Enodas

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Il coraggio...Nevica stamattina, un vento gelido sferza le prime luci della domenica... la Città sembra dormire, ma non è così... scendo la strada dal mio albergo, vicino al British Museum e mi tuffo nel marcato di Covent Garden, cercando riparo dal freddo tra i negozi, i banconi e la gente che si affolla attorno ad artisti di strada... Sono stanco, fisicamente, dopo tre giorni di interminabili camminate lungo il Tamigi... oggi, prima di partire questa sera, ho deciso di spendere tutto il pomeriggio perdendomi tra gli innumerevoli capolavori della National Gallery... Verso mezzogiorno mi allora verso trafalgar Square, dove un fiume di gente riempie l'ampio spazio antistante l'entrata al museo... polizia ovunque, transenne e spettacolo all'ombra della colonna dedicata all'ammiraglio Nelson... il rosso vivo delle bandiere cinesi investe i miei occhi... e allora non è difficile immaginare... Pechino 2008, Londra 2012... le Olimpiadi... senza averlo saputo in anticipo, mi trovo al centro delle celebrazioni per il passaggio della torcia olimpica, che – scoprirò – sta per giungere qui, nel cuore di Londra... Mi immergo tra la gente... più volte mi vengono offerti gadget e bandierine festanti... non accetto... mi spiace, ma non supporto questi Giochi, non li sento... ma tra gli striscioni scritti in carattere cinese, tra le bandiere, c'è anche altro... ci sono cartelloni scritti e colorati a pennarello nero, ci sono bandiere colorate ricche di simboli del popolo tibetano, i fogli di carta spillati ai cappotti su cui scolpite come nella pietra due parole: “human rights”, e c'è anche la toga rossa di qualche monaco... La tensione si sente, è innegabile... ogni tanto qualcuno polemizza, inveisce ed accusa che dissente di essere pagato, di essersi venduto... noto che due ragazzi, saliti sul bordo di una delle due grandi fontane ed aperto uno striscione contrario ai giochi, vengono redarguiti da alcune guardie... alcuni metri più in là qualcun'altro, indisturbato, fa lo stesso sventolando una grande bandiera cinese... Non è niente, ma la cosa mi infastidisce... Mi sposto, fotografo, ascolto... vorrei anch'io una bandierina coi leoni, ma non ce ne sono, non ne distribuiscono, non qui almeno... nessuna grande compagnia, del resto, ha sponsorizzato queste bandierine... Arriva la fiaccola, la vedo a pochi metri da me... la gente esulta, ma molti lanciano anche un grido diverso da un urlo di gioia, un urlo che parla di rispetto e libertà... non provo nemmeno a fotografare la torcia, per me è più bella l'immagine di una mano che sventola una piccola bandiera sotto il cielo grigio di Londra, nella stessa direzione della colonna su cui si erge la figura del capitano Nelson, inutilmente qualcuno cerca di avvolgerla con ampi bandieroni di altri colori... questa volta, è questa l'immagine che mi regala più emozione... Sento un'esclamazione: “Look at those!” - due ragazze sono salite al centro della fontana ed urlano a squarciagola... è incredibile, col freddo che fa... nessuno osa fare altrettanto, immergersi nelle acque gelide per andarle a fermare... La fiaccola prende altre strade, la gente inizia a scemare... lì sotto, dopo oltre un'ora, escono prese in consegna dai medici e dalla polizia: l'applauso di chi ancora gremisce la piazza questa volta è tutto per loro...La Fortuna, il Caso se preferite, ha voluto che proprio domenica scorsa passassi per Trafalgar Square, a Londra, attorno a mezzogiorno... quando son tornato ieri mattina presto – dall'aeroporto direttamente all'ufficio, ho visto quanto si parlasse del passaggio della torcia olimpica anche sui giornali italiani, certamente molto più di quanto potessi aspettarmi... Nel punto in cui ero io, non ho visto tafferugli, nè tentativi di spegnere la fiamma... la protesta era pacifica e, devo dire, piena di dignità... non nego che in altri punti del suo percorso, qualcuno abbia osato qualcosa di più, che magari può risultare deplorevole... La realtà, a mio parere, è che voler voltare lo sguardo ed affermare che Giochi Olimpici e politica siano separati, sotto molti aspetti, rappresenta un'ipocrisia. Del resto, anche nell'antica Grecia essi entravano prepotentemente nella vita politica fermando guerre e rivalità... dopo oltre duemila anni, il simbolo stesso dei Giochi, anzichè passare in mezzo alla folla in quanto spirito appartenente a tutti, è costretta a percorrere la sua strada chiusa in un autobus – una torre d'avorio –, nascosta a chi non mostra il proprio assenso... nel simbolo, è la negazione stessa di ciò che dovrebbe idealmente rappresentare... Onestamente, non credo che l'assegnazione di quest'edizione sia stata particolarmente felice – del resto è noto quante ombre si nascondano dietro le lotte di potere all'interno del comitato che decide – ma senza volerlo, proprio questa volta, la luce del fuoco acceso ad Olimpia illumina ombre a lungo nascoste, obbliga a porsi delle domande perchè costringe lo sguardo dell'uomo verso gli aspetti più cupi di se stesso. In questo senso, io mi auguro che la torcia continui il suo percorso, e che questo sia puntellato di immagini simili a quelle cui ho avuto la fortuna di prendere parte, perchè le illumini e da esse ne tragga nuova luce... E riguardo a quelle persone che, come quelle due ragazze sotto l'acqua gelida della fontana di Trafalgar Square, corrono sul filo del limite... beh, posso dire che domenica mattina, a nevicata appena terminata, faceva veramente freddo, e per non sentirlo bisogna avere un fuoco generoso dentro di sè...