Enodas

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  Questo forse sembrerà un po' stupido ed abbastanza "da secchione", ma prendendo in mano un'iniziativa editoriale di queste settimane, mi sono riproposto di leggere La Commedia. Un canto alla volta,cercando di digerire e ricordare. Reminescenze da scuola superiore. Ho letto una volta da qualche parte che riprendere in mano La Commedia, senza filtri ed imposizioni scolastiche, sia una di quelle azioni da compiere in età adulta. O forse si tratta di una di quelle buone proposizioni formulate in questi tempi di forzata anormalità. Ad ogni modo, non so se sia vero - e di certo dubito mi affliggerò con I promessi sposi -, ma ciò che posso dire é che leggere Dante adesso, in prospettiva completamente autogestita e libera da ogni insegnamento é come immergersi in qualcosa di troppo grande e complesso da non essere straordinario. Del resto, lo ammetto, Dante mi ha sempre affascinato, ancor prima per la sua storia, che - forse la cosa più bella che sia stata menzionata nella giornata di oggi - rispecchia una coerenza adamantina, difesa in tutta la sua vita, e si perde nelle raffigurazioni, nelle note e negli scritti che si sono sovrapposti nella storia per arrivare fino a me. La mia ammirazione va oltre la poesia, quella che dai banchi di scuola si é spesso persa in qualche angolo della memoria, e che la sera, quando mi rammento dei miei propositi, cerco disperatamente di recuperare. E va da sé che l'Inferno, un po' come tutti, é quella parte che ricordo e che mi piace maggiormente, probabilmente anche per merito di un professore che lo sapeva spiegare con metafore calcistiche della domenica precedente e sferzanti satire politiche attuali. Perché, in un modo o nell'altro, per addentrarsi in questo viaggio eccezionale serve comunque una guida, un Virgilio, che ci prenda per mano e ci spieghi quel mondo così lontano e straordinariamente attuale ed umano. Viaggio: forse questa é la parola chiave, quella che mi richiama tra personaggi che ormai non esistono più se non fossero immortalati in questo versi, che mi spinge in questoi paesaggi onirici alla ricerca disperata di quelle stelle che alla fine rimangano ad illuminarmi gli occhi come l'anima. E così ho pure scoperto che le celebrazioni dantesche di oggi si rifanno non ad una data di nascita o tantomento di morte, ma piuttosto al giorni in cui, ipoteticamnte, questo viaggio ha avuto inizio. Ora, sfogliando queste pagine in autonomia, ritrovo questo stato d'animo ed al tempo stesso mi divido tra la tentazione di arrendermi e dirmi "non capisco, questo é un altro mondo, questo é un Medioevo ancorato al passato" e la percezione che quella montagna inscalabile che appariva al liceo é invece qualcosa di accessibile, dalla prima all'ultima parola, qualcosa semplicemente da leggere ed apprezzare, per cui valga la pena spendere volontariamente del tempo e cercare di portare via con sé un frammento almeno di quanto quegli occhi avessero osservato e costruito in un "allora" così diverso e pur sempre così attuale. [...]