Enodas

.


  27-28 Maggio 
 Questo è davvero un cammino sospeso. Il vuoto sotto i miei passi, letteralmente, ed una discesa da brividi, che non riesco a seguire con lo sguardo. Oltre la Porta del Paradiso, oltre un serpente di strada che si arrampica su se stesso, e che dall’alto di una funicolare sembra una linea a zigzag graffiata nella roccia, questo suolo è sacro. Lo è nella tradizione, nei nomi, e nei luoghi, così come nel silenzio che come ovatta si lascia dietro di se’ l’eco caotico di una città lontana, come se la montagna fosse un’isola fluttuante nell’aria, nei ponti sospesi che oscillano al passo come al filo di vento, un altro slanciato balzo nel vuoto in questo paesaggio che sembra affiorare su un pianeta sconosciuto. E poi, ci sono i nastri legati agli alberi, semplici come il loro oscillare al passaggio, allo sguardo, al respiro: caratteri segnati con un pennarello che sono disegni, nomi incomprensibili per me, promesse silenziose consegnate ad un angolo di eternità. "Va su in cima il tortuoso sentiero,spunta una casa in fondo al nembo bianco.Fermo il carro a goder l’acero freddo,foglie ha più rosse che fior di febbraio."(Du Mu) 
“Dal pendio dei monti vedo venire della nebbia,Nel mezzo del bambù intravedo il sole che cala.Gli uccelli dal bordo del tetto si levano e prendono il volo,Le nubi che arrivano escono fuori dalle finestre.”(Wu Jun) 
 Forse questa fiaba sarà davvero realtà, una volta salito, oltre le nuvole, o almeno dove immagini delle nuvole dovrebbero stare. C’è un cielo limpido fino a spremere gli occhi. Sarà una fiaba i cui capitoli saranno scritti come pilastri, quelli di roccia, che dalla cima sembrano affondare nel vuoto, scomparire in un precipizio inghiottito nel verde. Vegetazione rigogliosa, che da quelle radici nascoste sembra arrampicarsi lungo pareti impossibili e riappare, sulla cima, magari modellando profili impossibili del profilo di una donna, di amanti che si fronteggiano o di animali che popolano la tradizione cinese. Ognuna di queste sommità è come un piccolo mondo nascosto sotto le fronde verdi sgargiante, frastagliato ed irraggiungibile, se non con la vista, o con il volo, salti pindarici della mente che balza da un costone all’altro, su un vuoto vertiginoso verso l’ignoto, verso il pilastro di roccia che si erge un po’ più in là, fino a dissolversi in una linea accecante di luce. Fino a quel punto, oltre, arriverà questo racconto che acque ed aria hanno scolpito nella pietra.