Enodas

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 Si spegneranno le luci, dunque. Ed inizierà il viaggio. Sulle onde di un mare azzurro, quello del Mediterraneo, in direzione della Serenissima. Doménikos Theotokópoulos partì da Candia, dove si era affermato come pittore di icone, a fianco di grandi pittori bizantini del suo tempo, quali Kloutzas e Damaskinos. Abbracciata una rivoluzione morale (si convertì al mondo cattolico e divenne un fervente credente) ed artistica, vendette in tutta fretta il suo ultimo dipinto ed aiutato dal fratello raccolse i soldi utili per poter dare inizio al suo viaggio. Tiziano, Jacopo da Bassano, Veronese, Tintoretto: Doménikos accese letteralmente il fuoco della sua arte a contatto con il calore e la passione vibrante dei grandi maestri veneti. E come un ponte, attraversava i suoi colpi di pennello dalla tradizione bizantina verso il seme di uno stile nuovo ch lo avrebbe reso artista eterno ed immediatamente riconoscibile. Nell'Italia di Venezia, gli Emilani ed infine Roma, tutte attraversate con uno spirito forte e non facile, al limite della sfida e del disprezzo per il mondo sociale e talvolta artistico col quale veniva a confrontarsi. Fiero sostenitore del primato artistico di Venezia, lentamente, studiando, copiando , ispirandosi, iniziò a delineare suoi personaggi allungati, immersi in un mondo mistico ed onirico, e trarre colori luminosi ed intensi.Al termine di quel ponte, lungo dieci anni, c'era la Spagna, dove il soprannome "El Greco" lo consegnò alla storia. 
 "E' capitato a Roma un giovane candiotto discepolo di Tiziano, che a mio giudizio parmi raro nella pittura. Tra l'altre cose, egli ha fatto un ritratto di se stesso che fa stupire tutti questi pittori di Roma. Io vorrei tenerlo sotto l'ombra di Sua Signoria Illustrissima et Reverendissima, senza spesa del vivere ma solo di una stanza nel Palazzo Farnese..." Si spegneranno le luci. Perché i colori ardano più brillanti che mai. E sulle pareti, una vecchia mappa dai contorni incerti e le scritte in calligrafia antica la strada. Ed idealmente, sarà un percorso colmo di ombre e suoni nascosti. Come deve essere per un tempo lontano ed un po' di mistero. E fianco a fianco si accenderanno tele simili, eppure differenti, differenti le mani che le solcarono, differenti gli occhi che le concepirono.Un percorso a ritroso, con un titolo ed uno spazio temporale ben precisi. E su questo, nulla da eccepire. Anzi, "metamorfosi di un genio" é la nota esatta a descrivere il periodo in esame. Anche se a volte si ha l'impressione che un titolo amplifichi un nome di grande impatto, ma poi onestamente non valga le promesse del biglietto. Come dire, arrivare all'uscita e domandarsi  nella mia ignorane semplicità se lo spettacolo sia già finito. Troppo breve, prima di fare un salto temporale, dal decennio "italiano" del Greco alla riscoperta del Novecento. Onestamente, sapevo che le opere dell'artista di questo periodo non sarebbero state molte, però mi sarei aspettato più contorno di coloro che ebbero impatto sulla sua metamorfosi artistica, oltre ad una certa attenzione al "prima" (comunque presente) ed al "dopo". 
 "Per la prima volta al mondo un’esposizione dedicata agli anni cruciali della trasformazione del Greco, maestro indiscusso del ‘500, attraverso le tappe che hanno scandito il suo complesso iter artistico e spirituale tra Creta, l’Italia e la Spagna. [...] ricostruisce con molteplici spunti inediti le tappe di un’avventura irripetibile, indagando il processo creativo, il metodo di lavoro e la bottega di un artista controverso e non compreso nel suo periodo storico, ma definito dalla critica moderna un “visionario illuminato”. Un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso la progressiva trasformazione dell’artista e il percorso che lo porterà alla creazione di un linguaggio che non ha paragoni possibili e alla realizzazione di capolavori assoluti.[...]El Greco nacque nel 1541 a Creta, territorio all’epoca sotto il dominio veneto. Lì divenne maestro d’arte seguendo il corso della tradizione artistica dell’isola, prima di intraprendere, all’età di 26 anni, il viaggio verso Venezia, città in cui seppe trasformarsi da iconografo ortodosso in un artista innovativo e rivoluzionario. Protagonista indiscusso della cultura figurativa occidentale, venne riscoperto nell’800 per diventare poi fonte d’ispirazione per le avanguardie del ‘900 come l’impressionismo e il cubismo.[...]La mostra vuole portare il visitatore alla scoperta di questo pittore visionario, dal carattere irriverente, capace di sconvolgere l’estetica a lui contemporanea con toni drammatici e un linguaggio fantasioso ed espressionista. El Greco possedeva un senso della rappresentazione che va oltre gli stili e le epoche, un modo di intendere l’immagine e il cromatismo che senza dubbio può definirsi universale. El Greco non seguiva nessuna delle regole accettate dalla gran parte dei pittori e dei mecenati del Cinque-Seicento. Offre quindi un esempio di come le cose si possono approcciare in modo diverso, originale e stimolante. È questo misto di Creta, Venezia e Castiglia che emerge nei suoi quadri in una fusione totale.  [...]"(dalla presentazione della mostra) [...]