Enodas

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  1-3 Giugno “Sono arrivate delle nubi bianche e hanno adombrato la trincea;Si è alzata della polvere gialla e ha oscurato il cielo.Valichi e monti sono interrotti da ogni lato,E il mio paese a quante migliaia di li si trova?”(Liu Chang) 
 In qualche modo, posso solo immaginarle, dopo averle cercate a lungo, oltre una coltre di nebbia che inghiotte il paesaggio a pochi metri di distanza. E così, quelle linee disegnate ai fianchi di montagne e colline rimangono nascoste, surreali, un’ombra forse, in questo mondo d’acqua; quella in cui è impregnata l’aria, le nuvole cariche di pioggia, fini lamelle a fendere un’aria immobile e densa di umidità, e quella che colma ogni terrazza, contiene, modella, sostiene questa terra. Il rumore della pioggia si fonde con quello dei rivoli e spezzano un silenzio assoluto fatto di lavoro umile e semplicità. Tutto, o quasi, rimane avvolto nel mistero dell’invisibile. “Dal pendio dei monti vedo venire della nebbia,Nel mezzo del bambù intravedo il sole che cala.Gli uccelli dal bordo del tetto si levano e prendono il volo,Le nubi che arrivano escono fuori dalle finestre.”(Wu Jun) 
 "Da solo rimango per due notti a Nanpu:Ho atteso di separarci per poi navigare verso ovest;Finora un sorriso è stato l'addio,Ma poi anche l'estate si farà autunno" (He Xun) 
 Sono andato verso sud. Da solo. Un saluto, breve o lungo che sia, rischia sempre di mettermi in crisi. Questo percepire le distanze, questa distanza, ancora, mi stringe allo stomaco nei miei pensieri. Questo è anche l’ultima parte di un viaggio che, in qualche modo, mi riporta pienamente su binari differenti, alle pagine di un racconto tralasciato anni prima e ad un altro viaggiare. Ancora, non so bene cosa attendere, mentre osservo e saluto il paesaggio che dal finestrino di un treno scorre via ad alta velocità. Penso solo al mio saluto, alle distanze, e al rimettersi per strada. 
 Sempre più verso sud. Lungo i meandri di un fiume che con i colori delle sue acque e la forza del suo movimento ha disegnato paesaggi di bellezza inenarrabile. Acquerelli di verde e d’azzurro, o forse semplici inchiostri di china, per narrare ogni forma del terreno che si intravede all’orizzonte, laddove il fiume stesso sembra terminare, prima di avvicinarsi, ergersi ed infine scorrermi accanto. Profili curiosi ed ombre che si sovrappongono, quasi come fossero un gioco di immagini che emergono e riaffondano, dietro ogni curva che il fiume nasconde e disegna, così come ha deciso nel tempo, così come si intravedono, in ogni direzione, oltre ciò che riesco solo a sfiorare con gli occhi, come se questo paesaggio fosse qualcosa di assoluto, uno di quelli che per qualche motivo senti di conoscere da sempre, silenzioso ed impenetrabile ai miei occhi. Senza confini. "Non vedo l’uomo dell’antichità,non vedo alcuno che lo seguirà.L’infinità di cielo e terra sento,e spargo lacrime solo e sgomento."(Chen Ziang)