Enodas

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  Sono tornato ai miei racconti, agli appunti sparsi, alle immagini. Idealmente, allora, viaggiavo portando in spalla libri che sapessero guidarmi lungo strade sconosciute che le mappe non sapevano definire. L'ho fatto d'istinto, prima ancora di sfogliare le pagine dei suoi libri. E là nel profondo Sud del mondo, tra immagini vecchie e nuove di America Latina, c'erano anche le sue pagine, le sue parole, i suoi romanzi. Una frontiera scomparsa, le rose di un deserto, un treno perduto lungo binari mitici. Sì, lui mi ha preso per mano. Era con me, ad osservare gli splendidi cieli patagonici, ad percorrere sentieri tortuosi su autobus sgangherati, ad attraversare un confine perduto a bordo di una nave spazzata dal vento. C'era lui, alla fine del mondo. Lui, attraverso i paesaggi, attraverso le figure che silenziose si sovrapponevano e poi nuovamente scomparivano, proprio come quelle rose che fioriscono un giorno speciale in uno dei luoghi più aridi del pianeta. Se mi sono emozionato nell'ascoltare quelle storie, le molte voci rese silenziose dal tempo, se mi sono commosso davanti alla bellezza disarmante di un paesaggio che sognavo molto prima di conoscerlo, che ancora sogno, quando chiudo gli occhi e mi rimetto su quelle strade, é anche perché quelle pagine le ho lette, e quella voce narrante mi é entrata dentro. Tra la terra e il cielo.Addio, Luis. 
 "...Alle dieci del mattino il deserto di Atacama si mostrava in tutto il suo spietato splendore, e io capii definitivamente perchè la pelle dei suoi abitanti appare vecchia prima del tempo, segnata dal sole e dai venti impregnati di salnitro..."