Enodas

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  Distanti ma vicini. Mi sono sempre ripetuto che, in caso di necessità, ci sarebbe stato un aereo da prendere, una macchina da guidare. Da nord a sud (e ritorno). Questo pensiero é sempre stato in qualche modo un'ancora di salvezza ultima cui aggrapparsi, anche nei pensieri più cupi. Adesso, per la prima volta, non é così. E quella distanza che la tecnologia, i voli sempre disponibili, le frontiere aperte e quel mondo frenetico ormai assorbito fino a farlo proprio era in qualche modo fittizia, quasi esorcizzata. Ora, invece, più reale che mai. Ancora più di quanto probabilmente riesca davvero a realizzare e comprendere. E questa esperienza, alla mia terza quarantena nel giro di poche settimane, ha un aspetto particolare, perché da osservatore lontano mi costringe a guardare con occhi di paura e preoccupazione al mio Paese, alla mia casa, che per la prima volta da quando sono partito oltre frontiera, da sempre, é improvvisamente diventato un luogo inaccessibile, e malato. Mi trovo privato di qualsiasi illusione di controllo e rassicurazione. Lontano. Lontanissimo.