Enodas

.


  Avevo attraversato il confine senza nemmeno che fossi sicuro di essermene accorto. Che questa volta era qualcosa di nuovo e particolare, dopo tanto tempo. E questa é la prima immagine che ho incontrato. Inaspettatamente, perché non sapevo che quella fosse la strada. Ma guidando ho intravisto il profilo sull'acqua. Ed ho capito di aver trovato questo luogo tragico e romantico allo stesso tempo praticamente per caso. Ho accostato proprio quando un ultimo riflesso di tramonto abbandonava l'acqua piatta e gelida del lago. La strada proseguiva, scendendo verso valle, ed il cielo annunciava tempesta a breve. Uno di quei temporali rapidi e furibondi d'estate. L'aria già era quasi impregnata di pioggia. Eppure, lì il cielo era ancora pulito, e le luci del tramonto si spegnevano senza fretta. Era silenzio di pace, ed un soffio di vento. E quel profilo immobile, sull'acqua scura ed oleosa. E in questo attimo di bellezza ho riconosciuto il mio Paese: al termine di centinaia di chilometri, lungo una via lenta, molto più lenta di quanto mi fossi abituato in questi anni, questa - ormai nel buio della sera - era la frontiera. Chissà, forse un po' una di quelle frontiere scomparse, che si era materializzata tra tornanti e profili di montagna, che già era un po' casa.