Enodas

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  E' ancora buio e gli occhi strizzano di una notte che in realtà non é mai passata, in un dormiveglia che ha lasciato giusto un paio d'ore di sonno. Eppure, era una notte infinita, che muore in un battito di ciglia. Il tragitto verso la stazione é solo l'ultima propaggine di qualcosa che é andato. Nel gelo d'inverno, via via la si osserva, la città che lentamente torna a muoversi, ignara di un punto qualsiasi che l'attraversa silenzioso. Perché questo é, alla fine, silenzio. Amare significa anche lasciar andare. Immagino. Cerco di ripetermi. Tenerezza. Ed ancora una volta mi trovo ad aggrapparmi a delle parole. E questo, fisicamente, é un lasciar andare. Che carica di ulteriore tristezza e compassione una partenza. Prima ancora che mentalmente, perché quella é una lunga deriva iniziata chissà dove, chissà quando, un lungo addio che mi lacera in parti frammentate, un'onda travolgente che nessuna mia volontà può avere la forza di opporsi. Un altro passo nell'oscurità.