EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Messaggi del 13/01/2015
Post n°520 pubblicato il 13 Gennaio 2015 da enodas
Mi sento inghiottito dalla terra. Eppure cammino sospeso nel vuoto, sopra un canion profondo decine di metri. Là, in fondo, rigurgita rabbioso uno dei tanti fiumi sotterranei di queste parti, si spezza sulle rocce che lo costringono ed immediatamente riscompare nel buio. E buio sarebbe, ovunque, in questa stanza gigantesca dove il freddo là fuori scompare, ed il rumore si amplifica, si amplica ancora di più, assordante, spaventoso, in questo mondo fatto di giganti , personaggi immaginari, ombre di pietre costriute dall'acqua migliaia di secoli. Sorgono dal terreno scosceso, si calano dal soffitto, su quelle stesse pareti dove i segni lasciati dai primi esploratori si intravedono appena, nei gradini appena sbozzati, nelle assi pericolanti di un ponte aggrappato al nulla.
Manca un giorno alla fine dell'anno. E si sente tutto. Ogni grado sottozero. Ogni passo lugo la riva, tutto intorno. Seguendo con lo sguardo il profilo da fiaba che mi segue, oltre uno specchio d'acqua di colori e di riflessi. La neve lo separa dal tempo. Lo separano i fuochi, accesi la sera, si mettono in cammino lungo la sponda, proprio il giorno prima della fine dell'anno. Lo separano i banchi, già allestiti nel pomeriggio, ad accogliere lungo questo percorso circolare, lungo la strada, candida e ghiacciata, di una bevanda calda, un boccone sostanzioso o l'impasto del pane arrotolato su uno spiedo da mettere al fuoco. E soprattutto, lo separa il silenzio, quello che prende il colore azzuurro intenso delle montagne seminascoste, dell'acqua limpida e fredda, e che si materializza in una scalinata, vuota, che scende fino al pelo dell'acqua, laddove approderanno le barche, i viaggiatori che vorranno salire, in un altro tempo, in un altro giorno, quei gradini, fino al profilo esile di un campanile. Là, forse, rintoccherà una campana, un suono per ogni desiderio, per un augurio, che come un rintocco si scopra, fenda l'aria immobile come immobile é la sensazione di trovarsi sospeso in qualcosa che non cambierà, come un ricordo impresso da portare via, e rimbalzi tra le montagne fino a scomparire. Saranno i passi incerti, sarà il silenzio che accompagna una luce lontana, l'aria gelida di un inverno profondo, sarà la bellezza del paesaggio. Mi entra nell'anima.
Ho in mente una stradina in salita. E' ghiacciata, per un tratto, ed oltrepassarlo non é stato semplice. Respiro, una folata di vento gelida. Dal castello che domina Lubijana. Si vedono li montagne, vicine, e nascosti dietro, laghi cobalto, paesaggi silenziosi ed avvolti in una distesa di bianco candido, un rivolo d'acqua che scorre, ancora, sotto un ponte arcuato, le taverne nella pietra grezza che sono angoli di calore nascosto la sera. Questo silenzio, questo manto di neve, queste luci, hanno creato un'atmosfera d'inverno come un po' avevo dimenticato.
Respiro, a cavallo di un ponte. Buio, ormai, e difficile trovare un posto, improvvisamente, ed il volto é come se fosse anestetizzato. Guardo oltre una finestra, e vicino arde la legna nel forno. Sarà così, in semplicità, attendere. Respiro. Un'aria sempre più gelida, appena si alza un po' di vento. Ed attendo che il castello, là sopra, si accenda di fuochi. Per un attimo, almeno. Nell'aria si sente il sapore del vino caldo e molte voci in italiano. Ed uno scroscio di luci, veloce, si accende, crepita, e scompare nel buio.
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