Enodas

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  Questa è una “non-mostra”. Forse una specie di viaggio, un tuffo nel vuoto, un navigare nel mare dell’anima, alla ricerca di un colore perduto, un tratto che è graffio, volo nel cielo, ondeggiare di un fiore. Accompagnato da frammenti delle numerose lettere scritte al fratello Theo, che come brevi lampi possano squarciare il buio di questo mare ed accompagnare la rotta. Non solo colore, ma sentimento. E tormento, soprattutto. Questo è il viaggio.Sono uscito col cuore pesante, segnato da questo tormento interiore, dai rapidi passaggi, come una musica violenta ed improvvisa, e dal disperato tentativo di cercare la felicità. In un labirinto senza vie di fuga, uno sforzo continuo ed implacabile. Le parole ed i colori, uniti a questa storia che chiunque conosce, sono sassi che affondano e, una volta fuori per strada, nel tentativo di immaginare e rivivere le linee tortuose della notte e cercando in un cielo nascosto la luce delle stelle, ancora premono sul cuore. “Sono alla ricerca, mi sto sforzando,ci sono dentro con tutto il cuore.” 
 “Non si può essere al polo e all’equatore allo stesso tempo. Devi scegliere la tua linea, come spero di fare anche io e probabilmente la mia sarà il colore.”“Un grande fuoco è dentro di me ma nessuno ci si siede accanto per scaldarsi. I passanti vedono solo una breccia di fumo e continuano per la loro strada.”“Desidero esprimere non la malinconia ma la vera sofferenza sia nei personaggi che nei paesaggi.”“Al momento sento il bisogno assoluto di disegnare un cielo stellato. Spesso ho l’impressione che la notte sia più colorata rispetto al giorno: ci sono tonalità di viola, blu e verdi più intensi. Se presti attenzione, vedrai che alcune stelle sono giallo limone, altre rosa o di una brillantezza verde o blu non ti scordar di me. E senza dilungarmi sul tema, è ovvio che mettere puntini bianchi sul blu-nero non è sufficiente a creare un cielo stellato.” 
 Però va sottolineato che questa è una non-mostra. Un’installazione multimediale che ha lo scopo di coinvolgere il visitatore a 360 gradi. E forse per questo l’installazione a Roma non è stata delle più felici, organizzata in due uniche sale ampie sulle pareti delle quali scorrevano le immagini Quella sensazione di surrounding veniva un po’ meno e quasi si riduceva ad una proiezione. Un’idea in generale interessante, anche se un po’ eccessivamente di facile marketing e prezzo del biglietto decisamente spropositato.