Enodas

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  Senza perdere la tenerezza. E' il frammento di una frase a cui mi aggrappo. Oggi come in altri momenti più o meno sconfortanti di questi giorni. La stanza, vuota e gelida mi rimbomba nell'anima. Mantengo lo sguardo fisso su un barattolo colmo di penne tutte uguali e tutte con la punta verso il basso. E cerco ad ogni costo di sopprimere anche fosse una sola lacrima. Il vento sbatte contro la parete di vetro, feroce e gelido lungo la strada, che pedalare é uno sforzo anche solo da immaginare. Il primo feroce morso d'inverno sembra essere oggi. La parete candida a lato si interrompe su un quadro astratto posato a terra che stona con l'ambiente, sia per soggetto che per dimensioni, e che mi infastidisce alla vista. Figure abbardate nel vento si muovono alle mie spalle, oltre il vetro, continuando un pomeriggio anonimo che prelude al fine settimana. Ascolto il ticchettio di un orologio che centellina ogni secondo. Ed ancora mi perdo nella parete bianca e muta che ho di fronte. Ancora, mi aggrappo a queste parole, trovate un giorno nel contesto più impensabile. Se non preservo almeno un tocco gentile, nel mio cuore, mi ripeto, come potrò mai salvarlo. Anche a costo di lasciar credere che questa sia una debolezza. E probabilmente lo é, nella mia incapacità di lasciar andare le cose. Tra rabbia e frustrazione. Come di fronte ad un mare, un giorno di sole, finalmente caldo ed impregnato di colori intensi, attesi da anni, in un angolo recesso di ricordi, di fronte a tanta bellezza che mani d'ombra già stavano strappando via. Stavo allungando passi in salita, sul costone del vulcano, mentre frammenti di isole spuntavano via via all'orizzonte soltanto per sparire nell'azzurro che diventava tramonto. Non potevo immaginare una cornice più bella, e invece mi trovavo a perdermi nel tramonto più triste. Il vento feroce continua a sentirsi, oltre la parete di vetro opaco alle mie spalle che mi separa dalla strada, mi ferisce con la sua indifferenza per il mio mondo piccolo e insignificante, per ogni secondo scandito da un orologio che forse soltanto immagino nella mia mente, per ogni lacrima che violentemente mi ripeto di non versare, per ogni volta che mi aggrappo ad una parola.