Enodas

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  "...Alla vostra regale stirpe noi portiamo le nostre fanciulle dalle guance rosse, mettendole su carri trainati da un cammello nero-bruno e, mandandolo al trotto, le portiamo al vostro talamo di qagan. Non litighiamo né con tribù né con popoli. Una volta allevate le nostre fanciulle dal bellissimo volto, le mettiamo in un carro coperto trainato da un cammello grigio, le poniamo su un alto talamo quale metà preziosissima..." 
 Parte Quarta - Il deserto di sabbia Preziosissima é l'acqua in una distesa dorata. Questo é un miraggio, deve esserlo, per la tanta bellezza, o un tesoro nascosto. Pensare che, in verità, ci siamo giunti scavalcando linee che sembravano senza fine, lasciandoci alle spalle i mezzi in panne. Qualche Dio dei viaggiatori ha fatto sì che accadesse qui, un'unica ger ad un chilometro di distanza, qualche centinaio di pecore, ed alle nostre spalle un muro di sabbia. Oltre c'era questo, un lago sorto dal nulla, colmo d'azzurro e di vita, solcato da stormi di cigni e filamenti d'erba. Più un miraggio che realtà, un frammento di questo cielo incastonato nella sabbia come una gemma, al quale sono arrivato seguendo orme leggere lasciate su linee danzanti. 
 Sto affondando, letteralmente. Ed ogni passo slitta verso il basso, spinto giù da una forza crudele. Non so se sia la stanchezza, l'altitudine media, la sabbia più crudele di quanto mi aspettassi, ma conquistare questa duna a tratti mi mette in ginocchio. Respiro, più profondamente che posso. Perché voglio raggiungere la crina, tendere l'orecchio ed ascoltare il sussurro della sabbia che scorre, grano su grano, fino a scavalcare quella linea perfetta che disegna le dune, che separa luce da ombra, finanche notte dal giorno, ora che il sole, in questo deserto di sabbia tenderà a scomparire, proiettando luci e contrasti da togliere il poco fiato rimasto, e lascerà spazio ad una sera gelida che presto inghiottirà' tutto, il calore nascosto nella sabbia, l'orizzonte del giorno, il riferimento di un fuoco. 
 Sono tornato con la mente alla sabbia. In questa variazione continua, alla fine, ai miei occhi la parola deserto si associa inevitabilmente a questo elemento impalpabile, al tempo stesso infido e magico. Alla fine, questa é l'immagine che ci viene impressa fin da bambini. Tra le mani, é scivolata via, come un canto perduto, assorbito dal vento. Forza nascosta dalla Natura. L'ho accarezzata in attesa di un tramonto, il cui fuoco mi ha riportato indietro, sulle sponde del Sahara, quando si materializzava per la prima volta, osservando una minuta orma leggera che attraversava i passi pesanti impressi dalle mie scarpe, ben sapendo che il vento era pronto a cancellarle in una notte di gelo. L'ho accarezzata con lo sguardo, quando era un profilo lontano, mentre le ruote saltellavano su piste di pietra: quelle dune erano un riflesso ed un confine perenne, immobile, che chiudeva l'orizzonte, come se immediatamente oltre il loro profilo si nascondesse un paradiso segreto, una terra promessa di colori sfavillanti che rimaneva illusione.