Enodas

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  Riavvolgendo il tempo di un anno esatto da oggi, mi ritrovo in quell'ultimo estanuante viaggio. Un'interminabile trafila di coincidenze e nomi di città tra Asia ed Europa, durata quasi due giorni, che precipitosamente mi riportava indietro con tristezza infinita. E paura, certo. Anche se difficilmente avrei potuto guardare avanti e vedere ciò che é, ad un anno di distanza. Con la tensione che scemava, di passaggio in passaggio, ritrovando quella normalità che soltanto pochi giorni erano bastati a stravolgere. Quella realtà non raccontata che mi era apparsa immediata ed esplicita appena atterrato, attraversando strade che dovevano essere piene di vita e che si presentavano spettralmente deserte. Quella realtà non raccontata che ogni mancanza di notizie rendeva ancora più opprimente. I cieli già si stavano chiudendo. Adesso, quelle immagini appaiono come ricordi lontani ed incridibilmente sbiaditi. Ho cercato allora di pensare a quel tragitto come un'avventura in sé, un'esperienza di viaggio. E certo é stato così, magra consolazione di quella che smebrava quasi una fuga. Eppure ancora era l'illusione di pensare che si trattasse dell'altra parte del mondo, e che tutto sarebbe stato assorbito in una colonna in seconda pagina. Ma quelle strade deserte mi avevano colpito, come uno schiaffo. Lasciando un macigno sul cuore, a dover ripartire così. E niente, ancora, era nemmeno all'orizzonte.