Enodas

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  “Deep within a forest atop a volcano, exists an extraordinary world, where anything is possible: Varekai... From the sky falls a solitary young man, and the story begins. Parachuted into the shadows of a magical forest, a kaleidoscopic world imbued with fantastical creatures, a young man takes flight in an adventure both absurd and extraordinary. On this day at the edge of time, in this place of all possibilities, begins an inspired incantation to life rediscovered…” 
 Se Varekai significa “ovunque”, “wherever”, in un certo senso questa storia è un omaggio alla tradizione del circo in sè ed allo spirito di eterno vagabondo che lo accompagna. E’ un vagabondare spiegato su ali artificiali, inseguendo quell sogno che è il volo e che già alla fine dall’antichità divenne mito. E come nei sogni, non c’è da meravigliarsi se sia ambientato in un mondo mistico, una foresta ancestrale popolata da creature bizarre e fantastiche, che dopo la caduta soccorreranno l’anima vagabonda e la salveranno restituendo a quelle ali la capacità di volare.E come nei sogni, come nel volo, come nel circo, l’impossibile diventa possibile.Del resto, è questa la sensazione magica che avvolge questa carovana itinerante, che arriva spesso con una storia sempre nuova da raccontare. E’ difficile fare un confronto, perché ogni storia va ogni volta decifrata e riletta una volta finito, quando questa illusione che è quasi magica spegne i suoi riflettori abbaglianti. Alcune, come in questo caso, hanno un filo conduttore più chiaro ed evidenziano meno l’aspetto acrobatico (che rimane comunque di altissimo livello). Non resta che lasciarsi condurre dalle linee disegnate nello spazio e tracciate dalle musiche scritte su un pentagramma impazzito. E quel volo diventa realtà davanti sotto i tuoi occhi. [...]