Enodas

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  Ho aperto lo spartito sul frontespizio, passando le mani sulla carta a tratti ingiallita sul calco lasciato da una frase copiata, molto tempo fa. Così tanto, che crea vertigine. Perché poi in un angolo c'é una data, che é quando lessi per la prima volta questo note. E senza accorgermene veramente, l'altra sera, mi sono reso conto che si trattava dello stesso giorno, molti anni prima. Se tra tutti dovessi scegliere uno spartito che parli di me, seduto al pianoforte, del sogno che questi tasti hanno sempre rappresentato, ecco, io credo che sia questo. E' una musica costante che da qualche parte, nell'anima mi accompagnerà sempre. Anche se in realtà, accostarmi al pianoforte e dedicarvi anche una minima parte di quanto dovrebbe essere é sempre più faticoso ed accade sempre più raramente. Forse perché ho rinunciato a guardare dentro di me con l'anima di un tempo. Forse perché talmente forte é il legame che ci sono frammenti perduti che non riesco a ricongiungere. E le dita riconoscono i tasti sempre meno a loro agio, sempre meno forti e sicure. Mi manca, tremendamente. E questa data lontana sembra quasi a testimoniare un amore che si perde e si riprende, senza mai scomparire. Una promessa che faccio, tra me e me, a ritorni regolari. Perché l'idea di quei tasti immobili e silenziosi é un'immagine un po' triste e, in profondità, di solitudine.