Enodas

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 Ci sono luoghi misteriosi ed inaspettati. Ci sono paesi incastonati lungo una stada di ciottoli ripida che scende rapidamente verso il mare, torbido come la notte che lo avvolge. Ci sono mura solide e colori vivaci, ad inframmezzare lingue di sabbia e porti antichi, in un vortice di rumori e persone. C'é un teatro intagliato nella roccia, candido come marmo, dove i versi sembrano scritti apposta per essere consegnati alle onde dell'oceano, e c'é pure un giardino silenzioso ed isolato, sul quale suonano rintocchi di campana che si perdono nella foschia di un lago immobile, ed abbracciano ceppi di lapidi che abbracciano secoli di tempo. Ci sono castelli, sull'acqua, o quasi, nascosti dietro un'insenatura da proteggere, ed altri, invece, che come manieri principeschi il mare lo osservano da lontano, attraverso prati curati popolati di daini. Paesaggio in evoluzione che é difficile racchiudere in poche immagini. Spesso con la sensazione che sia un luogo incredibilmente remoto, una pagina tratta da un qualche racconto che inizia così. 
 Ogni volta che sono stato in UK mi sono stupito di quel fascino tutto particolare che si associa a tutto quanto sia definibile come "british", si tratti dell'accento, del rituale del the, del modo di esprimere un commento, raccontare una storia, esprimere una battuta, o di tutto ciò che può essere un certo gusto. Da queste strade che sono gallerie nascoste nella vegetazione, all'ingresso di casa, gli oggetti sparpagliati, il profilo stesso delle abitazioni. Ed é come se in questo angolo di mare e campagna, questa sensazione si amplificasse, quasi fosse più genuina e schietta, in un'accoglienza gentile ed ironica, sempre pronta di spirito, un'indicazione da condividere e con un episodio da narrare. 
 Questa notte é un po' speciale. Lascio le spalle al mare, credo per l'ultima volta, riparato in un angolo di roccia che nella notte é l'abbraccio che protegge dalle onde e dalle maree. Piccole pietre bianche incastonate a precipizio mi guardano silenziose, sempre più avvolte nel buio, ormai quasi ombre proiettate dalle luci dell'unico pub che alla riva, tra quel braccio di pietra e la strada scoscesa, é l'ultimo segnale di vita. C'é un silenzio comune, tra questa notte ed altre passate, sempre sul fascino di una linea di costa mai uguale a se stessa, tra il colore azzurro e smeraldo delle acque, e gli improvvisi banchi di foschia e tempesta. E' il silenzio dell'acqua che si infrange sugli scogli. 
 "...And these are love's records; a vow and a dream,And the sweet shadow passes away from life's stream:Too late we awake to regret—but what tearsCan bring back the waste to our hearts and our years?"(L.E.Landon) Quasi indugio un attimo a varcare questa porta. Oltre intravedo strapiombi sul mare e schiuma di mare. Ma soprattutto, intravedo il profilo di un castello che non c'é, un calice d'ambrosia ed una tavola rotonda. Come a voler sottolineare il passaggio, sono raffiche gelide di vento nuvoloni cupi come tenebra a sovrastarmi, attraverso questa porta aperta sul cielo. Cavaliere errante. Questo luogo ora appare così inospitale, ma che al tempo stesso sembra uno scranno naturale per il potere, teatro perfetto e drammatico.E poi, c'é un altro motivo per cui varcare questa porta mi lascia esitante. Perché paradossalmente, come questo passaggio sembra un cunicolo nel tempo allo stesso momento é un'uscita ed uno sguardo indietro verso un sipario che si chiude, quello di questi giorni, di questo paesaggio di confine, di questo viaggio che ormai si esaurisce e si conserva nelle immagini che ho raccolto e nel sapore dell'aria di mare. Come un ricordo. Come un saluto.