Enodas

.


  
 Mi spiace non avere avuto molti contatti. Finanche nei colori, nella musica, nei racconti, un po' mi manca questo aspetto. E non so dire se li abbia persi per coincidenze temporali o se, in qualche modo, anch'essi siano ormai diluiti nel mondo moderno. Quando é capitato, tra una parola d'inglese e molte altre in un linguaggio che vagamente suonava familiare, ho trovato sempre persone gentili e molto disponibili, pronte ad aiutare e cercare di dare informazioni. Ho constatato quasi per caso che spesso non é difficile trovare connessioni con qualche luogo in Italia ed una storia soltanto accennata da raccontare che mi ricordasse il nostro Paese visto da un altro punto di vista esterno. A malincuore, molto di questa regione mi rimane nascosto. 
 A colpirmi, mentre guidavo, erano i luoghi deserti. Attraversavo questi villaggi, a volte mi fermavo, ed avevo sempre la stessa percezione che non ci fosse nessuno, solo case colorate lungo la strada principale, ed un vento caldo che nel spirare aumentava questo sentimento. Ho guardato ancora, con più attenzione. Ogni tanto scorgevo qualche volto segnato dal tempo, il corpo lo stesso, magari, un po' piegato. Volti anziani. Volti di un tempo che fu, di un mondo che sta cambiando un po' ovunque, inaridendo la presenza in questi luoghi a vantaggio dei grandi centri urbani. Ancor più quando si iniziava ad arrampicarsi lungo le salite di montagna. Quei volti, le ombre che proiettavano ed il loro incedere meno sicuro erano anche ciò che rimaneva di quelle immagini che mi aspettavo di trovare lungo le strade. Ne ho trovate poche istantanee, quasi per caso, sorpassando un carretto, rimanendo bloccato tra greggi di animali. Mentre il resto andava perduto, non oltre uno sguardo fugace dal finestrino. 
 Sono risalito in macchina. Tirava, in un certo senso, dopo tornanti secchi e rampe improvvise. Ho sentito il senso di un'impresa epica scorrere tra le ruote. E per un attimo mi sono esaltato. Ho pensato al serpente, steso nel deserto, visto dalle cime dell'Atlante, immagine fugace di un ricordo che si sovrappone. Ora, che il ghiaccio resiste, in qualche angolo d'ombra, e le acque di questo lago ghiacciato sembrano uno specchio torbido che affonda nel buio. Adesso, sì posso guardare in basso, quel serpente snodarsi fino a scomparire, là dove il sole sovrasta le nubi. Ancora, per un attimo provo quel senso di esaltazione, semplicemente, per avere guidato, fino a qui, come per altre strade. Ora le posso riavvolgere, nella conta dei giorni. Non sempre perfette, ben lontane dall'esserlo. Ho ripensato spesso alla prima volta che sono andato in Polonia, dieci anni fa, a quelle strade disastrate che lentamente cercavano un riparo. Le ho riavvolte, assaporando il paesaggio, via via che diventava sempre più verde, come smerando d'estate, e sempre più lento, con i profili delle montagne a guardarmi, talvolta anche da affrontare, direttamente, lre ombre dei covoni, finalmente scovate, ed i villaggi che si materializzavano, ogni tanto, mentre guidavo. E' come se da quassù le potessi rivedere, al termine di questa strada inseguita e cercata, che si materializza come l'ultima immagine da raccontare.