. E' affascinante pensare che questo schiaffo arrivi da quegli stessi luoghi all'ombra delle cui pietre é germogliato quello che siamo. Secondo me, semplicemente, questo referendum andava fatto molto tempo fa. (E forse pure in una forma un po' più chiara.) E, sempre secondo me, a dispetto dell'idea nobile che la anima, questa Europa così come sta diventando é un giocattolino mal riuscito che non funziona granché. E non lo dico come uno di quei slogan da piazza popolare che si spareranno magari ancora più ad alta voce per salire sul carro del (fugace) vincitore. No, lo dico per l'esperienza diretta di discorsi ascoltati in terra straniera, giorno dopo giorno, persona dopo persona. Visto da fuori, da chi viene da lontano ed é spettatore, l'Europa é una terra piccola, distanze contenute, l'equivalente di una di quelle estese nazioni sparse nel mondo, nel quale l'Unione permette vantaggi non scontati di movimento e di possibilità a chi vi appartiene. E questo, va detto, noi chi ne beneficia, non sempre ne riconosce lo straordinario valore. Sembra impossibilie, per chi é estraneo, capacitarsi degli strati di storia e delle differenze culturali così marcate, delle variazioni che emergono dietro confini "minuscoli". Per noi, invece, l'Europa é quasi un mondo intero. E come tale, un mondo dove si guarda all'orticello proprio, peraltro presupponendo ignoranza, generalizzazioni e stereotipi, al limite della banalità. Alimentati da un atteggiamento di burocrazia, tante parole vuote e distacco finanche crudele dall'Europa dei popoli. Così che quando l'erba cresce verde si guarda altrove con noncuranza e supponenza, mentre laddove cresce malata monta odio e risentimento. Che si tratti di titoli, controlli sul cibo ed anime disperate di migranti, alla fine tutto si riduce ad interessi "personali". E dunque, onestamente, per come la vedo io, il risultato particolare di questo referendum non lo so giudicare ma il significato più intrinseco ha un gran fondo di verità. Così é sbagliato. E forse questo schiaffo sonoro quanto tardivo, cambierà ben poco, aggraverà danni o aggiungerà malessere a malessere. Ma almeno, un po' di rumore lo ha fatto. Si spera.